Wish – la recensione in anteprima del nuovo film Disney!

Wish – la recensione in anteprima del nuovo film Disney!
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Il 21 dicembre nelle sale italiane arriverà “Wish”, il 62° classico Disney che celebra i 100 anni dei Walt Disney Studios.

Disney torna alle origini con Wish, il 62° classico dello Studio che racconta quella che sembra essere la storia della nascita della stella dei desideri, già presente in molti film, come ad esempio in Pinocchio. In quel caso, però, prendeva le sembianze della Fata Turchina, mentre qui è un’adorabile stella con tanto di occhi e bocca (complimenti Disney, anche stavolta otterrai i miei soldi per l’acquisto del peluche di questo grazioso personaggio!)

Tornano alle origini anche le animazioni, che applicano un mix di 2D e 3D creando un bell’effetto nostalgia.

La protagonista di questa storia è Asha – nome che ho scoperto solo oggi significare “speranza” in lingua Hindi – che vive nella città di Rosas, governata da Re Magnifico, un mago capace di esaudire tutti i desideri e che una volta al mese sceglie un fortunato o una fortunata che potrà realizzare il suo sogno. Purtroppo, però, non tutto è idilliaco come sembra e Asha, in un momento di estrema necessità, esprimerà un desiderio al cielo stellato, che accoglierà la sua richiesta e manderà in suo aiuto la simpaticissima Star.

L’autocelebrazione di Disney

Questo film racchiude perfettamente l’essenza dei Walt Disney Studios, e non è un caso che sia uscito proprio in occasione del centesimo anniversario. Disney ha voluto spegnere le candeline… autocelebrandosi.
Sì, perché all’interno della pellicola sono contenuti continui rimandi ai vecchi classici ed è evidente come sia presente anche la volontà di giocare con i fan nella ricerca dei numerosi easter egg nascosti qua e là.

Inoltre, il pretesto della stella che esaudisce i desideri diventa quasi il modo di cui la Walt Disney si avvale per affermare: “Ehi, la stella in realtà siamo noi. Siamo noi quelli che fanno sognare i bambini ed esaudiscono i loro desideri.
Volete sapere come mai gli animali, gli alberi e gli oggetti parlino nei nostri film? Ecco la spiegazione!”

La stella, infatti, è diventata da tempo l’emblema di Disney, soprattutto da quando è stata scelta “When You Wish Upon A Star” (canzone presente in Pinocchio) come introduzione ad ogni film.

Quindi è proprio così che la Disney si vede e Star non è altro che la rappresentazione “fisica” degli Studios, che agisce per fare in modo che tutti possano continuare a sognare e puntare in alto… fino alle stelle!

Perché è là a cui bisogna guardare, se vogliamo realizzare i nostri sogni, ma anche per comunicare con i nostri cari scomparsi, come ci insegna Mufasa ne Il Re Leone. Insomma, essa è un simbolo estremamente importante per Disney e non poteva mancare nel film celebrativo dei 100 anni.

Quello che funziona

Veniamo agli aspetti positivi del film, elencandoli uno ad uno, punto per punto:

  • Asha: la protagonista funziona e si comporta seguendo ciò che secondo lei è più giusto, con un pizzico di sano opportunismo ed egoismo che contribuiscono a renderla più umana rispetto ad altre/i protagoniste/i di altri classici, inarrivabili per poteri o status sociale.
  • Re Magnifico: interpreta il ruolo del cattivo in modo convincente ed è perfetto per un film Disney. Sembra davvero un villain vecchio stile, simile a Malefica de La bella addormentata, soprattutto per il colore verde utilizzato nelle magie. È il personaggio che presenta la miglior caratterizzazione, anche grazie alla breve backstory posta come introduzione iniziale. Peccato che non sia stata approfondita maggiormente nel corso del film e che le canzoni del re fossero più divertenti che minacciose!
  • Star: c’è poco da dire, questo personaggio è stato disegnato per entrare nei cuori di grandi e piccini, grazie al suo aspetto adorabile e alla simpatia disarmante.
    Datemi il suo peluche adesso, e nessuno si farà male!
  • Momenti musical: il musical è quasi onnipresente nei film Disney – dico “quasi” perché non me li ricordo tutti, ma sono piuttosto sicuro che ci sia almeno una canzone in ognuno di essi – e qui funziona molto bene perché, nonostante le canzoni non siano al livello di altre ben più iconiche, risultano tutte ben coreografate e divertenti da vedere.
  • Le animazioni: l’unione di 2D e 3D, come ho detto prima, ha creato davvero un bell’effetto nostalgia, ricordando molto i vecchi film ed utilizzando uno stile simile all’acquerello per i colori, perfetto per eliminare quella sensazione di “finto” presente in altre pellicole.
Quello che non funziona

Anche questo film, tuttavia, non è esente da difetti e dato che mi è piaciuto stillare un elenco prima, ne farò uno anche per questo:

  • Personaggi secondari: purtroppo i personaggi di contorno risultano poco accattivanti e poco caratterizzati. La capretta Valentino, per esempio, serve solo come elemento comico, ma apporta ben poco ai fini della trama. Gli amici di Asha contribuiscono parecchio, ma danno sempre la sensazione di essere lì come meri accompagnatori.
  • La trama: per quanto l’idea fosse interessante e carina, la trama risulta banale e prevedibile, suscitando così nello spettatore una fastidiosa sensazione di “già visto”. C’è da dire, però, che i registi hanno espressamente affermato che la loro volontà fosse quella di tornare alle origini, quindi da un lato ci può stare, ma dall’altro anche no.
    Questo obiettivo può, infatti, essere raggiunto provando a scrivere qualcosa di più originale, ma è chiaro che, in questo caso, l’autocelebrazione fosse più importante.
  • Momenti musical: sì, li inserisco anche come elemento negativo, perché, utilizzandoli come arma per risolvere i problemi, il film perde un po’ di credibilità.
    Piccola informazione per i bambini: no, se vi mettete a cantare i vostri problemi non svaniranno come per magia. Don’t try this at home.
  • Palese autocelebrazione: lo so, sono ripetitivo, però lo devo dire. Va bene, perché il film è carino e simpatico, ma anche meno.
  • Il messaggio: di solito i film Disney contengono messaggi sia per bambini che per adulti, ma stavolta non ho percepito la stessa cosa. Mi è mancata quella “lezione di vita da portarmi a casa”, eccetto il credere sempre nei propri sogni ed il fatto che non sia mai troppo tardi per realizzarli. Un po’ troppo poco e un po’ tanto “già sentito”.
Il doppiaggio

Chi mi conosce sa che sono contro l’operazione di marketing dei cosiddetti “Talent” – ovvero i personaggi famosi chiamati a doppiare i film animati – e devo dire che anche in questo caso non considererei l’operazione riuscita al 100%. il doppiaggio di Gaia su Asha, infatti, mi ha convinto solo nelle parti più “drammatiche” ed in quelle cantate, mentre devo dire che Amadeus non se l’è cavata poi tanto male e Michele Riondino ha fatto veramente un bel lavoro su Re Magnifico. Complimenti quindi al direttore Massimiliano Manfredi per l’ottimo lavoro svolto.

Riflettendo, però, sul solito problema dei talent mi è venuta in mente una potenziale situazione, forse realmente accaduta, che trovo sia particolarmente calzante con questo film.

Pensate a una ragazza, appassionata di recitazione e doppiaggio, che inizia a studiare per fare questo mestiere perché sogna di poter dare la voce alla protagonista di un film Disney. Poi immaginate che questa ragazza inizi a lavorare in questo campo e a fare esperienza, magari anche per una decina d’anni. Sarebbe pronta a realizzare il suo sogno – di protagoniste ce ne sono eccome nei film Disney! Finalmente arriva un’opportunità con il nuovo film, ma hanno già preso Gaia come protagonista. Una ragazza che fa tutt’altro nella vita, che aveva un altro sogno e che l’ha già realizzato.

La giovane doppiatrice ha perso, dunque, un’altra opportunità. E non perché non sia abbastanza brava, ma perché il sistema ha deciso così.
Magari potrà doppiare altre protagoniste in futuro, ma per adesso la prospettiva è questa, quindi chissà.

Poi immaginate che questa situazione succeda per un film che parli del credere nei propri sogni e della lotta per la loro realizzazione. Ironico, vero?

Non è un po’ troppo semplice voler trasmettere un messaggio con le parole e poi fare tutt’altro coi fatti?

“Wish”

Tralasciando questo excursus – che continuerò a fare ogni qualvolta mi si presenterà l’opportunità, se il problema dovesse persistere – Wish è in realtà molto carino e divertente.

Ci sono molti elementi che funzionano sicuramente per un pubblico di fascia inferiore e, in parte, anche per uno più adulto.

Come ho già detto, uno dei punti forti sono sicuramente le canzoni, che risultano molto orecchiabili e divertenti, soprattutto grazie alle coreografie. In questo di nota la mano di Chris Buck, che ha già diretto i due capitoli di Frozen.

Wish è sicuramente perfetto per il periodo natalizio, anche per i tanti richiami ai grandi classici. Talmente numerosi che alcuni hanno ipotizzato collegamenti diretti con film precedenti, mentre altri lo hanno definito addirittura una sorta di prequel di molti di questi.

Inoltre ci sono diversi messaggi chiave, come ad esempio il fatto che il popolo possa e debba ribellarsi quando necessario, nascondendo un potere più forte di quanto si immagini. Oltre al più importante, che chiunque abbia un sogno dovrebbe tenere bene a mente: i sogni sono parte di noi e nessuno dovrebbe avere il potere di toglierceli.
Nessuno può realizzarli al posto nostro.

a cura di
Edoardo Iannantuoni

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Edoardo Iannantuoni

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