“Heaven”, una dolce storia di bullismo

“Heaven”, una dolce storia di bullismo
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Heaven, opera di Mieko Kawakami, mette in luce il problema del bullismo

In Giappone esiste un fenomeno che prende il nome di Ijime, che spinge un gruppo di studenti di una determinata classe a tormentare e isolare un loro compagno per via di una sua caratteristica fisica, del carattere o semplicemente per cattiveria gratuita. Questo tipo di comportamento ha la peculiarità di essere reiterato nel tempo e di non essere denunciato dalle vittime.

È quello che noi chiamiamo più comunemente “bullismo”. In Giappone invce, il fenomeno ha assunto carattere così rilevante che è stato coniato un nome apposito. La parola Ijime deriva dal verbo giapponese Ijimeru, che significa tormentare e perseguitare. Dagli anni Ottanta ad oggi molti sono stati i casi di suicidio di adolescenti a causa di questa orribile “pratica”.

Tra le ragioni della diffusione di questo fenomeno ci può essere la forte competitività del sistema scolastico giapponese o l’importanza data dalla società nipponica ai bisogni della collettività a scapito di quelli del singolo.  La cosiddetta società collettivista giapponese.

Trama

La storia raccontata in Heaven parla proprio di questo: abbiamo il protagonista principale, di cui non viene specificato il nome, che è vittima di Ijime da parte di un gruppetto di compagni di classe a causa del suo forte strabismo.

Un giorno, sul suo portapenne, riceve una lettera da parte di una compagna che recita: “Io e te siamo uguali.” Si tratta di Kojima, una compagna di classe, anche lei vittima delle angherie delle coetanee a causa del suo aspetto. Kojima infatti, non è una che tiene alla propria igiene personale. Ma le ragioni di tale comportamento hanno un perché e le scopriremo in seguito.

È l’inizio di una solida amicizia vissuta fuori dalle aule scolastiche, che porterà i due ragazzi a sostenersi a vicenda e a cercare di sopravvivere ad un destino comune.

Imparano a conoscersi meglio attraverso le rispettive storie e apprendono la diversa prospettiva su ciò che stanno subendo. Se da un lato Kojima pensa che quello che stanno vivendo sia una specie di “prova” da dover superare per arrivare a qualcosa di più “grande”, il protagonista maschile invece, pensa che il loro sia un destino profondamente ingiusto e non si capacita del perché i compagni lo colpevolizzino di una cosa che non dipende da lui. Si chiede se dovrebbero reagire o se il loro destino sia quello di essere vessati per tutta la vita.

Heaven è un’opera crudele che si fa fatica a mandar giù, ma è la realtà per molte persone, non solo in Giappone. Il libro fa anche arrabbiare, per la cattiveria che certe persone possono arrivare a sfogare sugli altri. Nonostante le scene di bullismo siano abbastanza forti, ci sono anche tanti momenti di incredibile tenerezza tra i due protagonisti. Episodi che rimangono impressi per la profonda resilienza che dimostrano di avere. Heaven è sì un romanzo crudo, ma anche pieno di dolcezza nelle scene in cui i due protagonisti si conoscono, e introspezione.

Una classe giapponese, Fonte Pinterest

Heaven parla anche di classi sociali e di accettazione dei propri difetti poiché Kojima, prima che i suoi si separassero, apparteneva ad una famiglia povera e spesso si parla della condizione di indigenza del padre. Ed è per questo che a scuola la discriminano. Mentre il protagonista non riesce ad accettare il suo strabismo e crede che sia la principale causa di tutti i suoi mali.

L’autrice

Mieko Kawakami è diventata celebre per il suo best seller venduto in tutto il mondo, Seni e Uova. Anche Heaven ha riscosso parecchio successo ed è stato inserito nella lista dell’International Booker Prize edizione 2022. I principali temi affrontati dall’autrice nei suoi romanzi sono il corpo femminile, la condizione sociale e le problematiche della società giapponese.

L’autrice ha vinto numerosi premi in Giappone, tra cui il Premio Akutagawa, il Premio Tanizaki e il Premio Murasaki Shikibu. Persino il grande Haruki Murakami ha acclamato le opere della Kawakami.

a cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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