Conan Gray e la svolta anni ’80 di Found Heaven

Conan Gray e la svolta anni ’80 di Found Heaven
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Con “Found Haven” il cantautore pop americano ci riporta prepotentemente nel sound dei mitici ’80 con una scelta stilistica che si configura come l’ennesimo revival (ben riuscito) ma fin troppo derivativo. 

Conan Gray è un artista capace di farsi strada con la sola forza del suo talento. Da YouTuber a musicista presente nelle principali classifiche americane e internazionali, seguendo l’esempio del più noto Jacob Collier, Conan è riuscito ad imporsi nella scena musicale con la sua voce cristallina e morbida, il suo indie pop languido e potente ed una buona dose di viralità sui social.

Il nuovo album “Found Haven” rappresenta tuttavia una svolta netta nella produzione dell’artista statunitense. In questo disco infatti Conan Gray non nasconde (fin dalla copertina super glam) la volontà di rievocare il sound degli anni ’80 con brani potenti e spiccatamente pop.

La qualità abbonda in ogni dove, tutto suona dannatamente bene e il talento di Conan è indiscutibile. Resta tuttavia l’amarezza per i troppi riferimenti che fanno perdere in parte l’innovazione presente nei precedenti album.

S’inizia con la title track Found Heaven che apre il disco e c’introduce in questo mondo fatto di colori sgargianti e synth brillanti che ricordano un po’ i primi Depeche Mode mettendo subito le cose in chiaro sul contenuto del disco. Un leitmotiv che si ripete per tutte le 13 tracce dell’album anche se con diverse peculiarità e diverse “citazioni d’autore”.

Conan Gray e le citazioni anni ’80

Dicevamo appunto delle citazioni. Pensare infatti che i riferimenti presenti nel disco siano frutto del caso risulta davvero difficile conoscendo il talento di Conan Gray. La composizione dei brani e l’arrangiamento non “copia” niente a nessuno ma omaggia, strizza l’occhio ad artisti degli anni ’80 quasi a voler tributare un ringraziamento per quelle che sono state le influenze del giovane artista classe ’98.

In Bourgeoisieses ad esempio si avverte il richiamo verso la Tainted Love di Soft Cell con la batteria dritta ed un synth che scandisce la melodia dell’intro. In Eye of the Night, specialmente nelle linee vocali ed in alcune parti di arrangiamento, si ritrovano ricordi di You give love a bad name di Bon Jovi. Depeche Mode onnipresenti un po’ ovunque (come nella già citata title track) ma in modo marcato nei brani Boys & Girls e Miss You.

In Forever with me assistiamo ad una lirica straziante che si apre con pianoforte e voce. Un mix che non può non riportarci alla mente i Queen e le linee melodiche di Freddie Mercury. Il brano più riuscito del disco è probabilmente Alley Rose, una canzone in cui l’artista riesce ad essere meno derivativo integrando passato e presente per creare qualcosa di effettivamente nuovo. Anche qui tuttavia si sente tanto Elton John, specialmente nell’andamento morbido dell’armonia e nella delicatezza della linea vocale ma è innegabile che il talento di Conan Gray sia palpabile e concreto qui più che altrove.

Conan Gray porta la generazione Z negli anni ’80 

I brani di cui abbiamo parlato ci fanno capire come l’immaginario di Conan Gray cerchi una propria strada attraverso dei riferimenti fatti di suoni, soluzioni stilistiche e costruzioni armoniche appartenenti ad artisti che hanno fatto la storia degli anni ’80. Quello che manca è l’anima rock che da sempre è relegata a piccole parti nella produzione di Conan.

Dopo Stranger Things e l’ennesimo revival del anni ’80 non ci aspettavamo che questo immaginario suscitasse ancora un’attrazione così forte sulla Generazione Z ma come spesso accade arriva un artista e cambia le carte in tavola. Sarebbe bello ora vedere finalmente qualcosa di nuovo che provi ad andare oltre gli stilemi ed i sound del passato. Certamente Conan Gray è un artista che vive nel futuro più che nel passato e siamo certi che i prossimi lavori potranno dimostrarlo.

a cura di 
Pantaleo romano

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Pantaleo Romano

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