“Ho acceso un fuoco”: il nuovo progetto musicale di Diodato – Recensione

“Ho acceso un fuoco”: il nuovo progetto musicale di Diodato – Recensione
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“Ho acceso un fuoco” (Carosello Records) è il nuovo progetto discografico di Diodato, disponibile dal 19 aprile su tutte le piattaforme digitali, che racchiude e celebra la dimensione live.
Registrato in presa diretta presso lo storico studio Officine Meccaniche di Milano, contiene 12 tracce, tra pezzi editi del suo repertorio e due cover

“Ho acceso un fuoco” è un disco vivo, magnetico, capace di trasportare l’ascoltatore virtualmente sotto al palcoscenico e in un potentissimo flusso di vibrazioni emozionali.

È stato arrangiato dallo stesso Diodato e dalla band composta da Rodrigo D’Erasmo (violino, percussioni e cori), Alessandro Commisso (batteria e percussioni), Roberto Dragonetti (basso), Simona Norato (tastiere, chitarra elettrica e cori), Andrea Bianchi di Castelbianco (chitarre e cori), Lorenzo di Blasi (pianoforte, tastiere e cori), Lorenzo Manfredini (trombone), Beppe Scardino (sax baritono e flauto), Stefano Piri Colosimo (tromba e flicorno) e con la partecipazione di Roy Paci che ha curato, insieme a Beppe Scardino, l’arrangiamento dei fiati in “Ubriaco”.

“Ho voluto fare un’esperienza inversa riportando in studio di registrazione ciò che ho raccolto con i miei compagni di viaggio in questi anni di concerti. È stata una sfida che ho lanciato anche a me stesso: provare a perdere il controllo, ad abbandonarmi il più possibile al flusso emotivo proprio come faccio nei live, ma questa volta all’interno di uno studio di registrazione. Ho accettato l’imprevedibile, l’imperfezione, suonando la chitarra mentre cantavo, con dieci musicisti e strumenti che suonavano insieme e vibravano nell’aria e nel corpo. Provare a cogliere un momento unico, irripetibile, il movimento di un corpo vivo fino a sentire il suono e il calore del suo cuore infuocato”

Diodato

L’album traccia per traccia

Si spazia tra brani scritti ed interpretati nel corso degli ultimi dieci anni,  partendo da “Ma che vuoi”,  la traccia più grintosa, che scopre l’anima rock di Diodato e che lo vede scatenarsi sul palco insieme alla band durante i suoi concerti.

“Mi si scioglie la bocca”, a seguire, è uno dei brani più intensi e poetici, che unisce un testo maturo e profondo alla voce incredibile del cantautore tarantino.

“Mi fai morire” esprime grande sensualità, sempre attraverso il “filtro eleganza” che sembra appartenere ad ogni produzione dell’autore.

La quarta traccia è “Ti muovi”, il brano presentato al Festival di Sanremo di quest’anno, che già avevamo apprezzato sul palco dell’Ariston in chiave orchestrale e che non delude nemmeno in questa versione.

“Ci vorrebbe un miracolo” e “La lascio a voi questa domenica” sono brani di critica sociale, dal significato profondo e che meritano più di un ascolto.

“Ubriaco” è un vortice di emozioni, che trasporta l’ascoltatore in un’atmosfera notturna, poetica e intensa, e trova nel live la sua migliore dimensione.

Le cover

“Amore che vieni, amore che vai” è, probabilmente, la cover a cui il cantautore è più affezionato: dopo averla ascoltata sul palco del Festival di Sanremo con la partecipazione di Jack Savoretti, viene riproposta in questo album ed è così riuscita che, nonostante la grandezza del suo autore, sembra essere cucita addosso a Diodato.

La seconda cover che troviamo è la traccia più sorprendente dell’album: “Cucurrucucú paloma” premette a Diodato di giocare con la lingua spagnola e con la sua voce, talmente limpida da farci dimenticare che stiamo ascoltando una registrazione live in presa diretta.

“Non ti amo più” ed “Essere semplice” raccontano con matura leggerezza due tematiche significative come la fine di una relazione e la lotta interiore con se stessi, invogliando i fan, e più in generale gli ascoltatori, a scatenarsi, a ballare e a cantare a squarciagola.

L’ultima traccia, ma sicuramente non per importanza, è “Cosa siamo diventati”: fatevi un regalo, mettete su un paio di cuffie e lasciatevi trasportare dalle parole di questo brano. L’unico rischio, se siete reduci da una storia d’amore finita, è quello di non riuscire a smettere di piangere.

Diodato aveva l’intenzione di provare a portare un corpo vivo all’interno di una registrazione e di rappresentare, attraverso le canzoni, le emozioni di tutti coloro che nel corso degli anni hanno partecipato ai suoi live e possiamo dire senza ombra di dubbio che ci è riuscito.

Il tour

Il prossimo autunno Diodato sarà in tour nei teatri: prodotto e organizzato da Magellano Concerti, partirà il 28 settembre da Grosseto (Teatro Moderno – Data zero), per poi proseguire il 1 ottobre a Bari (SOLD OUT – Teatro Petruzzelli), il 2 ottobre Lecce (Teatro Politeama), il 5 ottobre Mestre (SOLD OUT – VE, Teatro Toniolo), il 6 ottobre Milano (Teatro Arcimboldi), il 9 ottobre a Roma (Auditorium Parco Della Musica), l’11 ottobre Napoli (Teatro Augusteo).

Si prosegue il 18 ottobre a Civitanova Marche (Teatro Rossini), il 19 ottobre a Pescara (Teatro Massimo), il 20 ottobre ad Assisi (Teatro Lyrick), il 23 ottobre a Palermo (Teatro Golden), il 24 ottobre a Catania (Teatro Metropolitan), il 26 ottobre a Rende (CS, Teatro Garden), il 29 ottobre a Firenze (Teatro Verdi), il 30 ottobre a Bologna (Europaditorium), il 31 ottobre Schio (VI, Teatro Astra), il 14 novembre Torino (Teatro Colosseo), il 16 novembre a Mantova (Teatro Sociale) e il 17 novembre Trento (Auditorium Santa Chiara). Gli ultimi appuntamenti si terranno il 25 novembre a Genova (Teatro Politeama Genovese) e il 27 novembre a Parma (Teatro Regio).

La tracklist
  1. Ma che vuoi (2014 – E forse sono pazzo)
  2. Mi si scioglie la bocca (2017 – Cosa siamo diventati)
  3. Mi fai morire (2014 – E forse sono pazzo)
  4. Ti muovi (2024)
  5. Ci vorrebbe un miracolo (2023 – Così speciale)
  6. Ubriaco (2014 – E forse sono pazzo)
  7. La lascio a voi questa domenica ((2020 – Che vita meravigliosa)
  8. Cucurrucucú paloma (1954 -Tomás Méndez)
  9. Non ti amo più (2020 – Che vita meravigliosa)
  10. Essere semplice (2018)
  11. Amore che vieni, amore che vai (1966 – Fabrizio De Andrè)
  12. Cosa siamo diventati (2017 – Cosa siamo diventati)

a cura di
Arianna Spennacchio

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Arianna Spennacchio

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