“Baby Reindeer” – le ramificazioni dei traumi del passato 

“Baby Reindeer” – le ramificazioni dei traumi del passato 
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Giovedì 11 aprile Baby Reindeer ha debuttato su Netflix. La serie, basata su una storia vera, è stata scritta, prodotta e interpretata da Richard Gadd e affronta il  suo rapporto disturbante con una stalker.

Alla ricerca di nuovo materiale da recensire, mi sono imbattuta in Baby Reindeer, una nuova serie britannica di Netflix. Dal trailer mi ero convinta si trattasse di una dark comedy in stile Fleabag, ma, conclusi i sette episodi che la compongono, ho presto capito il mio errore. 

Baby Reindeer è infatti un dramma psicologico che, partendo da una premessa thriller (un uomo perseguitato da una stalker), permette di esplorare l’animo umano. Gli spettatori hanno così modo di affrontare assieme al protagonista un trauma personale, seguendone anche le conseguenze. La serie mette quindi sotto la lente d’ingrandimento le emozioni complesse che possono scaturire da situazioni disturbanti. Alla fine, nel bene o nel male, pare inevitabile chiedersi: il dolore può solo generare altro dolore? 

“Baby Reindeer”

Il protagonista è Donny Dunn, un aspirante comico che per mantenersi lavora in un bar e vive assieme alla madre della sua ex fidanzata. Donny, interpretato dal creatore della serie Richard Gadd, ha un’esistenza basata sulle bugie, che siano verso gli altri o verso sé stesso. Questa realtà fittizia che ha creato per sé viene sconvolta dall’ingresso nella sua vita di Martha (Jessica Gunning), una donna di mezz’età già arrestata in passato per stalking.

Il rapporto di repulsione e co-dipendenza che si crea tra i due, mette in luce, un tassello alla volta, le difficoltà di Donny. La meta di arrivo è il nucleo centrale che lo muove in ogni sua azione: un trauma del passato

L’intera vicenda è narrata dalla prospettiva di Donny, che alterna momenti da narratore non del tutto affidabile ad altri di dolorosa verità. Proprio a causa dei secondi, la premessa thriller passa presto in secondo piano. Ad oscurarla è infatti l’indagine psicologica dei personaggi e dei loro rapporti interpersonali. Donny è sia vittima che carnefice tanto per gli altri quanto per sé stesso. Il suo viaggio è una discesa nella propria oscurità e lo porterà ad ammettere finalmente ad alta voce ciò che non ha mai avuto il coraggio di dire prima. 

Baby Reindeer è basata sulla reale esperienza dell’attore Richard Gadd, che ad un certo punto della sua vita è stato perseguitato da una stalker. Gadd aveva già adattato la storia per un’opera teatrale in passato e, in effetti, questa influenza rimane anche nella serie, dal momento che si articola come un lungo monologo del protagonista.

Ad intervallare il racconto di Donny sono le email di Martha, riportate sullo schermo come se fossero digitate in tempo reale. Questi messaggi contribuiscono a mantenere la tensione del racconto sempre piuttosto alta. Martha è lì fuori nell’ombra ad aspettare Donny, anche quando lui non la può vedere o sentire.

La personificazione del malessere

Centrale nella serie è quindi il rapporto malato tra Donny e la sua stalker Martha. Pur mantenendo evidente la follia delle sue azioni, la donna non viene mai esattamente demonizzata. Martha si presenta come un essere umano con un problema psicologico reale che la porta a compiere atti spaventosi.

L’altra faccia della medaglia è invece Donny. L’aspirante comico ha spesso un comportamento che non ci si aspetterebbe da una vittima di stalking. Per buona parte degli episodi, questo suo atteggiamento appare inspiegabile allo spettatore, rendendo difficile in un primo momento provare empatia nei suoi confronti. 

Perché Donny sembra essere ossessionato da Martha quanto lei lo è con lui? È una questione di ego? Può essere che Martha semplicemente gli dia quelle attenzioni di cui ha bisogno in un’esistenza priva di soddisfazioni? Ad un livello superficiale questo è già di per sé una possibile spiegazione. Ma, con il passare degli episodi, la serie entra sempre più a fondo nella psiche di Donny, rivelandone gli aspetti più disturbanti e riportando a galla un trauma sepolto da qualche anno.

Ed è proprio questo il fulcro della questione: l’ossessività di Martha le permette di vedere oltre i muri eretti da Donny, lasciandole raggiungere i punti che fanno più male. Di più, Donny vede in lei, a suo modo, un animo affine, una persona con abbastanza sofferenza dentro di sé da rivaleggiare con la sua. 

In questo scenario, Donny è combattuto tra la fuga da Martha e la necessità di averla nella sua vita. Lo stesso è valido per il malessere profondo che lo pervade da tempo, di cui Martha è la personificazione.

In conclusione 

In sintesi, Baby Reindeer è una serie cupa con una prospettiva fresca e profondamente umana sul concetto di ossessione e di rapporto con il trauma. Che si parli di Martha e del suo stalking o di Donny e della sua fuga da ciò che lo spaventa, la conclusione rimane una sola. Il dolore personale a volte sembra solo generare altro dolore. 

Probabilmente porterò la storia di Baby Reindeer con me per un po’, continuando a riflettere sul significato di quello che ho visto e sul perché mi abbia toccato così nel profondo. Nel frattempo, consiglio caldamente a tutti di dedicarle almeno una visione.

a cura di
Claudia Camarda

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