Le ekphrasis: un’estetica tra pittura e letteratura

Le ekphrasis: un’estetica tra pittura e letteratura
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Le ekphrasis rappresentano un ponte tra letteratura e arti visive. Una corsa letteraria verso l’estetica dall’antichità fino ai giorni nostri.

Le origini

Il termine è apparso per la prima volta nel II secolo d.C. in uno scritto attribuito a Egemone dove l’ekphrasis è definita come “un discorso descrittivo che pone l’oggetto sotto gli occhi con efficacia“.

Nel corso del tempo le ekphrasis non sono state utilizzate unicamente come letteratura ma hanno contribuito, in modo significativo, agli studi di differenti discipline: archeologia, topografia e storia dell’arte. Esse ci offrono, infatti, una descrizione accurata di opere d’arte, come quadri e statue, ma anche di paesaggi e luoghi. Nel periodo romano le ekphrasis erano utilizzate per parlare delle antiche statue, in modo tale da poterne avere una descrizione, e dunque un’idea visiva ben chiara.

Uno studio sulla tipologia ecfrastica nella letteratura greca e latina, ha dimostrato che le ekphrasis avevano diverse funzioni narrative. Alle volte esse avevano un ruolo descrittivo altre, invece, servivano per dare veridicità al racconto.

Spesso le ekphrasis hanno delineato, tramite la loro caratteristica letteraria, delle modifiche a quelle che sono le dettagliate descrizioni di luoghi, paesaggi, opere d’arte, piante e animali. La loro forza espressiva molto spesso gareggiava con ciò che veniva descritto. Svolsero un’importanza rilevante anche nell’ambito della botanica, come venne sottolineato da Aftonio nel IV/V secolo d.C.

Rinascimento

Durante il Rinascimento, vi fu una nuova diffusione del fenomeno ecfrastico, che nel Medioevo era venuto meno. Uno degli esempi più celebri è quello che ritroviamo nelle Vite del Vasari, dove l’autore cerca di descrivere a parole il cartonato realizzato da Leonardo Da Vinci per La battaglia di Anghiari. È in questo periodo che si recupera anche il legame di sorellanza tra letteratura e arti visive. Una forma, in realtà, destinata ad alimentare il dibattito teorico della critica artistica che a lungo paragonerà le due tipologie di arte, cercando di stabilire quale delle due abbia la supremazia.

La battaglia di Anghiari, Leonardo Da Vinci (fonte: Pinterest)
Contemporaneità

Nella contemporaneità l’ekphrasis non ha cessato di esistere. In questo mondo dove pittura e letteratura si compenetrano, Josè Saramago negli anni Settanta del Novecento ci restituisce una meditazione sul “bello scrivere” che egli definisce escrepintar, rivendicando l’antica formula. Altri esempi di questa compenetrazione tra le due arti in epoca contemporanea ci sono offerti da Zbigniew Herbert, il quale però non nomina l’opera alla quale si rifà (presumibilmente La punizione di Marsia di Tiziano), ma si limita a descriverla, a farne dei riferimenti, probabilmente con lo scopo di esternare uno stato d’animo. Qui di seguito riportiamo alcuni versi di Apollo e Marsia:

i monti calvi del fegato
le bianche forre dei cibi
le selve fruscianti dei polmoni
le dolci alture dei muscoli
le giunture la bile il sangue e i fremiti
il vento invernale delle ossa
sul sale della memoria

scosso da un fremito di disgusto
Apollo pulisce il suo strumento

adesso al coro
si unisce la colonna vertebrale di Marsia
in sostanza quella stessa A
solo più profonda con l’aggiunta di ruggine

Supplizio di Marsia, Tiziano (fonte: Google)

Arrivando ai giorni nostri possiamo sicuramente affermare che le ekphrasis, pur appartenendo ad una letteratura di nicchia, continuano a esercitare il loro fascino, figlio dell’antica retorica e dell’estetica visiva.

a cura di
Marta Canu

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Marta Canu

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