Jago,TVBoy, Banksy: quanto pesa il contesto?

Jago,TVBoy, Banksy: quanto pesa il contesto?
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La mostra “Jago,TVBoy, Banksy e altre storie controcorrente” organizzata da Arthemisia sarà presente a Palazzo Albergati (Bologna) fino al 7 maggio 2023.

Il contesto

La mostra si svolge all’interno di Palazzo Albergati, un edificio nobile di epoca moderna. Articolato su due livelli, per l’occasione è stato utilizzato ospitando al pianterreno le opere di Jago, mentre al primo piano quelle dei due street artist, TVBoy e Banksy.

Un grande limite di Palazzo Albergati è la mancata possibilità di realizzare un percorso espositivo continuo. La biglietteria è discostata dall’ingresso della prima sezione espositiva che, a sua volta, è separata dall’accesso al primo piano. Questi continui spostamenti tra interno ed esterno, chiaramente, sottopongono lo spettatore a ripetuti cambi di temperatura, che sopraggiungono anche di sala in sala, non consentendo al visitatore di ottenere una condizione di relax psicofisico che permetta di godere a pieno del prodotto.

Andrebbe inoltre valutata l’opzione di posizionare in un’altra sede, interna al percorso, il guardaroba che trovandosi accanto alla biglietteria svolge una funzione pressoché inutile. Indubbiamente Palazzo Albergati funzionerebbe meglio come sede espositiva estiva.

Gli artisti e il rapporto contenitore-contenuto.

Jago, TVBoy e Banksy agiscono prevalentemente in contesti esterni e forse per questo, in alcuni casi, hanno risentito della pesantezza di un contenitore come Palazzo Albergati.

Jago si adatta bene al contesto museale, forte anche del fatto che la scultura è più facile da rinchiudere. La sua sezione presenta anche un ambiente immersivo, realizzato tramite giochi illuminotecnici, che vanno a simulare il fatto che la sua opera, The first baby, fosse stata spedita nello spazio. L’unica pecca di questa sezione risiede nel video di presentazione dell’artista presente nella prima sala. Il sonoro, nel filmato, sovrasta la voce della narratrice, creando così un effetto finale disturbato, in una sala che già di per sé non ha un’acustica ottimale.

The first baby, Jago. (fonte: Google)


TVBoy

TVBoy é il meno noto tra i tre artisti. La sua sezione è situata nella prima parte del piano superiore.
Anche lui come Jago riesce ad adattarsi molto bene al contesto museale, nonostante sia uno street artist. Tutte le opere sono fasi preparatorie, o repliche su tela dei suoi graffiti (questo non era specificato) più noti. Esse sono tutte autografate. Proprio questo fattore riesce a contrastare estremamente bene l’idea di straniamento che inizialmente si può avvertire se non si vede una firma e si sa che l’artista si occupa prevalentemente di street art.


Il suo mix di un’estetica pop legata a un’iconografia sacra, o ai più importanti soggetti moderni, funziona molto bene. A mio avviso, tuttavia, performa meno quando i colori sono accesi, e quindi resta coerente lo stile, ma si vuol rendere pop anche il messaggio. Una Santa Chiara con Acqua Benedetta, raffigurante la Ferragni con suo figlio Leone, nei panni di una Madonna con bambino, veicolano un messaggio di un pop in senso stretto, con tendenze trash e con un’immensa aura provocatrice.

Santa Chiara con Acqua Benedetta, TVBoy (fonte: Google)

Tutto ciò funziona meno quando non è il primo livello narrativo ad essere pop, ma si vuol rendere esteticamente tale un messaggio serio. Quando con colori accesi si parla di razzismo o di immigrazione, in opere come European Parliament School Report, si rischia di perdere una coerenza comunicativa, pur mantenendo quella stilistica.
Non è chiaro a livello narrativo, se si vuole arrivare a una pubblicità (ma non credo sia questo il caso), se ci si vuole esporre su una tematica o se, semplicemente, è la nascita di una nuova esigenza espressiva. In ogni caso però, a mio parere, queste tematiche non si addicono appieno allo stile dell’artista.

European Parliament school report, TVBoy (fonte: Google)

Banksy

Per la sezione di Banksy, vengono portate in mostra una serie di serigrafie, che trasmettono una sensazione di piattezza totale. Come se ci si trovasse davanti a delle foto delle opere, più che davanti alle stesse. Tra i tre artisti é l’unico che viene ucciso dal contesto museale e dalle alte aspettative legate al suo nome. Il suo lavoro più d’impatto, a mio avviso, è la sigla dei Simpson, realizzata in collaborazione con Matt Groening.

https://www.youtube.com/watch?v=sSU1IJk70i4
Sigla dei Simpson realizzata in collaborazione con Matt Groening (fonte: YouTube)

In generale il rapporto tra contenitore e contenuto funziona. Alcune caratteristiche del Palazzo sono inoltre state coperte tramite il posizionamento delle luci, probabilmente questa scelta è dettata dalla necessità di limare la forte contrapposizione tra l’arte moderna dell’architettura e quella contemporanea dell’esposizione.

La curatela

La curatela pecca un po’ a livello comunicativo. I pannelli sono troppi e lunghi, la suddivisione in paragrafi è inesistente. Al contrario le didascalie, hanno solo le informazioni minimali (nome, tecnica e anno) ad eccezione di quelle delle opere più importanti, alle quali è annessa una spiegazione. Il bookshop, dislocato accanto alla biglietteria, funziona ma potrebbe migliorare. Il merchandising più articolato è quello di Jago, il quale con bracciali, calamite, tazze e libri, si adatta ad ogni categoria di prezzo e dunque di pubblico. Al contrario Banksy e TvBoy, non possiedono un merchandising soddisfacente, ma hanno solo diverse tipologie di libri ed opuscoli.


Illuminotecnica

Le luci funzionano particolarmente bene con Jago. Gli effetti illuminotecnici della sua sezione sono degni di nota. Le opere, in marmo bianco su sfondo nero, sono incorniciate da un faro spot a luce bianca che proietta la forma di un ovale sulla parete inscrivendo al suo interno due opere, che in questo
modo dialogano in modo deciso, quasi estraniandosi dal resto della sala.

Anche la sezione di TVBoy presenta una buona illuminazione: le sue opere, nonostante presentino differenti formati, son tutte ben posizionate e non risentono dei riflessi luminosi. Al contrario la parte di Banksy, presenta qualche angolo buio. Le opere anch’esse ben illuminate e ben posizionate, si contrappongono ad alcune didascalie che rimangono in penombra, causando una difficoltà nella lettura.


La critica

Nel complesso quella di Jago, TVBoy e Banksy, è una bella mostra, il cui percorso espositivo funziona bene sul piano teorico, ma non su quello pratico. Indubbiamente avrebbe funzionato meglio utilizzando un’altra sede espositiva.

A cura di
Marta Canu

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