“Io amo i dollari”, la radicale rottura con il passato raccontata da Zhu Wen

“Io amo i dollari”, la radicale rottura con il passato raccontata da Zhu Wen
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Pubblicata nel 1995, Io amo i dollari è una delle novelle più conosciute dello scrittore contemporaneo cinese Zhu Wen. Il racconto è il primo di una serie di cinque storie contenute nel libro Dollari, la mia passione. Con Io amo i dollari, Zhu Wen viene considerato dalla critica cinese come uno dei massimi esponenti della corrente letteraria delle Rotture. Gli scrittori appartenenti a questo movimento letterario esprimono il desiderio di creare un Io finalmente libero sia dalle istituzioni che dai principi cardini della società cinese

我爱美元 (Io amo i dollari) è un racconto breve diventato modello per tutti gli scrittori che si sono affermati tra gli anni 90 e 2000. A differenza di altri autori del passato desiderosi di mettere un punto fermo al periodo maoista vivendo una vita di eccessi, Zhu Wen condivide lo stile di vita del ceto medio della Cina post-Maoista adattandosi ad una società sregolata ossessionata dalla ricchezza. Lo stesso titolo dell’opera rimanda ad un periodo di assoluto materialismo che sovrasta qualsiasi altro valore del popolo cinese.

Il soddisfacimento dei desideri carnali, la demistificazione della figura paterna e la scrittura diventano il mezzo con il quale lo scrittore provoca una drastica rottura con tutti i modelli culturali di un passato ingombrante e limitante. Ogni forma di pudore e moralità viene accantonata per assecondare le voglie individuali, come a voler definitivamente seppellire anni di storia e cultura che mal si adattano alla rivincita dell’individuo e alla sua natura fragile e complessa.

La scomparsa della famiglia tradizionale cinese

Il narratore dell’opera, nonché protagonista, è uno scrittore mai a corto d’ispirazione, siccome tutte le sue opere commissionate ruotano attorno ai piaceri della vita. Nonostante il giovane viva da solo in città da un paio d’anni, il padre contadino irrompe spesso nella casa del figlio senza avviso. L’opera infatti inizia con il giovane scrittore interrotto durante un amplesso con la sua amante dall’interruzione del padre in casa sua.

Imbarazzato per aver interrotto il momento intimo, l’uomo chiede disperatamente aiuto al figlio affinché convinca il fratello minore a non abbandonare gli studi e, di conseguenza, a non gettare l’unica possibilità che gli avrebbe permesso di raggiungere una tranquillità economica futura. Il ragazzo cerca di consolare il genitore in lacrime offrendogli la possibilità di abbandonarsi ai piaceri della vita urbana fatta di locali, fumo ed erotismo.  

Il protagonista vorrebbe che suo padre riuscisse a soddisfare i suoi piaceri carnali con una prostituta, ma essendo lui privo delle risorse economiche per pagarne una, chiede alla sua amante di dormire con l’anziano uomo. Il padre pieno di sgomento e pudore rifiuta aggressivamente la proposta del figlio che ai suoi occhi appare irriconoscibile. Le tentazioni e la vita frivola della città hanno cambiato il giovane in negativo.

Lo scrittore non è capace di esaudire la richiesta del padre e viene a sua volta ripudiato dal fratello minore. Non solo il più piccolo disubbidisce al padre, ma si rifiuta anche di passare del tempo con il fratello. Il dolore del padre è forte, consapevole che la sua bella famiglia non sarà mai più unita. I figli sono troppo occupati ad alimentare il proprio Io in città per preoccuparsi di lui solo in campagna.

Il nuovo ruolo dello scrittore nell’epoca delle riforme

In Io amo i dollari, l’appagamento del desiderio erotico è uno dei temi principali. La sessualità si carica di un significato più profondo, diventa per Zhu Wen lo strumento attraverso cui trasmette ai lettori la tanto cercata emancipazione del soggetto. La necessità di liberare il proprio essere dalle istituzioni e dai retaggi culturali dannosi del passato, si riversa sulla volontà dello scrittore di riappropriarsi del proprio corpo celebrandone il godimento.

La soddisfazione carnale è metafora di una società che muta, soprattutto dall’apertura della Cina al mondo. In questo contesto caotico, dove il passato fatica a perdere la sua importanza e il presente appare diverso dall’etica tradizionale cinese, gli scrittori del tardo Novecento si interrogano su quale sia il loro ruolo nella società.

Del resto, la figura dello scrittore, nella tradizione cinese, è da sempre centrale nella formazione della comunità. Gli autori del tardo Novecento decidono di seguire il ritmo frenetico del cambiamento, coscienti di dover introdurre nella società, una volta per tutte, valori quali libera volontà del soggetto e autodeterminazione.

“Dunque nella vita non c’è altro che il sesso? Non riesco a capire” sbotta mio padre buttando i fogli da una parte e scuotendo la testa ripetutamente. Non gli va proprio giù quella faccenda del sesso. “Giro la domanda a te: com’è che tu vedi solo il sesso in quello che scrivo?” “Uno scrittore dovrebbe offrire ai lettori qualcosa di positivo e istruttivo, insomma, ideali, aspirazioni, democrazia, libertà, cose di questo genere”. “Ma papà lasciati dire che tutta ‘sta roba c’è eccome nel sesso di cui parlo”.

La definitiva sepoltura del passato

Io amo i dollari è un racconto breve e di facile lettura, così come tutta la raccolta Dollari, la mia passione. In poche pagine, Zhu Wen è riuscito ad immortalare la lunga fase di transizione della comunità cinese degli anni Novanta. Confusione e mancanza di un traguardo da raggiungere nella propria vita ledono l’interiorità dell’individuo, che per essere felice, si rifugia nei piaceri materiali e nell’ossessione permanete per il denaro.

Sfidando le convenzioni e gli abusi di potere di alcuni principi confuciani, come la pietà filiale, l’autore si fa voce dell’indipendenza dell’individuo segnando l’inizio di un nuovo genere letterario. La figura paterna screditata nel romanzo è sineddoche di un passato ingombrante che deve essere rimosso. Cruciale è la cicatrice del padre notata casualmente dal figlio. Il segno indelebile presente sulla fronte dell’ormai anziano uomo è simbolo di un’epoca di stenti e rivolte che non appartiene più alla realtà del figlio.

La scoperta della cicatrice, infatti, non è motivo né di interesse né di stupore da parte del protagonista. In questo modo, Zhu Wen si libera del peso gravoso della storia e della cultura dei decenni precedenti. Il rifiuto di approfondire il passato del padre permette all’autore di allontanarsi definitivamente dalla condizione subalterna della Cina, vittima sia delle potenze straniere, sia della lunga e logorante tradizione confuciana.

“Dovrei sapere di che cosa ha bisogno mio padre, questo ci si aspetta da un figlio che sia un figlio. Se in futuro mi trovassi anch’io ad avere un momento di libertà e infischiandomene del ruolo conferitomi dall’età facessi una capatina da mio filgio, preferirei che avesse una qualche idea su come procurare attimi di piacere al suo provato padre, non che se ne stesse lì a provarmi rispetto formale come un idiota”.

a cura di
Elisa Manzini

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Elisa Manzini

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