Paul Klee: l’artista della linea e del non visibile

Paul Klee: l’artista della linea e del non visibile
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“A volte mi sentivo capace di disegnare, a volte mi sembrava di non esser capace di nulla. Durante il terzo inverno giunsi persino a dirmi che sicuramente non avrei mai saputo dipingere. Pensai allora alla scultura e incominciai a fare delle incisioni. Solo in musica non ho mai conosciuto esitazioni.”

Paul Klee

La formazione

Paul Klee non è l’unico ad avere provato simili incertezze nel determinare se stesso. Vi è  probabilmente nell’essere umano qualcosa che lo rende esitante. Ci sono talenti che si manifestano immediatamente, personalità che si scoprono precocemente, mentre ad altri non accade.

Paul Klee nasce nel 1879 a Berna, che non era una capitale internazionale. Si avvicinò alla musica sin da piccolo, a 7 anni iniziò a prendere lezioni di violino e, a undici, entrò a far parte dell’orchestra municipale di Berna. La cultura musicale che respirò era quella di una città di provincia, che non offriva la possibilità di avvicinarsi ad un repertorio nuovo e di alta qualità. Nonostante il suo genio, Klee non poteva dunque scoprire opere che non venivano rappresentate e dovette costruire il proprio universo musicale partendo da quello che gli veniva offerto.

Quasi ventenne partì per Monaco dove iniziò gli studi di pittura e dove poté cominciare a soddisfare la propria curiosità verso un repertorio musicale più contemporaneo. Durante questo periodo conosce meglio la figura di Richard Strauss e allarga i suoi orizzonti musicali, rimanendo però sempre legato ai classici Bach e Mozart.

La musica e le influenze su Paul Klee

La musica fu per l’artista un punto di riferimento saldamente radicato nelle emozioni, nelle riflessioni e nelle esperienze della giovinezza. Anche se la sua evoluzione si compie nella pittura, dalla musica ha saputo trarre conclusioni molto feconde. Nonostante sia piuttosto artificioso stabilire paralleli fra mezzi di espressione diversi, si è spesso tentato di farlo, soprattutto tra musica e pittura, due universi che non obbediscono alle stesse leggi. Il linguaggio della vista differisce da quello dell’udito, il momento della percezione fa sì che il suono, il timbro, sia diverso dal colore.

Quando nei titoli delle sue opere troviamo parole come, polifonia, ritmo, dinamica, fuga, contrappunto, Lui ne conosce a fondo il significato. Non cerca di stabilire un rigido parallelismo, fra il mondo dei suoni e quello delle immagini, ma ci insegna che i due universi hanno una propria specificità e che le relazioni tra di loro possono essere solo di natura strutturale.

Bianco polifonicamente incastonato, Paul Klee
Bianco polifonicamente incastonato,1930 (Fonte Pinterest)
Mimetismo della grafia musicale

Dalla giovinezza all’età matura, Klee non smise mai di leggere partiture che lo influenzeranno dal punto di vista grafico. Infatti in molte sue opere è possibile notare una sorta di mimetismo della grafia musicale. Nel Giardino nella pianura, immagine della scrittura delle piante acquatiche, utilizza banali teste di note, legature e le trasforma in piante. In altre opere vengono evocati il rigo musicale e parti di strumenti. 

In tutte queste opere in cui si ispira alla scrittura musicale, egli si concentrò sopratutto sulla combinazione degli elementi formali e sulla loro relazione. Non tradusse, come Kandinskij, i suoni in immagini, ma si ispirò alla scrittura musicale offrendone una sorta di trascrizione visiva.
Utilizza i segni per la loro qualità estetica, non per il significato reale.

Strumento per la musica contemporanea, 1914 Paul Klee
Strumento per la musica contemporanea, 1914 (Fonte: Pinterest)
Paul Klee ed il suo pensiero poetico

Durante gli anni al Bauhaus l’artista elaborò la teoria della forma e della figurazione, nata dalla sua concezione dell’arte come nuova creazione della realtà. La geometria e l’immaginazione erano alla base della sua sperimentazione artistica, egli infatti sosteneva che la linea è un punto che va a farsi una passeggiata e usava paragonare l’essere umano a un punto e la vita a una linea.

A differenza di Kandinskij però in Klee resta sempre evidente il legame con la natura, lui rifiuta un astrattismo assoluto che rende gli oggetti devitalizzati e appartenenti a chiunque. Nella sua arte si ha al tempo stesso la geometria e la deviazione della geometria, il principio e la trasgressione del principio. L’imperfezione e la goffaggine diventano necessari per produrre vita.

L’artista secondo Klee è una sorta di medium capace di comunicare con il grembo della natura e come un albero che affonda le sue radici nella terra e, come il tronco mediatore, trasmette ciò che viene dal profondo. 

In Ad Parnassum, uno dei suoi dipinti più famosi, ci mostra forse il suo vero intento, quello di trascendere il mondo fenomenico senza tuttavia tagliare ogni legame con la realtà. Due linee oblique evocano la sagoma di una collina, o forse di una piramide. In basso la sagoma di una porta sembra voler indicare l’ingresso in un mondo misterioso.

D’altro canto lo stesso Klee, parlando di quest’opera dichiarò:

“Il soggetto era il mondo, se pure non questo mondo visibile.”

Ad Parnassum, Paul Klee
Ad Parnassum, 1932 (Fonte: Pinterest)

a cura di
Cesario Cesaro

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Cesario Cesaro

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