“Autofiction”: una famiglia ‘disfunzionale’ tra realtà e finzione

“Autofiction”: una famiglia ‘disfunzionale’ tra realtà e finzione
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“Il termine autofiction, coniato nel 1977 dallo scrittore francese Serge Doubrovsky in riferimento al suo romanzo Fils, indica il genere letterario in cui l’autore stesso è il protagonista delle vicende di finzione narrate. Nato con un’esplicita ispirazione psicoanalitica, (…) il tema più diffuso nei lavori di a. sembra essere piuttosto il rapporto problematico tra verità e menzogna, tra identità e differenza, in una società dominata dalle immagini tecniche e dai simulacri (…)”.

Realtà o finzione?

Se ci chiedessero di raccontare la storia della nostra vita, questa sarebbe già di per se un’autofiction: per quanto ci sforziamo di ricordare, ci sarà sempre qualche dettaglio che non viene ricordato con esattezza, che viene rielaborato o edulcorato, anche senza volerlo. Autofiction di Jacopo Barison muove da queste premesse: già dal titolo siamo messi in guardia, quasi a dire: attenzione, all’interno del racconto non tutto ciò che leggerai è reale e, proprio come nella realtà, dovrai essere bravo a destreggiarti, a capire cosa è vero o cosa no. Oppure a capire se vuoi davvero essere convinto da ciò che dice l’autore.

Una famiglia particolare

La storia è quella di una famiglia “particolare”: Orlando e Sofia sono i figli gemelli di Agata e Leone, due registi di medio successo noti per il lungometraggio La musa divoratrice. L’estro creativo e il loro essere al di sopra delle righe traspare fin dall’inizio, quando viene raccontato il loro primo incontro:

Si è fiondato sotto al gazebo, ha recuperato un tovagliolo di carta e una penna e poi è tornato da Agata:” Quindi sei definitivamente impazzito?”
“Stai per firmare un contratto”
“Su un tovagliolo di carta azzurro?”
“Se io e te ci sposeremo, non lo faremo per le solite ragioni”.
“Ok, sei scemo”. (..)

Entrambi – prima lei poi lui – hanno firmato.

La narrazione di questa famiglia eccentrica passa attraverso i ricordi dei figli, poiché al momento della narrazione Agata e Leone sono morti dopo un incidente aereo. Orlando e Sofia hanno trent’anni e sono i rappresentanti di una generazione che spesso fatica a trovare un posto nel mondo.

Orlando è social media manager, ma ha grandi difficoltà con le relazioni sociali in generale e soprattutto con le donne. Sofia è un’artista, fidanzata da tempo con Monica ma di indole fedifraga. Il rapporto tra Sofia e Orlando è pressoché nullo, si scambiano solo gelidi auguri di compleanno e naturalmente devono relazionarsi per decidere cosa fare dell’eredità dei genitori, in primis la grande casa in cui vivevano tutti insieme.

Fonte: Pinterest
Una rivelazione inattesa

Ed è proprio in questa casa, in cui si trova per rimediare a un allagamento, che Orlando ha una rivelazione. In mezzo a cineprese e strumenti con cui lavoravano i genitori, il giovane trova una sceneggiatura, intitolata Autofiction, di cui mai aveva sentito parlare. La storia è quella della sua famiglia: ci sono Leone, Agata, Sofia e Orlando, vari momenti della loro vita che Orlando riconosce e altri meno, poiché avvenuti prima che lui nascesse. Ma quello che non torna è che in questo racconto si parla di un terzo figlio.

Questo evento porterà Orlando e Sofia a ridiscutere e rivedere la vita dei genitori, a capire cosa è reale e cosa no e ad affrontare il cambiamento che si rifletterà sulle loro.

Il modus narrandi

Al di là della trama estremamente coinvolgente, il punto di forza del libro è sicuramente il modo in cui viene raccontata. L’autore onnisciente adotta i vari punti di vista dei personaggi e ne legge i pensieri, ma viaggia soprattutto per what if o per ipotesi. La trama ha numerose deviazioni, sulle possibili azioni e pensieri, che ci rendono ancora più partecipi delle volontà dei personaggi. Così che il romanzo si trasforma in un vortice da cui staccarsi è davvero impossibile.

Quanto ai temi, Autofiction è una bibbia dei tempi moderni. C’è la fatica del diventare adulti, lo sgomento di fronte a fatti difficili da affrontare, la fluidità di genere, il rapporto con i social. E soprattutto c’è il modo di raccontare la realtà mettendola continuamente in discussione, perché solo così è possibile conoscerla. Un romanzo che piacerà tanto anche agli appassionati di cinema.

a cura di
Martina Gennari

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Martina Gennari

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