Vertigo Film Fest – Intervista a Margherita Piazza, una delle organizzatrici del Festival
Tutto pronto per la terza edizione del Vertigo Film Fest – Milano International Short Film, che si terrà dal 21 al 23 settembre nella Sala Astra dell’Anteo Palazzo al cinema di Milano (Piazza Venticinque Aprile, 8). Noi di The Soundcheck abbiamo avuto il piacere di intervistare Margherita Piazza.
Cos’è il Vertigo Film Fest?
Il Vertigo Film Fest nasce nel 2019 da un’idea di 4 giovani: Alberto Di Caro Scorsone, Carlo Puoti, Margherita Piazza, Luca Leone Silvestri.
Il Vertigo Film Festival è il primo festival milanese dedicato interamente ai corti provenienti da tutto il mondo.
Si tratta di un Festival itinerante in quanto il Vertigo Film Fest non è mai fermo, ma nel corso dell’anno si sposta portando schermo e proiettore in giro per i diversi posti della città.
Incuriositi dal concept e da quello che c’è dietro al Vertigo Film Fest abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con uno degli organizzatori, Margherita Piazza, protagonista della nostra intervista.
Buonasera Margherita! Benvenuta su The Soundcheck! Lei insieme ad Alberto Di Caro Scorsone, Carlo Vivoti e Luca Leone Silvestri siete gli organizzatori del Vertigo Film Fest Milano International short Film Festival, primo festival milanese dedicato ai cortometraggi. Come nasce l’idea? Come ha conosciuto gli altri organizzatori?
L’idea nasce da un’esigenza di condividere l’esperienza del cortometraggio con un pubblico che non fosse distrato. Noi portiamo di solito il festival in luoghi che non sono cinema o spazi culturali, ma bistrò, locali, proprio per condividere con il pubblico l’esperienza. Puntiamo soprattutto alla discussione, alla conversazione, al dibattito.
Noi ci siamo conosciuti prevalentemente sul luogo di lavoro. Gli altri tre ragazzi si conoscevano dall’università ed è da loro che nel 2019 nasce questa idea. Io gli ho conosciuti successivamente, due anni fa, e mi sono inserita.
Da mercoledi 21 settembre a venerdi 23 settembre nella sala Astra dell’Anteo Palazzo Cinema di Milano (Piazza Venticinque Aprile, 8) si terrà la terza edizione del Vertigo Film Fest. Come sarà l’edizione di quest’anno? Novità rispetto alle prime due?
La novità più grande è quella di portare il festival in un luogo più istituzionale, in quanto durante l’anno ci siamo concentrati in altri luoghi.
In totale abbiamo 18 corti che abbiamo selezionato durante l’anno e che sono stati inviati al festival. Ogni sera ci saranno sei corti: la serata inizia alle 19:30 e ci saranno i primi tre corti; alle 21.30 ci saranno altri tre corti e le serate saranno tutte intervallate da un corto all’altro. Ci saranno interventi con registi e/o dibattiti con il pubblico, che è la cosa su cui puntiamo di più.
Durante le serate ci saranno momenti di socialità dove si mangerà e ogni serata ha la sua tematica specifica.
I corti sono suddivisi in animazione, fiction, documentario e il venerdì ci sarà un pannel, un incontro con tutti i registi che vengono a presentare il proprio corto e, partendo dalla tematica di appartenenza, ci sarà una discussione aperta con chi interverrà sul mondo del corto.
Da organizzatrice, lei e gli altri che obiettivi vi siete prefissati in questa e nelle altre edizioni? Da un punto di vista personale e umano, invece, cosa vi lascia anno dopo anno?
L’obiettivo più grande è quello del condividere, l’idea di poter creare uno spazio in cui c’è una conversazione, una discussione libera con le persone senza essere esperti del settore o fruitori quotidiani, la possibilità di far vedere altro e di sentirsi liberi di commentarlo e di dire la propria opinione.
Dal punto di vista umano sicuramente è un progetto grosso che ci lega e ci sprona. C’è un’esigenza soprattutto a Milano e che si può anche espandere, ma qui sentiamo proprio questo bisogno di portare il cortometraggio fuori dalla nicchia e c’è anche la spinta umana di amore verso il cinema del corto .
Quali sono state le metriche di valutazione per la scelta dei cortometraggi finalisti?
Noi siamo quattro e di base abbiamo quattro visioni molto differenti, ad esempio io sono una scenografa. C’è chi è più puntato sul multimediale, chi sul montaggio, chi sulla fotografia, quindi ognuno porta la sua esperienza personale.
I criteri che abbiamo utilizzato sicuramente sono quelli della qualità tecnica, quindi della fotografia, della recitazione, della regia, della scenografia, della sceneggiatura.
Abbiamo cercato anche di cogliere il valore che va al di là della tecnica, perché molto spesso sono cortometraggi indipendenti con poco budget, quindi abbiamo cercato quell’intenzione, quel barlume. Non soltanto la tecnica, quindi, si premia l’idea, l’intenzione, se riusciamo a cogliere che c’è un bisogno di comunicazione al di là del modo in cui viene messo in scena. È chiaro, però, che premiamo anche la qualità tecnica che è imprescindibile.
I temi delle 3 serate sono “Luoghi e identità” “Natura e desiderio” e “Lontani da sé”, come mai questa scelta? Questa scelta è avvenuta prima della scelta dei cortometraggi?
I 18 corti li abbiamo scelti con la mente aperta, basandoci sui criteri che dicevamo prima. Poi, quando abbiamo avuto modo di vederli insieme, abbiamo trovato questi filoni conduttori, perché alla fine si trova sempre un filo comune. Le tematiche quindi le abbiamo scelte dopo.
Quali sono i registi e gli sceneggiatori, tra le scorse edizionali e questa, da tenere d’occhio?
Facciamo sempre un po’ fatica a rispondere a questa domanda perché vorremmo che si valutassero da sé. Ci sono sicuramente, ma invito tutti a venire a vederli e a scoprirli.
L’organizzazione di un evento non è così semplice come si pensa. Voi avete avuto difficoltà? Se si, cosa vi ha spinto ad andare avanti nella concretizzazione del progetto? Ci sono festival nazionali ed internazionali da cui prendete ispirazione?
La parte di organizzazione è molto complessa indubbiamente. Sicuramente per noi è stato un passaggio di anno in anno, cioè festival dopo festival ci rendevamo conto su cosa bisognava lavorare di più e quindi è stato un crescere man mano.
Ci siamo resi conto strada facendo quali punti dell’organizzazione andavano sviluppati e compresi al meglio. È stato un progetto in divenire, lavorandoci ci siamo resi conto di ciò che c’è dietro a una struttura immensa come un Festival.
In generale noi ci guardiamo intorno alla realtà milanese. Ci sono tanti progetti che ci piacciono, progetti per noi importanti perché sono di stimolo, in quanto persone indipendenti che decidono di investire all’interno di un certo tipo di arte, di un certo tipo di attività culturale, quindi questo per noi è il nostro stimolo.
Qual è secondo lei la differenza tra il cinema di ieri e quello di oggi e cosa dovrebbero prendere gli uni dagli altri? Il cinema di oggi vive da un bel po’ una crisi del botteghino, nonostante titoli ed interpretazioni di qualità, secondo lei cosa si potrebbe fare per arginare la situazione?
Mi è più facile rispondere alla seconda parte della domanda. Sicuramente c’è una crisi del botteghino, quello che in parte facciamo è quello di riuscire a portare nell’ambiente del cinema uno spazio di condivisione, di vedere un film insieme nel qui e ora, confrontandosi con l’esperienza dell’altro. È essenziale, è importantissimo, bisognerebbe spronare così e sicuramente fare promozioni ed eventi per giovani. Portare i ragazzi all’interno del cinema soprattutto con la condivisione di eventi, non solo stare seduti e guardare.
Ultima domanda, c’è qualcosa che vuole aggiungere sulla terza edizione del festival e che vuole anticipare ai meravigliosi lettori di The Soundcheck?
Bella domanda, in realtà abbiamo detto un po’ tutto. Posso solo anticipare il fatto che è una edizione ricca di spunti e diversità, che secondo me è la parte più affascinante, se non anche internazionale. Vedere lo sguardo di altri luoghi, di altre culture, merita di essere visto.
Grazie per il tempo dedicateci, è stato un piacere!
È stato un piacere anche per me!
E come chiudo sempre le mie interviste,
Ad Maiora!
a cura di
Francesca Cenani
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