Slowdive – Estragon, Bologna – 2 febbraio 2024

Slowdive – Estragon, Bologna – 2 febbraio 2024
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Lo storico gruppo Inglese torna in Italia per presentare il nuovo album, che sembra ormai consolidare il loro ritorno degli ultimi anni dopo una pausa che sembrava uno stop totale. Seconda data italiana per il tour europeo degli Slowdive dopo il successo all’alcatraz di Milano, questa volta ospiti a Bologna, già sold out settimane prima dell’evento.

Gli anni 90′ richiamano indubbiamente gli Slowdive. Anni in cui un’orda di giovani artisti stava invadendo il mondo con un’ondata di nuovi spunti musicali. Basti pensare solo ai più noti, spostandoci dai Nirvana ai Blur, dai Radiohead agli Oasis, per capire quanto questo periodo sia stato tempo di grande rinnovazione e produzione musicale.

In questa grande onda gli Slowdive non giocano certamente un ruolo minore: Souvlaki, loro capolavoro assoluto, resta ancora oggi un’insuperabile pietra miliare del genere Shoegaze, interpretando in maniera assoluta quel sentimento disfattista e decadente che caratterizzava gli anni 90′.

Nonostante il grande impatto e successo riscosso dai loro primi 3 album negli anni 90′, la band si ritrova poi davanti una pausa che sembrava avere a tutti gli effetti i connotati della fine di una carriera.

Inaspettatamente però, dopo ben vent’anni dall’uscita del loro ultimo album, nel 2017 esce dal nulla “Slowdive”, self-titled album che già dal nome sembra apparire come uno statement da parte della band.
Inutile discutere dell’opera dal punto di vista musicale: il semplice impatto mediatico e l’heritage che la band conserva basta e avanza per conferire nome e visibilità all’album.

Cavalcando un ritorno che sembra ormai confermato, nel 2023 esce “Everything is alive” che, nonostante un cambio di pace dal punto di vista musicale, non delude le aspettative dei fan.

A riprova di ciò il successo del loro tour, compreso le date italiane: Sold out per entrambe Milano e Bologna, con quest’ultima che aveva esaurito i biglietti settimane prima dell’evento.

Il concerto

Un pubblico abbastanza eterogeneo per quanto riguarda il punto di vista anagrafico quello dell’Estragon: facile immaginare che la band avrebbe richiamato sia diversi nostalgici che nuove facce affacciatesi alla band dopo il loro ritorno negli ultimi anni.

Nonostante ciò, colpisce la presenza di un gruppo di persone che, nonostante la grande differenza di età, presenta lo stesso identico stile, a riprova di come la band si sia posta in passato e continui a porsi tutt’ora come faccia di un certo sentimento sociale.

Tutti si aspettavano ed erano alla ricerca della medesima cosa, immergersi dentro quell’atmosfera onirica e vaporosa che solo la shoegaze riesce a regalare, un’atmosfera malinconica quanto sognante, che non ti permette di vivere sentimenti brucianti ma solo leggere vibrazioni.

Slowride


Gli Slowdive certamente non hanno deluso le aspettative, riuscendo a mantenere alto il livello nonostante la grande varietà presente in scaletta.

La suddivisione durante il concerto della discografia della band era abbastanza netta, con una tendenza nella fase iniziale ai prodotti recenti, ovvero “Everything is alive” e “Slowdive”, album che si distaccano sicuramente dal sound per cui la band è principalmente riconosciuta, abbracciando più sonorità dreampop.

Nella fase finale si chiude in bellezza, tra il loro ultimo singolo “Kisses” seguito dalle 3 hit assolute della band, “Alison”, “When the sun hits” e “40 days”.

E ancora, un’encore finale bello spesso, con “Sugar of the pill”, singolo del loro album di ritorno, “Dagger”, iconica canzone di chiusura di Souvlaki, rivisitata in una versione spogliata e intima, e “Golden Hair”, cover di Syd barrett che la band ha fatto sua sin dal loro primo album in assoluto.

Scaletta
  1. shanty
  2. Star Roving
  3. Catch the Breeze
  4. skin in the game
  5. Crazy for You
  6. Souvlaki Space Station
  7. chained to a cloud
  8. Slomo
  9. kisses
  10. Alison
  11. When the Sun Hits
  12. 40 Days
  13. Sugar for the Pill
  14. Dagger
  15. Golden Hair (Syd Barrett cover)

a cura di
Simone Endo

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