“Chi segna vince” – la recensione in anteprima del nuovo film di Taika Waititi

“Chi segna vince” – la recensione in anteprima del nuovo film di Taika Waititi
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Presentato all’ultimo Toronto International Film Festival, il film esce oggi nelle sale italiane distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. Noi di The Soundcheck lo abbiamo visto in anteprima e ve ne parliamo qui, in questo articolo.

Chi segna vince racchiude al suo interno tutto il Cinema del Taika Waititi degli ultimi anni (quello del pluripremiato Jojo Rabbit, per intenderci): la capacità che può avere una storia ben raccontata tanto di farci ridere, quanto di portarci a riflettere su noi stessi e sul nostro modo di rapportarci con le altre persone.

Una partita di calcio, che si trasforma allora in una sorta di metafora della Vita: se la affrontiamo con la giusta dose di leggerezza e di ottimismo, il risultato finale sarà poi così importante?

“Chi segna vince”

Basato sul documentario del 2014 Next Goal Wins (di Mike Brett e Steve Jamison), il film segue le vicende della nazionale di calcio delle Samoa Americane, considerata la squadra peggiore del mondo ed impegnata nelle qualificazioni per il Mondiale del 2014, sotto la severa guida del coach olandese-americano Thomas Rongen (interpretato da un canuto, ma sempre eccelso Michael Fassbender).

Primissima scena, ed il regista rompe subito la quarta parete: in uno dei suoi proverbiali cameo, è lo stesso Waititi a rivolgersi allo spettatore, catapultandolo all’inizio di questa storia. Siamo nel 2011, anno in cui la competenza e la grande passione per il calcio di coach Rongen lo hanno portato a diventare il commissario tecnico della Nazionale statunitense Under-20.

Thomas Rongen è però un tipo estremamente irascibile, agitato come una bomba ad orologeria sul punto di esplodere.
E dopo l’ennesima sfuriata a bordo campo, il nostro (anti)eroe verrà condotto ad un bivio: meglio essere licenziati in tronco, o accettare la mission impossibile di trasformare la Nazionale di calcio più debole del mondo in una squadra competitiva?

La risposta è scontata (altrimenti questo film neanche esisterebbe!). A non esserlo è, però, la narrazione di un racconto che pone al suo centro tutta la bellezza dei rapporti umani. Quelli davvero sinceri, i legami che rendono la vita di ciascuno di noi degna di essere vissuta.

Nessun uomo è un’isola

“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.”

John Donne, poeta inglese del XVI secolo

Come un’isola è, invece, proprio come si sente il personaggio di Fassbender: un uomo alla deriva che non sembra riuscire più ad amarsi e ad amare la vita. Il suo cuore porta dentro di sé il peso di un passato tormentato, un peso immenso che però il protagonista non vuole lasciare andare.

Anche le Samoa Americane sono un’isola o, meglio, una costellazione di tante piccole isole, che anche un po’ romanticamente rappresenta le diverse persone che abitano questo territorio sperduto a largo dell’Oceano Pacifico.

C’è Tavita (Oscar Kightley), il presidente della Nazionale di calcio samoana, che nel tempo libero diventa cameraman e gestore di un ristorante di cucina locale, poiché, come ci tiene a sottolineare, “è un’isola piccola, tutti facciamo tutto”. Rambo (Semu Filipo), di professione poliziotto, ma che non disdegna l’utilizzo del suo formidabile tiro ad effetto quando il gioco si fa più duro. C’è Nicky Salapu (interpretato da Uli Latukefu), portiere leggenda della nazionale samoana. Colui che prese parte alla più grande debaclè della storia del calcio, quando l’Australia gli rifilò 31 gol in una sola partita. Un’umiliazione sportiva che ancora non è riuscito – evidentemente – a digerire.

E poi c’è Jaiyah Saelua (interpretata da Kaimana), difensore centrale e capitano della squadra, nonché faʻafafina, ovvero persona che si identifica esternamente ai generi convenzionali maschio-femmina. Un sentirsi non-binary che è comunemente accettato e abbracciato dalla società Samoana come parte integrante della loro cultura (il mondo occidentale prenda nota). Jaiyah è stata inoltre la prima donna apertamente trans e non-binary a giocare una partita di qualificazione ai Mondiali di calcio: la sua è proprio una storia da film!

Scalare le montagne

Coach Ronger: “Mi avete ricordato che giocare mi è sempre piaciuto di più che vincere”.
Rambo: “Ma noi vogliamo vincere”.
Coach Ronger: “Allora siate felici”.

“Chi segna vince”, Taika Waititi, 2024

In questo breve dialogo è racchiusa l’essenza dell’intera pellicola. La vita ci mette continuamente alla prova, come una vetta da conquistare passo dopo passo.

Per Coach Ronger quella vetta significherà riuscire finalmente a trovare la forza di fare pace con sé stesso. Una montagna difficile da affrontare (che nel film scalerà per davvero, completando così il suo percorso). Ricordandoci, però, di non lasciarci distrarre dalla cima, perché quel che conta realmente è lo spirito con cui affrontiamo la salita.

Chi segna vince non raggiungerà certo le altezze della poetica narrativa di Vita da Vampiro e di Jojo Rabbit (opera per il quale Waititi vinse l’Oscar 2020 alla “Miglior sceneggiatura non originale“).

Pur senza guizzi memorabili, l’autore neozelandese porta avanti una regia di buon mestiere, funzionale alla storia e al racconto dei suoi personaggi. Su tutti, quello dal volto fragile e arcigno di Michael Fassbender, che ancora una volta si conferma come uno degli attori più camaleontici degli ultimi anni. Vedere per credere.

Appuntamento al cinema dall’11 Gennaio!

a cura di
Alessandro Bertozzi

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Alessandro Bertozzi

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