“The Beekeeper” – Legge o Giustizia
Oggi 11 gennaio uscirà nelle sale italiane l’ultimo film con Jason Statham. Un ritorno al duro e puro per l’attore inglese che, nella sua semplicità, ci fa ragionare su dubbi morali che tutti – almeno una volta nella vita – abbiamo avuto, anche se in maniera molto edulcorata.
Quando vidi per la prima volta il trailer di The Beekeeper, pensai subito che sarebbe stato un film da vedere, un po’ per il mio spirito tamarro, vuoi perchè Jason Statham rimane uno dei miei attori d’azione preferiti sin da Lock & Stock (se non l’avete mai visto recuperatelo).
Lunedi 8 gennaio, grazie alla Leone Film Group e 01 Distribution, ho avuto l’occasione di vedere il nuovo film di David Ayer. Le aspettative erano altissime, dato il trailer adrenailinico passato sugli schermi, ma al tempo stesso la paura di una cocente delusione mi ha fatto entrare in sala attanagliato da pensieri dolce-amari.
Distribuito dalla Leone Film Group e 01 Distribution e prodotto da Cedar Park Studios e Miramax, la pellicola uscirà in tutte le sale italiane oggi giovedì 11 gennaio e si prospetta come il primo fuoco d’artificio del 2024, in mezzo a tanti film autoriali tutt’altro che leggeri.
Questa recensione non riporterà alcun tipo di spoiler, ma descriverà le sensazioni e le emozioni da me provate nel corso della proiezione.
Una tranquilla fattoria di campagna
Titoli di testa, davanti a noi si staglia l’immagine della perfezione: la fattoria tipica americana, con campi di grano in ogni dove. Anche la colonna sonora ci indica come ciò rappresenti a pieno l’immagine del Mulino Bianco.
Il nostro protagonista, Mr.Clay (Jason Statham), è un apicoltore che abita nel fienile della signora Parker. Il rapporto tra i due è solido e dalle loro parole si capisce che si sostengono l’un l’altra. La Signora Parker è un’insegnate in pensione che tiene i conti per un’associazione che aiuta i ragazzi disagiati.
Una truffa però sconvolge le loro vite, poiché – come molto spesso si legge sui giornali – la donna viene raggirata con un finto virus sul suo computer, che, dopo una telefonata, le svuota tutti i conti. Questo avvenimento risulta essere troppo per lei, che si suicida.
Ciò rappresenta il preludio per l’apicoltore, che decide di tornare in azione. Mr.Clay, infatti, è in realtà un Beekeeper, una persona altamente specializzata che agisce sopra ogni legge per un bene superiore: tenere in equilibrio l’alveare. La morte della Signora Parker è per lui un torto impossibile da perdonare e quindi l’unico principio da perseguire è la Giustizia. Ben presto si scopre che il cattivo è Derek Danforth (Josh Hutcherson) supportato dall’ex compagno della madre, Wallace Westwyld (Jeremy Irons).
Questo è l’inizio di una serie di eventi che coinvolgerà la Legge in ogni ordine e grado, in una lunga scia di sangue e colpi proibiti.
Riuscirà Mr.Clay nel suo intento?
L’equilibrio dell’alveare
Uno dei temi affrontati per tutti i 100 minuti del film è rappresentato dall’ape e dal suo ecosistema, un sistema perfetto secondo il Governo americano, che istituisce il programma “Beekeeper” basandosi su questo principio.
Gli USA presentano un sistema da proteggere e da preservare, e il Beekeeper ha questo compito. Proprio come un’ape all’interno dell’alveare.
Lungo tutta la pellicola i riferimenti a questi insetti sono molteplici e, pur essendo un film che non ambisce ad essere divulgativo, le nozioni su questo animale e sulla sua essenzialità per il nostro ecosistema sono di assoluto interesse.
Questo dualismo uomo-ape diventa una delle colonne portanti del film, riuscendo a conferire il giusto ritmo a tutta la storia senza mai esagerare.
Il risultato? Sempre interessante e mai stucchevole.
Jason Statham da una parte, Josh Hutcherson e Jeremy Irons dall’altra, mettono in scena personaggi mai banali, capaci di far riflettere e arrivando a creare un’armonia difficile da trovare in una pellicola del genere.
Tra presente e futuro
The Beekeeper non è un film perfetto: talvolta, infatti, si avverte una mancanza di trama, soprattutto per tutto ciò che concerne il personaggio di Statham, riguardo al quale lo spettatore è a conoscenza del fatto che fosse un Beekeeper e che sia in pensione, senza però sapere nulla di tutto il suo mondo. Si conosce il suo nome attuale, nulla più.
Questa sarà certamente la base per nuovi capitoli.
Che ci sia un nuovo The Transporter all’orizzonte?
La necessità di dare risposte a domande che sorgono durante tutta la durata della pellicola risulta essere incessante a fine film. E rappresenta uno dei motivi per cui l’interesse nei confronti della pellicola e dei personaggi aumenta in tutti e 100 i minuti.
Vedere il film in lingua originale ha certamente aiutato a creare il giusto pathos, ma sono certo che anche il doppiaggio italiano saprà suscitare la stessa sensazione, nonostante la mancanza dell’unicità dell’accento British di Statham.
The Beekeeper ci mostra come – ancora una volta – l’attore inglese si sia cucito addosso un personaggio action ammazzatutto ed esperto di arti marziali, che riesce a far impallidire il suo iconico Deckard Shaw (Fast & Furious) grazie all’elevato numero di avversari “sconfitti” e facendo esaltare tutti i presenti con colpi decisamente sopra la media rispetto agli ultimi film d’azione.
Una sorpresa a suon di colpi proibiti
Il rischio che il film fosse tutto racchiuso nel trailer era elevato, ma questa paura svanisce ben presto poiché Ayer riesce a conferire alla sua pellicola una perfetta alternanza tra azione e stasi, quasi come le perfette onde di uno tsunami.
La struttura è supportata in maniera eccelsa dai tre attori principali, che interpretano i personaggi in modo egregio, senza mai scadere nel macchiettismo. La curiosità su come proseguirà la pellicola è alimentata da scene che si susseguono senza dar mai nulla per scontato. Anzi, anche quando si è convinti di sapere cosa succederà, di lì a poco si rimane stupiti da ciò che avviene realmente.
Insomma 100 minuti assolutamente godibili, che faranno uscire lo spettatore dalla sala con un bel sorriso stampato in faccia! Unica vera delusione è la mancanza di una scena dopo i titoli di coda, ma forse siamo stati abituati troppo bene in questi ultimi anni.
L’unico consiglio che vi posso dare è quello di andare al cinema, comprare una scatola di pop-corn ed una bibita, godendovi a pieno questo film.
E ponendovi la stessa domanda, a cui cerco di dare una risposta da qualche giorno: se a voi accadesse lo stesso, seguireste la Legge o la Giustizia?
Buona visione a tutti!
a cura di
Andrea Munaretto
Seguici anche su instagram!