La Storia e Io: “La Valle dei Fiori”

La Storia e Io: “La Valle dei Fiori”
Condividi su

Il corvo vegliò su di me finché non giunse la luce del giorno.
Non sapeva che non era dall’oscurità che avrebbe dovuto proteggermi, ma dalla luce.

Niviaq Korneliussen nasce in un paesino della Groenlandia meridionale nel 1990, scrive in groenlandese e danese ed è stata la prima autrice a catturare l’attenzione di un pubblico così ampio al di fuori dei confini.

Il New Yorker l’ha definita “l’inaspettata stella letteraria groenlandese” e La Valle dei Fiori, pubblicato in Italia per Iperborea, le è valso il Premio Bjørnson ed il Premio del Consiglio Nordico. È stato il primo romanzo groenlandese ad ottenere quello che è a tutti gli effetti il più alto riconoscimento scandinavano.

Autrice e attivista, le due anime si fondono nelle sue pagine. Così come in HOMO sapienne, con cui ha esordito nel 2014, ambientato nella comunità LGBTQ+ della capitale groenlandese, anche in La Valle dei Fiori esplora argomenti completamente nuovi per la letteratura locale.

La Valle dei Fiori

Al centro del romanzo troviamo però l’incidenza dei suicidi in Groenlandia. La protagonista, di cui non conosceremo mai il nome, ne ricerca in maniera ossessiva la motivazione fin dalla prima pagina. Passa da una finestra Google all’altra, trovando molte ipotesi ma nessuna risposta.

È però evidente, al contrario delle credenze più comuni, che non sia la luce il problema. Il maggior numero di suicidi avviene infatti in primavera e estate, ma soprattutto hanno avuto un aumento esponenziale dalla fine del periodo coloniale e con l’inizio delle politiche di “danesizzazione”.

Fonte Pinterest

Il tema, nonostante la sua presenza costante, rimane da sfondo al racconto senza mai diventare storia. Lega in qualche modo i personaggi che vanno e vengono nella vita della protagonista e le loro storie confuse. Percepiamo che tutti, infatti, hanno tentato di togliersi la vita o conoscono una persona che l’ha fatto.

Non solo sfondo ma anche struttura. I 45 capitoli sono numerati in modo decrescente e sono denominati da poche righe, non inerenti alla trama, dove si raccontano le motivazioni di alcuni suicidi.

Il libro è in continuo affanno, la protagonista cerca costantemente una soluzione che a pochi secondi dal traguardo sembra puntualmente sfuggirle tra le dita. C’è il suo disagio costante, però mai percepito né dalla famiglia né dei genitori.

C’è l’insicurezza data da chi è, dalla sua fisonomia dal colore della sua pelle. Un’incertezza a cui non viene data voce e che si trascina in un circolo sistemico di autodistruzione. A questa si lega il bisogno di un posto nel mondo, una fuga smodata che non porta però mai a casa. Una valle dei fiori sempre visibile solo dall’alto. Ed è forse l’insicurezza dei vari attori, protagonisti e non, che rende tutto un ossessione.

Il testo rimane leggero, nonostante la tragedia si percepisca fin dalla prima pagina. C’è un’ironia quasi grottesca nelle pagine di Korneliussen, amplificata dall’utilizzo di un linguaggio fortemente plurilinguista. Tornano spesso infatti termini in inglese, sia sui muri delle città che nei messaggi scambiati dai protagonisti e scritti su Facebook.

Il vero protagonista del romanzo è forse però l’assenteismo del paese, che non vuole e non riesce a trovare una soluzione a questa ondata di suicidi di cui fanno parte anche i giovanissimi. Non c’è assistenza, in alcun modo, ma solo un muro contro cui scontrarsi. E in un mondo del genere, una valle dei fiori è difficile anche immaginarla.

a cura di
Andrea Romeo

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – “La canzone dell’eterno rimpianto”, la tragica vita di una ragazza di Shanghai raccontata da Wang Anyi
LEGGI ANCHE –
Lo stato di Emergenza della fabbrica culturale
Condividi su

Andrea Romeo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *