“Assassinio a Venezia” – Il fascino dell’inspiegabile

“Assassinio a Venezia” – Il fascino dell’inspiegabile
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In uscita oggi, 14 settembre, nelle sale italiane “Assassinio a Venezia“, la nuova avventura di Hercule Poirot, diretta ed interpretata ancora una volta da Kenneth Branagh. In questo nuovo caso, l’investigatore privato belga dovrà vedersela con qualcosa di apparentemente inspiegabile.

Dopo i primi due capitoli della saga Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo, Kenneth Branagh torna a dirigere Hercule Poirot – o, meglio, sé stesso – nella sua nuova avventura che, questa volta, si svolge nella bellissima città di Venezia.

Affiancato nuovamente da un cast di tutto rispetto (composto dal premio oscar Michelle Yeoh, Jamie Dornan, Tina Fey e l’italianissimo Riccardo Scamarcio, che intrepreta la guardia del corpo di Poirot) Branagh decide di far affrontare al detective un caso atipico, che metterà a dura prova le capacità investigative del protagonista, ponendolo faccia a faccia con il soprannaturale.

Fantasmi o suggestioni?

Dopo un periodo di inattività in cui Poirot si è tenuto lontano dalla risoluzione di complicati casi di omicidi o sparizioni, una vecchia amica, la giornalista Ariadna Oliver, si reca da lui per invitarlo ad un evento in una casa apparentemente infestata da spiriti in cui poco tempo prima era morta la figlia della proprietaria e dove si terrà una seduta spiritica volta proprio a comunicare con la defunta.

Ovviamente un uomo che ha basato la sua vita e la sua carriera sulla logica e sulla razionalità non può credere ai fantasmi, né tantomeno a persone che millantano di essere in grado di comunicare con loro.
Ecco perché Poirot non partecipa all’evento solo con scetticismo, ma con l’intento di smascherare la ciarlatana che sta cercando di imbrogliare una madre che ha perso una figlia.

Il detective si troverà, però, a dover affrontare omicidi ed eventi inspiegabili che lo faranno persino dubitare di tutto ciò in cui ha sempre creduto.
Lui stesso sarà testimone di visioni, voci e accadimenti inquietanti.

Forse i fantasmi esistono?

Poca Italia…in Italia

Senza scendere troppo nei dettagli per evitare spoiler passiamo ai pro e contro del film.
Venezia è senza dubbio perfetta per accogliere una situazione come quella raccontata, ma viene poco valorizzata dato che l’intero film si svolge al chiuso e di notte.
Positivo il fatto di aver preso almeno un attore italiano, data l’ambientazione, ma credo che anche questa volta si sia persa l’occasione di rendere il cast più inclusivo – siamo in Italia e ci sono più stranieri che italiani.

Non è mia intenzione riaccendere il dibattito scatenato dalle affermazioni di Pierfrancesco Favino, che ha affermato la sua delusione riguardo alle scelte di cast di attori americani per interpretare personaggi italiani (come per esempio Adam Driver che interpreterà Enzo Ferrari).

Purtroppo, però, il problema esiste sul serio ed è davvero un peccato. Abbiamo già avuto la prova con il film House of Gucci, nel quale gli attori americani parlavano inglese forzando un accento italiano.

Di attori bravi in Italia ne abbiamo eccome, quindi sarebbe stato carino vederne apparire un po’ di più.

Scooby-Doo, dove sei tu?

Il caso è piuttosto avvincente e concede pochi momenti morti al film, rendendolo godibile e per nulla noioso.
Interessante la scelta di inserire il soprannaturale come elemento di investigazione razionale, nonostante ci fosse il serio rischio di sfociare in uno special di due ore di Scooby-Doo, cosa che, fortunatamente, è successa solo in parte. Purtroppo però si ha la sensazione di un “già visto”, come se conoscessimo già quasi tutti i risvolti del caso, o almeno è stato così per me.

Certo non mancano i colpi di scena inaspettati, ed il film riesce comunque a tenere lo spettatore incollato allo schermo per provare a capire come siano andate le cose, ma quella sensazione di cui parlavo prima mi ha praticamente indicato sin da subito chi fosse il colpevole.
E vi assicuro che non sono un investigatore privato.

Apprezzato il finale che lascia spazio all’interpretazione.

Il problema del doppiaggio

Purtroppo, mi trovo costretto a giudicare in modo negativo il doppiaggio di Riccardo Scamarcio che, come spesso succede, si è ritrovato a fare un mestiere non suo … e si è sentito.

Ora, non so se sia colpa sua o meno, perché di solito l’attore può scegliere – come già fatto da Alessandro Borghi in Diavoli – di essere doppiato da un professionista, ma sta di fatto che questo è un problema che continua a presentarsi spesso nei film esteri.

In Italia abbiamo l’élite dei doppiatori, siamo i migliori al mondo nel farlo, eppure lo spettatore è spesso costretto ad ascoltare non professionisti che provano a fare un mestiere che, evidentemente, non è per tutti. Credo che il vero problema nasca dal fatto che, per i non esperti del settore, questo sia un mestiere altamente sottovalutato. E che si pensi che chiunque possa farlo.

Quello che queste persone forse non sanno, è che non bisogna essere esperti di doppiaggio per accorgersi che chi sta doppiando non è un professionista. Basta avere un minimo d’orecchio.

Ci sono migliaia di ragazzi giovani e di professionisti che vengono privati di un’opportunità o di un lavoro per essere sostituiti da personaggi famosi che faranno il lavoro sicuramente peggio di loro.

Quindi basta con queste forzature e lasciate spazio alle nuove leve e a chi questo mestiere lo fa da una vita.

Il punto forte del film

Sono sempre stato un fan dei gialli e mi appassiona provare a cercare la soluzione del caso prima che venga rivelata.
Pertanto devo dire che, pur avendo capito subito chi fosse il colpevole, era davvero difficile risolvere tutti gli enigmi presenti all’interno della storia e, soprattutto, il “come” gli omicidi fossero avvenuti.

Inoltre, lo stesso dubbio che ha il nostro Poirot per tutto il film, lo abbiamo anche noi: non riusciamo a capire se davvero la casa sia infestata da fantasmi oppure no, e questo perché vediamo lo stesso protagonista dubitarne.
E se persino un uomo saldo nelle proprie convinzioni e nella propria capacità di discernimento vacilla di fronte ad eventi inspiegabili, non può che far vacillare anche chi gli sta intorno.

Questo è il punto forte della pellicola, qui è dove riesce nel suo intento e dove compensa con i lati negativi.

Tutto sommato, quindi, Assassinio a Venezia è un film nella norma, anche se sicuramente meglio del precedente.

Il messaggio finale però appare molto chiaro: a volte bisogna accettare che non abbiamo sempre la risposta a tutto!

a cura di
Edoardo Iannantuoni

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