Muse – Stadio San Siro, Milano – 22 luglio 2023

Muse – Stadio San Siro, Milano – 22 luglio 2023
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Dopo aver infiammato l’Olimpico di Roma i Muse arrivano anche a Milano per portare il loro spettacolo pieno di effetti visivi. Ad aprire per loro c’erano i One Ok Rock i Royal Blood

One Ok Rock e Royal Blood

I Muse a San Siro. Che serata. Ma andiamo con ordine. I primi ad esibirsi sono stati i One Ok Rock, band giapponese davvero molto interessante che la sera prima si è esibita al Fabrique di Milano davanti ai propri fan e sabato è stata chiamata ad aprire il concerto di una delle rock band più amate al mondo. E devo dire che hanno dimostrato con i loro brani che questa scelta non è stata un caso.

Ennesima prova che il mercato asiatico cresce sempre di più ed è ormai una realtà che non può e non deve essere ignorata.

Ma per riscaldare ancora di più l’atmosfera della quasi fresca giornata di sabato 22 luglio non poteva esserci band migliore dei Royal Blood, che hanno portato il loro rock sul palco di San Siro, per preparare il pubblico all’arrivo dei Muse.

Il duo britannico composto dal bassista Mike Kerr e dal batterista Ben Thatcher ha dimostrato tutta la sua freschezza portando nove brani e suonando per circa un’ora.
Nonostante soli 3 album all’attivo, di cui l’ultimo uscito nel 2021, i Royal Blood si sono fatti conoscere dal pubblico rock attraverso brani dalle sonorità molto marcate e grazie alla forte presenza di basso e batteria.

Infatti sul palco erano presenti solo Mike e Ben, nonostante nelle loro canzoni sia presente anche la chitarra elettrica che, in questo caso, era registrata e riprodotta in playback. Scelta alquanto curiosa.

Il loro brano migliore e quello che li ha resi famosi è sicuramente “Figure It Out”, che la band ha scelto come pezzo di chiusura e che ha fatto letteralmente impazzire il pubblico presente.

  1. Out of the Black
  2. Come on Over
  3. Boilermaker
  4. Lights Out
  5. Pull Me Through
  6. Trouble’s Coming
  7. Little Monster
  8. How Did We Get So Dark?
  9. Figure It Out
Fuoco e statue

Lo stadio si riempie fino a raggiungere quasi la capienza massima e resta in attesa dell’inizio del concerto che tutti stavano aspettando: i Muse.

Inizialmente il palco sembra fin troppo semplice, senza apparenti effetti visivi, quasi come se non fosse in grado di regalare uno spettacolo degno di essere chiamato tale, degno dei Muse.

Ma veniamo subito smentiti con la prima canzone, “Will Of The People”, che prende il titolo dall’omonimo album, uscito l’anno scorso.
Durante la canzone vediamo un cerchio di fuoco all’interno del quale compaiono, sempre in fiamme, le lettere W, O, T e P, che formano l’acronimo del titolo prima citato.

Ovviamente non poteva essere già finita qui, e i Muse ci sorprendono ancora facendo comparire prima un’enorme statua raffigurante un uomo mascherato e incappucciato, simbolo dell’ultimo album e presente in tutti i video musicali delle canzoni tratte da esso, che muove la testa e la mano durante le canzoni; e per gli ultimi brani questa statua viene sostituita da quella di un demone con tanto di corna con le braccia aperte in segno di provocazione che ci fa capire di “possederci tutti”.

Il nuovo e il vecchio

Molti dei brani erano tratti, per forza di cose, dall’ultimo album, come “Won’t Stand Down”, “Compliance” e “Verona”, durante le quali ci sono stati spari di coriandoli ed emozionanti sventolamenti di flash.

Ma non sono mancati anche i grandi e indimenticabili classici che hanno fatto innamorare il mondo dei Muse come “Hysteria” con il suo incredibile assolo di chitarra, “Time Is Running Out” con uno dei ritornelli più famosi e più cantati della storia del rock e “Plug In Baby” con l’iconica chitarra distorta.

L’apice del concerto però, nonostante le fiamme, i laser e le statue incredibili e suggestive, i Muse lo raggiungono con l’ultima canzone della serata, uno dei pezzi migliori della band, se non IL migliore: “Knights Of Cydonia”.

Quest’ultimo brano è stato introdotto da un lungo omaggio al grande Ennio Morricone, e all’Italia, per il quale il bassista Chris Wolstenholme ha suonato “The Man With The Harmonica”, pezzo famosissimo tratto dalla colonna sonora del film “C’era una volta il West” di Sergio Leone.
Non poteva esserci introduzione migliore e brano migliore per concludere il concerto.

Conclusioni

Per l’ennesima volta i Muse non hanno deluso i propri fan e hanno portato sul palco uno spettacolo incredibile, accompagnati da due band di tutto rispetto.
Ma, purtroppo, non tutto è andato liscio.

Almeno personalmente ho notato un problema con il volume della voce di Matt Bellamy. Si faceva spesso fatica a sentire il cantante e a distinguere le sue parole in parecchie canzoni, e questo è stato davvero un peccato, considerata la bellezza e la potenza di tale voce. Non sono sicuro che il problema fosse tecnico o se Matt avesse qualche problema vocale, ma considerato che non ha fatto molta fatica a raggiungere note altissime, forse possiamo attribuire la colpa al mixaggio volumi.

Tolto questo problema, però, il concerto è stato senza dubbio spettacolare, seppur non paragonabile a quello del 2013, dove gli effetti speciali erano a dir poco stupefacenti e indimenticabili. Forse anche i Muse iniziano a sentire la fatica degli anni?

Poco male, visto che sono riusciti comunque a fare meglio di band molto più giovani di loro e ad accontentare i propri fan, che sono usciti entusiasti dal concerto.
A differenza di altre band della stessa generazione, infatti, i Muse non hanno rinunciato a mettere in scaletta i loro brani iconici, seppur difficili da fare tutti insieme, e hanno portato la bellezza di 25 canzoni.

Quindi, care band più giovani, se avete bisogno di ispirazione la risposta è semplice: Muse.

  1. Will of the People
  2. Interlude
  3. Hysteria
  4. Psycho
  5. Map of the Problematique
  6. Resistance
  7. Won’t Stand Down
  8. Compliance
  9. Thought Contagion
  10. Verona
  11. Time Is Running Out
  12. The 2nd Law: Isolated System
  13. Undisclosed Desires
  14. You Make Me Feel Like It’s Halloween
  15. Madness
  16. We Are Fucking Fucked
  17. The Dark Side
  18. Supermassive Black Hole
  19. Plug In Baby
  20. Behold, the Glove
  21. Uprising
  22. Prelude
  23. Starlight
  24. Kill Or Be Killed
  25. Knights Of Cydonia

a cura di
Edoardo Iannantuoni

foto di
Mirko Fava

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Edoardo Iannantuoni

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