GP di Montecarlo – Dietro le quinte

GP di Montecarlo – Dietro le quinte
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Siamo abituati a goderci una gara di F1 o MotoGP comodamente seduti sul nostro divano o, per i più fortunati, seduti sulle tribune dei più belli ed iconici circuiti del motorsport, ma dietro ad un semplice evento c’è un mondo nascosto, oggi vediamo una gara dagli occhi di un soccorritore

Quanti, come me, sono affascinati dal mondo delle corse e hanno un ricordo che li ha fatti appassionare, amare un pilota, una scuderia o un GP? Molte volte quel mondo lo vediamo lontanissimo, con un’aura quasi mistica, pochi hanno la fortuna del cosiddetto pit-walk ancora meno la possibilità di toccare con mano quei bolidi che sfrecciano sull’asfalto della pista.

Dietro ad una corsa automobilistica c’è un mondo quasi nascosto fatto di persone e professionisti silenti, che fanno sì che tutto funzioni al meglio per il pubblico e per i piloti; questo è il racconto di un soccorritore al GP di Montecarlo, è l’esperienza vissuta durante lo scorso anno al Monaco Historic Grand Prix, gara complementare al GP di Montecarlo che avviene ogni due anni e raccoglie la storia dell’automobilismo in un weekend dai toni romantici.

Un weekend lungo quattro giorni

Giovedì mattina ore 6:30, la sveglia suona come sempre, ma oggi non andrò a lavorare, mi metterò la divisa rossa e salirò in macchina e la mia destinazione sarà Montecarlo, dopo un breve viaggio per recuperare il mezzo assegnatoci saluto i “colleghi”, si ride e si scherza del più o del meno e si parte.

Prima tappa Cuneo, dopo un’ora e mezza di auto arriviamo nella provincia granda per riunirci con tutti i volontari pronti a questa grande avventura, sì siamo tutti volontari e sì la Croce Rossa Italiana è a supporto di quella Monegasca ormai da parecchi anni nello svolgimento delle varie gare presenti nel Principato, ma di questo ne parleremo tra poco.

Dopo le presentazioni di rito con tutti coloro che non si conoscono (il Piemonte è la regione col più alto numero di volontari e comitati di Croce Rossa in Italia) si parte alla volta di Montecarlo, una colonna di mezzi bianchi e rossi che in poco più di tre ore arriva a destinazione.

I mezzi impegnati all’arrivo a Montecarlo

Ricongiunto il gruppo, si arriva dopo una breve passeggiata all’auditorium Ranieri III posizionato proprio accanto al tunnel che qualche anno fa è stato teatro di un assurdo incidente tra Schumacher e Montoya. Un breve rinfresco ci accoglie e l’ospitalità monegasca un po’ stupisce: sorrisi, auguri e quella parola in più che ti fa sembrare di essere colleghi da sempre.

Inizia il briefing, rigorosamente in francese, dove ci viene raccontato in numeri cos’è il GP di Monaco, di quanto supporto arriva dai vari comitati nazionali di Croce Rossa e di cosa si può o non si può fare sul tracciato, tutte le attenzioni fatte per mantenere il più alto tasso di sicurezza per tutti, veniamo divisi in squadre e ci consegnano i badge identificativi.

Fermi un attimo, ma perchè Croce Rossa Italiana è qui?

A Montecarlo la Croce Rossa non si occupa di soccorso, ma di sociale ed è per questo che chiede aiuto dai comitati nazionali limitrofi e non solo. Per la Formula E ed il GP Storico, essendo eventi ridotti il supporto viene dato da Croce Rossa Italiana grazie alle 3 regioni confinanti: Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, oltre che dal Comitato Nazionale francese, per il GP appena trascorso i comitati nazionali sono molti di più e arrivano da oltre 10 nazioni diverse, capite quanto sia immane lo sforzo di risorse e coordinamento.

Finalmente l’odore di benzina

Secondo giorno: sveglia ore 7:00, dopo una breve colazione io e la mia squadra ci appropinquiamo al punto d’incontro, conosciamo il capo squadra che ci assegna i compiti di giornata, la nostra zona d’azione è la più ampia di tutto il circuito, dovremo controllare dal casinò fino alle terme, passando dall’Hotel Fairmont; la giornata si prospetta lunga, le prime auto gireranno in pista dalle 11 di mattina, mentre le ultime finiranno la loro sessione alle 18:30.

Metto lo zaino in spalla, prendo la radio e la mia squadra inizia la ronda tra il parco davanti al casinò e i tetti dei vari complessi, il rumore delle auto inizia a dominare su tutto, la gente passeggia come se tutto ciò che gli accade attorno fosse la quotidianità, questa è forse la magia di Monaco, dove tutto è normale anche nei weekend di gara.

L’iconica Loews, il cosiddetto tornantino

La giornata scorre veloce, riusciamo anche ad avere alcuni momenti di tranquillità riuscendo ad ammirare angoli iconici del gran premio, annusando l’odore di benzina accompagnato da v10 dal rumore assordante su auto guidate da piloti vincitori della 24 ore di Le Mans ed ex piloti di F1; L’orologio segna le 18:30, la città in un attimo si zittisce e il nostro compito per oggi è finito, torniamo al punto di incontro, salutiamo il caposquadra e ringraziamo per il supporto datoci, l’orologio segna 18,82km camminati.

Questo primo incontro con la magia del Principato è inebriante, l’atmosfera non è ancora calda, ma sono solo le prime prove e il weekend è ancora lungo e pieno di sorprese; arrivati in stanza una doccia veloce e poi tutti a vivere una serata all’insegna della mondanità e di una passeggiata tra le auto dormienti nel paddock allestito lungo il porto.

Uno scorcio Notturno del circuito di Montecarlo
Sabato: Giorno di qualifiche

Oggi la sveglia è prima, dobbiamo trovarci in pista alle alle 7:30 perché le auto iniziano a girare alle 8:15 e non finiranno prima delle 17. Oggi la zona da presidiare cambia, perché come detto durante il briefing l’esperienza del GP per un soccorritore è quella di provare varie tipologie di servizio per una maggiore esperienza, presidieremo le tribune L-M-K, ovvero la zona tra le due piscine fino a Santa Devota, siamo tre squadre a presidiare la zona.

Uno degli aspetti fondamentali di un servizio del genere è quello di mettere a proprio agio le persone che stanno attorno a noi e di non “impallare” le riprese televisive, quindi quando c’è da intervenire bisogna sempre farlo con la massima discrezione portando via la persona da soccorrere nel più breve tempo possibile.

Le auto oggi sono vicine, vicinissime a noi, per un appassionato di motori come me è una sensazione incredibile, sulla schiena vi è sempre un brivido costante, un’eccitazione mai provata prima, ma non ci si può distrarre un attimo, il momento per soccorrere qualcuno è sempre dietro l’angolo che sia un incidente grave o un semplice cerotto da mettere su un dito tagliato.

Tanti passi con lo zaino per noi soccorritori

Le ore passano velocemente, gli incroci con le altre squadre si susseguono, le battute con i componenti della Croce Rossa locale stemperano il clima e mettono a proprio agio tutti i volontari che iniziano a sentire la fatica dei tanti passi fatti con gli zaini sulle spalle. Sono ormai le 17 e nelle cuffie alla radio si sente l’ordine di rientro e il libera tutti, un’altra giornata è finita, i passi fatti oggi sono 26700 e i km sono gli stessi del giorno prima, le gambe non vedono l’ora di dire basta, ma manca ancora una giornata.

Pronti allo spegnimento del semaforo

Ultimo giorno a Montecarlo, la sveglia alle 6.30 oggi è pesante, ma per me segna l’esperienza più importante, nel giorno di gara la mia squadra è in pista (siamo alla seconda delle piscine) le dinamiche sono diverse, non siamo più solo noi, ma dobbiamo configurarci col medico e gli ausiliari dell’ACM (Automobile Club de Monaco).

Arriviamo dal capo squadra che ci consegna casco e radio, oltre che l’immancabile zaino di soccorso, dobbiamo stare attenti a come ci posizioniamo, le telecamere osservano tutto il circuito e noi dobbiamo essere discreti e non dare fastidio, le gare iniziano e tutto va per il verso giusto le auto diventano sempre più recenti, più rumorose, più potenti.

Il casco di un soccorritore a Montecarlo

La giornata stranamente passa più lentamente degli altri giorni, sicuramente sarà l’adrenalina, vicino a noi ci sono i Box, le personalità aumentano e si fanno notare e il personaggio del giorno è sicuramente Leclerc che nella pausa pranzo si esibirà con l’auto di Lauda che l’anno precedente durante lo stesso contesto è rimasta incidentata nella domenica di gara.

Potrebbe essere il teatro perfetto per preparare il GP di Formula 1 (anche se sappiamo com’è andata finire per il povero pilota monegasco che trova nella gara di casa il suo spauracchio) e invece finisce nel peggiore dei modi, macchina contro il guard rail alla Rascasse poco distante da dove stiamo presidiando la pista.

Lecler un attimo prima del disastro
Ultimi attimi prima dei saluti

Finita questa tragica esperienza riprendono le gare, le auto adesso sono quelle più vicine a noi, le più recenti hanno corso nel 1985 (questo significa che anche io posso essere un pezzo del GP storico vista la mia data di nascita), come per tutto il resto della giornata i piloti non si risparmiano, pur avendo tra le mani mezzi che valgono svariati milioni di euro. L’intensità della gara ci proietta in battaglie epiche e piloti che hanno fatto la storia del mondiale di F1, sulle carene delle auto si leggono nomi leggendari, da Lauda a Prost fino a Mass.

La corsa finisce con un botto alle piscine e una passerella finale di tutte le auto giunte al traguardo, gli steward sbandierano a mo’ di saluto tutti i piloti e il pubblico e tutti noi applaudiamo lo spettacolo che ci hanno donato, dimenticandoci che in palio c’era solo l’onore e nessun punto.

Con ancora l’emozione negli occhi torniamo dal caposquadra per restituire tutto il materiale, dopo tre giorni ci ricongiungiamo con tutto il gruppo piemontese, salutiamo tutti i colleghi presenti, prepariamo i mezzi e torniamo a casa. Un’esperienza che da raccontare può sembrare unica, ma unici sono tutti coloro che riescono ad organizzare un evento del genere facendo sì che tutto giri alla perfezione.

Questa è solamente la mia esperienza, vista con gli occhi di un appassionato nonché soccorritore, in uno dei luoghi più iconici e unici di tutto il panorama del motorsport mondiale, dove il Principe è un appassionato come noi e riesce a rendere magico un circuito stradale che ormai è anacronistico e troppo piccolo per le auto moderne.

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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