Roglic e il Giro2023, un cerchio che si chiude

Roglic e il Giro2023, un cerchio che si chiude
Condividi su

Lungo la strada che sale verso la cima del monte Lussari, Primoz Roglic sembra vivere un film già visto e rivisto. Chissà cosa ha pensato, mentre la catena gli cadeva e i secondi passavano inesorabili, il campione sloveno, che vedeva scivolare l’ennesima possibile vittoria in un grande giro. A dire la verità, quello non è stato l’unico momento di questo Giro2023 in cui Roglic deve aver visto scorrere di fronte a sé le immagini già vissute nel 2020, con l’ormai celebre crono di La Planche de belles filles a sottrargli un Tour de France già vinto, consegnandolo all’allora semisconosciuto Tadej Pogacar, e nel 2022, con delle brutte cadute a tagliarlo fuori dal Tour e dalla Vuelta a Espana, vinta poi da Remco Evenepoel (ritiratosi anzitempo dal Giro d’Italia appena concluso a causa del Covid).

Per Roglic il Giro2023 è complicato sin dall’inizio

Sin dall’inizio, il Giro2023 di Roglic – in cui alla vigilia appare scontato che la vittoria finale sarà un affare a due tra lo sloveno e il già citato Evenepoel, in una sorta di remake di quanto già visto alla Vuelta qualche mese fa, prima del ritiro dalla corsa spagnola di Roglic – è marchiato a caldo dalla malasorte e dalle cadute. Non le sue, ma dei suoi più fidi scudieri: da Foss e Gesink a van Emden, passando per Keldermann e Tratnik (tutte, o quasi, defezioni dell’ultimo minuto). A disposizione di Rogla ci sono comunque uomini come Bowman, Affini, Dennis e Kuss, tutti gregari di altissimo livello, certo, ma pur sempre sostituti dell’ultima ora di altri uomini che si erano preparati apposta per la Corsa rosa.

L’Epos del Giro2023 esplode sulle grandi montagne: dal Monte Bondone alle Tre Cime

Se le prime settimane sono, eufemisticamente, interlocutorie per le sorti della classifica generale, per lo spettacolo e più in generale per vedere i big fare qualcosa, l’epos del Giro2023 esplode all’inizio della terza settimana, con l’arrivo delle grandi montagne. A farne subito le spese è ovviamente il povero Armirail, in quel momento maglia rosa, che perde il simbolo del primato sul Monte Bondone. Attenzione, perché in quella tappa Roglic viene attaccato da Geraint Thomas e Joao Almeida (i due principali outsider secondo i pronostici) che approfittando di una giornata in cui la gamba non è evidentemente delle migliori riescono a staccarlo, portandogli via 25” (che sarebbero potuti essere ben di più se il buon Kuss non avesse aiutato Roglic a contenere i danni).

Un momento, potenzialmente, decisivo, che rischia di far pendere la bilancia del Giro2023 in direzione opposta rispetto a Roglic. Che però non si dà per vinto. Nella tappa di Val di Zoldo attacca, portandosi dietro Thomas e staccando Almeida. E il giorno dopo, verso le Tre Cime di Lavaredo, mette alla frusta la squadra preparando un attacco che, però, alla fine, non arriva. Forse la gamba non è quella dei giorni migliori, chissà. Thomas lo capisce e lo attacca e alla fine Roglic gli va dietro, recuperandogli anche 3” nel finale.

Dai Vosgi alle Alpi Giulie, un cerchio che si chiude

Come al Tour del 2020, si decide tutto in una cronometro. Stavolta, Roglic parte dietro: Thomas ha un vantaggio di 26” sullo sloveno e ha preparato con cura maniacale l’ascesa cronometrata del Lussari, al punto da scegliere perfino di cambiare il casco al momento dell’obbligatorio cambio bicicletta. Roglic parte bene, Thomas si difende: lo sloveno, pur recuperando qualche secondo, non sembra riuscire a fare la differenza necessaria. Chissà, quindi, cosa è successo all’inizio della salita verso il Lussari, quando la differenza nei tempi tra i due inizia ad allargarsi e i secondi recuperati da Roglic sono sempre di più. E stavolta non c’è sfortuna che tenga. Un’uscita di catena, la ruota che slitta e il cronometro che continua a correre.

L’uscita di catena: l’attimo che ha consegnato il Giro2023 a Roglic

In realtà, quell’attimo è stato lunghissimo, più di quanto il freddo e indifferente scorrere dei centesimi di secondo lasciasse immaginare. In quell’istante, tutte le storie possibili sono scorse nella mente di Roglic. Che ha deciso, però, di diventare più forte della malasorte. Aiutato dal tifoso (che pare essere stato, ai tempi in cui Rogla era ancora un campione di sci, un suo compagno di squadra, ma che forse altro non era che la forza di volontà dello sloveno diventata così potente da materializzarsi sotto forma di essere umano) che lo ha spinto rimettendolo in marcia, Roglic è andato, di forza, a prendersi il Giro2023. Cambiando, per una volta, il suo rapporto con la sorte che, proprio dalla crono in cui perse il Tour del 2020, sembrava essergli avversa. E chiudendo sulle Alpi Giulie un cerchio che, proprio in quel caldo giorno di settembre, si era aperto sulle cime dei Vosgi.

A cura di
Epifanio Romano

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Formula 1, le pagelle del GP di Montecarlo
LEGGI ANCHE – Elodie Show 2023, sold out e nuove date
Condividi su

Epifanio Romano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *