“Labirinti” è l’EP d’esordio di Milano Shanghai, l’intervista

“Labirinti” è l’EP d’esordio di Milano Shanghai, l’intervista
Condividi su

Labirinti” è l’EP d’esordio Milano Shanghai disponibile da oggi 17 aprile su Spotify e tutte le principali piattaforme streaming per Irma Records.

Milano Shanghai è una crew di tre ragazzi milanesi, collocata all’interno della scena underground locale. Tra polaroid fuori fuoco e impressioni notturne, il singolo “Salvagente”, uscito lo scorso 13 marzo, muovendosi tra batteria elettroniche, ritmiche bossa nova e armonie jazz scure ma sognanti, ha posto le basi per “Labirinti”, manifesto musicale del trio.

Immagini sfocate che ritraggono il quotidiano, vita di quartiere, una città grande che a volte pare fin troppo stretta: i tre ragazzi di Milano, smarriti dentro Labirinti, raccontano le sensazioni notturne che percepiscono nell’aria. Sono sei i brani che si alternano tra ritmiche serrate e accordi jazz, atmosfere dream e ambientazioni cupe, avvolte da una nebbia fitta, come quella di alcune notti, tra luci a led e fumi, in una Milano orientale e a tratti enigmatica. 

Ecco l’intervista!
Ciao Milano Shanghai e benvenuti su The Soundcheck! Raccontatemi un po’ di voi. Qual è il vostro percorso artistico?

Ciao! grazie di averci ospitati. Il nostro percorso parte in camera del nostro fondatore Pietro Gregori, il quale aveva delle demo registrate casalinghe. Ce le ha fatte sentire, e poco dopo eravamo in studio a capire come svilupparle. Tutti e 3 veniamo da percorsi diversi, ma abbiamo una linea di pensiero comune molto forte, riguardo la produzione ed il modo di concepire la musica. 

Perché proprio “Milano Shanghai”? Avete dei legami con queste due città?

Il nome Milano Shanghai nasce attraverso il nostro modo di vivere una città piena di stimoli quale è la nostra metropoli. Shanghai è una metafora del mondo orientale a Milano che ci avvolge ogni giorno, tra bar, negozi e street food. L’estetica di tutto questo ci ha sempre appassionato, di giorno ma soprattutto di notte, quando restiamo gli unici in strada tra “labirinti e luci”.

Labirinti è il vostro EP d’esordio: come siete arrivati a questo lavoro?

Labrinti è un lavoro nato gradualmente in studio, nel corso di 2 anni. Veniamo tutti da contesti diversi, chi dalla black music, chi dall’indie e chi dall’elettronica. Con questo progetto volevamo mettere tutte le influenze che abbiamo acquisito nel corso degli anni, creare una musica ibrida al 100%.

Vi collocate in un genere musicale preciso? Se sì, quale?

La prima cosa che ci siamo detti in studio è stata quella di non voler seguire una scia particolare, volevamo essere completamente liberi dall’etichettare la nostra musica in un genere preciso. La lingua in italiano ci porta verso la nuova scena indie italiana, ma con influenze musicali europee e d’oltre oceano.

Descrivete la vostra musica in 3 parole

Stilosa, intima, underground.

Che cosa vi emoziona di più della musica?

La musica che ci emoziona di più è quella che osa, che rischia un passo falso e che si sbilancia di più tra le infinite proposte che escono ogni giorno. Ma, è anche quella musica che ci ricorda un momento preciso della nostra vita,  un deja vu nel quale possiamo perderci e scappare dalla realtà.

Qual è la traccia dell’EP a cui siete più legati?

È una domanda difficile, dato che tutte sono nate in contesti diversi e hanno una propria anima. Il singolo Salvagente, forse, è il brano a cui tutti noi siamo particolarmente affezionati. 

C’è un filo conduttore all’interno dell’EP?

Il nostro modo di scrivere è sicuramente un marchio evidente, attraverso immagini sfuocate e fotografie sbiadite della realtà che viviamo. C’è molta diversificazione tra gli arrangiamenti, ma esiste una linea comune tra suoni, ritmiche serrate e atmosfere dream.

Parlatemi del brano “Esilio”

Esilio il brano più intimo del disco, scritto in una mattina di gennaio di due anni fa, con la neve sopra i tetti. Parla della voglia di congelare un momento di quotidianeità, di fermare il tempo, un po come i giorni che stiamo vivendo in quarantena. Abbiamo deciso di metterlo come ultima traccia dell’ep per creare un finale “a tu per tu” con l’ascoltatore,e  ringraziamo Jacopo Merlini per averci suonato una bellissima parte di clarinetto, ci fa sentire a casa. Vicino al camino. 

Un messaggio ai nostri lettori!

Continuate supportare la musica emergente, senza paraocchi e limitazioni di genere! Solo così la musica potrà continuare ad evolversi negli anni. Un saluto a tutti voi e ci auguriamo che il nostro ep d’esordio possa piacervi.

a cura di
Giovanna Vittoria Ghiglione

Seguici anche su Instagram!
https://www.instagram.com/p/B_Ac0UAINUH/?utm_source=ig_web_copy_link
LEGGI ANCHE – L’ennesimo: “Freddo Cane”, un ritorno tra costole e cuore
LEGGI ANCHE –
Eleviole? La cantautrice ci invita a sorridere alla primavera
Condividi su

Giovanna Vittoria Ghiglione

Giovanna, classe 1992, è un’instancabile penna incallita. Per lei, le cose importanti passano tra inchiostro e carta: tutto il resto è noia. Impulsiva come Malgioglio davanti a un negozio di pashmine floreali, ha sempre trovato nella scrittura il rimedio più efficace contro gli errori della vita: scrivere significa pensare e pensare – purtroppo – non è da tutti. La musica ha sempre giocato un ruolo primario nella sua vita e scriverne è diventato presto un obiettivo da raggiungere. E se è vero che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, a lei non piace proprio tutto: è passata, negli anni, da grandi classici della scena Pop dell’adolescenza, al Rock degli anni ‘90, fino all’Hip Hop – che sin da bambina ha amato grazie alla danza. Autentica sostenitrice della morte dell’Indie, oggi non ha un genere preferito nonostante le statistiche di Spotify evidenzino una grande tendenza Pop.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *