“Priscilla”, l’altra faccia di Elvis Presley – la recensione in anteprima del nuovo film di Sofia Coppola

“Priscilla”, l’altra faccia di Elvis Presley – la recensione in anteprima del nuovo film di Sofia Coppola
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In uscita al cinema domani mercoledì 27 marzo, “Priscilla” è l’adattamento dell’autobiografia Elvis and Me scritto da Priscilla Presley con Sandra Harmon e pubblicato nel 1985. Il film, presentato in anteprima all’80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, vede il ritorno di Sofia Coppola dietro la macchina da presa e la partecipazione dei talentuosi Cailee Spaeny, nel ruolo della protagonista, e Jacob Elordi, nei panni di Elvis.

Wiesbaden, Germania, 1959.
Priscilla Beaulieu ha solo quattordici anni quando a una festa, nei pressi della base militare in cui è impegnato il padre, incontra Elvis Presley, già conosciuto al pubblico e destinato a diventare il Re del rock’n’roll.

Da qui comincia la loro storia d’amore a dir poco controversa. Ma ancora più forte – seppur immersa nel silenzio – è la storia di Priscilla in relazione al marito, affascinata e sopraffatta dal mondo di Elvis e dalla narrazione che si sviluppa attorno a lui in quegli anni.

La coppia si trasferisce subito a casa dei Presley, a Graceland, in una villa che diventa ben presto per lei una prigione dorata, dove tutto le è concesso tranne la libertà di scegliere.

Se Baz Luhrmann ci ha fatto reso partecipi degli eccessi, della musica e del mito di Elvis – mostrandoci un personaggio di successo e dalle molteplici sfaccettature -, il film di Sofia Coppola prende una direzione diametralmente opposta: la star perde la sua aura agli occhi di Priscilla, mentre quest’ultima vive nell’ombra.

Lontana dai riflettori, la donna non sa quasi nulla di lui, sopportando la sua assenza e le sue amanti (presunte e non), in una lunga attesa che sembra non finire nemmeno quando il futuro marito, di ritorno dal set, rimane con lei.

“Sono sempre affascinata dalla trasformazione di un personaggio, ed Elvis ha di fatto plasmato l’immagine di lei […] Mi ha raccontato dello stile leggendario del marito, ma soprattutto di quanto lui si divertisse a vestirla.”

Sofia Coppola, in Archive.

Mentre la vita di Elvis passa sotto la lente dei mass media e lo sguardo sognante delle donne che lo ammirano, Priscilla è esposta allo sguardo maschile del marito e della cricca dei suoi amici e collaboratori. Elvis decide infatti cosa farle indossare, come deve truccarsi e come deve tingere i capelli, o ancora quando è il momento di sposarla e di fare l’amore con lei per la prima volta.

Non sempre le è permesso fermarsi a parlare con i membri dell’entourage e della famiglia Presley, e nemmeno di mostrare segni di cedimento o indignazione quando si parla delle relazioni di Elvis con altre ragazze, anzi, è richiesta la sua comprensione di fronte al fatto “che queste cose possono capitare”. Si ritrova così in una trappola da cui non le è facile uscire, aggrappata per molto tempo all’idea di poter ancora coronare il suo sogno d’amore.

Attraverso i suoi occhi, oltre il mito

La storia si sviluppa e rispecchia il suo personaggio principale. Priscilla è una donna del suo tempo, che si muove in un contesto patriarcale degli anni Sessanta, chiamata a “tenere acceso il focolare domestico”, come le ricorda il marito a più riprese. Mentre lui accoglie intere folle pronte a venerarlo, lei è privata delle sue attenzioni, le uniche che vorrebbe ricevere.

“I tour non sono posti per una mamma e una bambina.”

Jacob Elordi (Elvis Presley) in Priscilla.

Per quasi tutta la durata del film, la signorina Presley rimane nell’imponente nascondiglio di Memphis, dove la ricchezza degli arredi è sovrastata da un’atmosfera cupa e ovattata che la fotografia dall’effetto “velato” accentua molto bene. Qui anche Elvis vive, attraverso le sue apparizioni in tv, i giornali e la sua voce al telefono.

La trama piuttosto lineare svela una ribellione silenziosa che culmina nelle ultime scene del film, quando Priscilla prende coscienza della sua subordinazione e decide di cambiare le sorti della sua esistenza. Da poco madre di Lisa Marie Presley, lascia il marito e si allontana da Memphis sotto il suo sguardo indifferente. Sono gli anni Settanta e lei cambia con il disvelamento di un’epoca nuova, in cui torna ad essere più simile – anche nell’aspetto – semplicemente a sé stessa.

Il racconto delle donne

Priscilla è un film silenzioso, delicato, semplice dal punto di vista narrativo. Sofia Coppola tratta a modo suo l’autodeterminazione femminile e, senza grandi dichiarazioni o gesti folli, toglie una serie di elementi per esaltare un punto di vista diverso.

Completamente assenti sono, infatti, lo scintillio che caratterizza Elvis Presley nell’immaginario collettivo – sono pochissime le scene in cui lui indossa i suoi celebri look esagerati – la sua irriverenza, la sua presenza scenica e soprattutto la sua musica, se non trasmessa per pochi secondi in un programma televisivo. Il tutto a designare la lontananza di Priscilla da tutto ciò che lui costruisce intorno a sé.

Le atmosfere luccicanti che lei non vede – e che lo spettatore intuisce – si scontrano con l’ordine irreale nell’immensa abitazione dei Presley. Qui lo stesso Elvis è un uomo diverso, indossa abiti semplici e comodi, mostra sé stesso nel modo in cui la moglie lo “merita” e si muove nella stessa ombra che proietta su di lei.

Dopo Charlotte di Lost in Translation, Marie Antoinette e le protagoniste dei suoi film più recenti, anche Priscilla Presley entra a far parte del racconto delle donne di Sofia Coppola. Nell’anno in cui Greta Gerwig conquista il grande pubblico (in particolare dopo il successo di Barbie), Coppola si avvale invece di uno stile meno irriverente e cerca di parlare allo stesso modo alle nuove generazioni.

“Sapevo che Baz stava girando il suo film, mentre io lavoravo a questo. Mi hanno anche chiesto: “Questa cosa ti scoraggerà?”. Io ho risposto: “No, penso che sia ancora più bello che lui torni alla ribalta, che la gente pensi a lui, così noi potremo mostrare l’altro aspetto”. Lei è un personaggio appena accennato [in Elvis].”

Sofia Coppola, in un’intervista a Rolling Stone.

La regista affida alla sua protagonista il racconto di un personaggio in genere ben collocato nell’immaginario collettivo, impartendole il compito di svelare i suoi segreti. Lascia però allo spettatore la libertà di trarre le sue conclusioni, senza giudicare l’attitudine – indubbiamente discutibile – di Elvis, ma provando ad indossare i panni di Priscilla in un mondo per lei totalmente nuovo.

“Non sapevo quasi nulla della sua vita privata, al di là di lui come persona umorale o come genio creativo. Attraverso Priscilla sono riuscita a scoprire qualcosa di privato e inaccessibile di quest’uomo”.

Sofia Coppola

Il cast, vero punto di forza

Mentre il film pecca forse di snodi narrativi, utili ad una maggiore comprensione dei sentimenti e delle decisioni dei protagonisti – di Priscilla, in particolare –, non si può dire lo stesso delle interpretazioni di Cailee Spaney (Vice – L’uomo nell’ombra, Una giusta causa) e Jacob Elordi (Euphoria, Saltburn).

La prima si è aggiudicata, per questo ruolo, la Coppa Volpi allo scorso Festival di Venezia e una candidatura ai Golden Globe come “Migliore attrice in un film drammatico”.

Con i suoi lineamenti dolci, risulta impeccabile e malinconica, incarnando la visione più romantica dell’amore, giovane ed inconsapevole. Non completamente in sintonia con il suo co-protagonista, al contempo è perfetta con i suoi sguardi vuoti e amareggiati, che accentuano sempre di più la distanza tra loro.

L’interpretazione di Jacob Elordi ha poco in comune con quella di Austin Butler nel film di Luhrmann, dal momento che entrambi svelano elementi completamente diversi dello stesso personaggio.

Punta di diamante di una nuova generazione di attori, Elordi non lascia indifferenti, complice anche la sua fisicità, volutamente diversa da quella del vero Elvis Presley. Ritrae perfettamente il lato oscuro della star: tormentato, taciturno, a tratti emotivamente assente ma allo stesso tempo in grado di esercitare un forte potere sulla moglie.

Un film consigliato?

Nel complesso il film è piacevole, privo di particolari colpi di scena, ma volto a raccontare una storia da un punto di vista differente da quello a cui siamo abituati, anche se altrettanto interessante.

Sofia Coppola riesce nell’intento di approfondire il tipo di ruolo delle donne nelle generazioni passate e “le aspettative che la società dell’epoca riponeva in loro”, portando sulla scena due personalità che arrivano facilmente anche agli spettatori più giovani.

a cura di
Sofia Vanzetto

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Sofia Vanzetto

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