“Museo di un amore infranto”: relazioni finite e dove trovarle

“Museo di un amore infranto”: relazioni finite e dove trovarle
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È la storia più vecchia del mondo: lui ama lei, lei ama un altro. O meglio, lui sta con lei da parecchio, da una ventina di anni, e l’altro si mette in mezzo. Ma non è mai solo quest’ultimo il motivo della fine, la causa dei frantumi di una relazione degni di essere esposti in un museo molto particolare.

“Loro”, i protagonisti di Museo di un amore infranto (Accento Edizioni, 2024) di Fabrizio Bonetto sono Giacomo e Veronica, due quarantenni con figli la cui relazione è ormai al capolinea. Una vita “organizzata con i fogli Excel” lui, animo creativo lei, la quale un giorno inizia a frequentare il collega Giovanni. La relazione va avanti in sordina fin tanto che Veronica, per poter andare a vivere con l’amante, prende la decisione di rivelare tutto a Giacomo. Tendendogli un’imboscata, lo convoca a casa insieme a Giovanni, in modo da spiegargli insieme la situazione.

In realtà la relazione, come avviene spesso, stava già naufragando da tempo. Quasi sbriciolandosi, le tracce dell’amore che fu erano ovunque, anche se Giacomo e Veronica rifiutavano di vederle. E sono proprio queste tracce che raccontano la fine del loro amore, attraverso le parole di Giacomo e gli oggetti di un curioso museo.

Il museo delle relazioni interrotte

A Zagabria esiste infatti il museo delle relazioni interrotte, in cui sono raccolti tanti oggetti simbolo delle relazioni finite, lettere, biglietti, mozziconi e scatole appartenute a persone che si sono amate. Alcuni di questi oggetti diventano protagonisti della storia di Bonetto e ne raccontano altre, convenzionali tra uomo e donna ma anche non.

La bambola gonfiabile mai utilizzata, il cartone dell’ultima pizza preferita, l’acqua del fiume sopra al quale due amanti si vedevano tutti i giorni. L’anello regalato da un camionista al suo camion (!) dopo migliaia di chilometri insieme, il Ken abbandonato dalla sua Barbie, la crema giorno di un uomo innamorato del suo ego.

Oggetti, le cui storie cristallizzano e intervallano la doppia voce narrante di Giacomo e Veronica, che raccontano con rammarico come sono arrivati fino a quel punto. Quasi due tessere che avrebbero potuto essere complementari e si sono invece allontanate sempre di più, anziché sorreggersi.

La rigidità di Giacomo ha soffocato la creatività di Veronica, che per anni si è raccontata la menzogna di essere felice. Sopendo, nel contempo, ogni sua velleità nei confronti del marito.

“Galeotto fu Giovanni”, certo, ma soprattutto è l’incomunicabilità che connota terribilmente il nostro tempo ad aver allontanato sempre di più i due amanti, lasciando spazio solo ai rinfacciamenti. E all’idea che quell’amore, forse, portasse la data di scadenza fin dall’inizio.

Museo di un amore infranto è una storia che può apparire banale, eppure cinica e necessaria in relazione a tutto quello che pensiamo sia scontato e che invece va nutrito ogni giorno.
E il Museo delle relazioni interrotte, un’interessantissima scoperta!

a cura di
Martina Gennari

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Martina Gennari

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