Malinverni ci racconta delle sue “Canzoni Disperate”

Malinverni ci racconta delle sue “Canzoni Disperate”
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“Canzoni Disperate” esprime la voglia di raccontarsi a qualcuno ed è il nuovo singolo di Malinverni fuori dal 5 marzo.

È la canzone di un ipotetico appuntamento che finisce in una città deserta, con i locali ormai chiusi e la voglia di non andarsene via perché c’è sempre qualcos’altro da aggiungere.

Sembra essere un fil rouge nella tua produzione musicale un ritmo ben definito e costante per tutti i brani, affiancato ad una musicalità molto leggera e brillante. È possibile definire questo approccio musicale programmatico per l’espressione di testi molto profondi o risulta essere una conseguenza di un accompagnamento creato per essere estraneo alla vicenda romantica che si colloca sullo sfondo?

Io sono solito scrivere musica e testi praticamente in contemporanea, quindi, senza presunzione, direi più che questo tipo di stile sia una specie di marchio di fabbrica per me. Secondo me il ritmo accelerato in questo caso rendeva bene l’idea della velocità con cui possono nascere el relazioni.

Canzoni Disperate parla di un ipotetico appuntamento tra due persone che si ritrovano a tarda notte, quando ormai per le strade non rimane più nessuno, in un incontro a cui precedono aspettative ed entusiasmo. Come esprimi, all’interno della tua opera, questi due concetti che si celano dietro le storie che racconti al pubblico?

Le aspettative non sono una cosa sbagliata. Ultimamente nei rapporti siamo abituati, quasi in maniera scientifica, ad annullare ogni emozione e ogni tipo di slancio verso il futuro. Facciamo ciò perchè viviamo in un’epoca senza certezze e sembra quasi ridicolo affidare la nostra vita a qualcun altro. In questo racconto che ho fatto, invece, ho descritto due persone che si fanno promesse o dichiarazioni fin troppo esagerate a causa di qualche bicchiere di troppo.

Quale ritieni sia l’ispirazione più importante per i tuoi testi? Quanto inserisci della tua vita quotidiana all’interno della tua opera musicale?

Amo inserire la mia vita nelle canzoni, anche perchè è la cosa che conosco meglio. Tuttavia ci sono occasioni in cui puoi parlare della vita degli altri e perfino di vite che non si sono mai vissute davvero. L’immaginazione, il “come sarebbe andata se..” è un motore forte per quello che faccio. Tuttavia, in genere parto sempre da un episodio reale per poi allargare il campo

Ad un certo punto citi “Io faccio ancora canzoni sbagliate e le migliori sono disperate”, da qui il titolo del tuo ultimo inedito: Cosa intendi?

Questo per esempio è un fatto personale, che magari nel testo risulta un po’ criptico. Ho sempre fatto musica per soddisfare me stesso, quindi a volte mi sono sentito dire, quando avevo qualche anno in meno, che le mie canzoni fossero belle, ma ci fosse qualcosa di “errato”. Ho preso questa cosa per dire che io sono sempre quello lì, che fa cose sbagliate e canzoni sbagliate, insomma non sono cambiato. Le migliori canzoni che ho fatto secondo me portano dentro un po’ di sana disperazione, che però, filtrata dal senso dell’umorismo, risulta digeribile.

Quello di Canzoni Disperate può essere considerato come un ritorno dopo l’uscita del tuo progetto più importante, ovvero l’album Musica/che/non/funziona; come vivi questa nuova uscita dopo un progetto che ha comunque richiesto due anni di attività per la produzione e la creazione?

Le nuove uscite sono sempre un punto interrogativo. Vivo tutto con estrema lentezza, come tutti i processi compositivi. Giuro che in futuro sarò più veloce!

Sicuramente il tuo approccio artistico alla musica durante la tua esperienza cantautoriale sarà cambiato. A che punto pensi di essere arrivato del tuo percorso creativo? Pensi di avere ancora qualcosa da imparare?

Penso che si debba imparare sempre e da tutti. Da chi ha 20 anni di carriera, come da un ragazzino agli esordi che magari ha un punto di vista differente. Diciamo che ormai sono abbastanza in grado di capire se una canzone può essere apprezzata o no, se è buona o no. Sul resto, soprattutto nel mercato di oggi, con la sfera di cristallo ci si indovina di più. A livello di stile, però, credo di aver trovato una mia dimensione.

a cura di
Staff

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