“Pick-Up Full Of Pink Carnations”: la saudade dei The Vaccines

“Pick-Up Full Of Pink Carnations”: la saudade dei The Vaccines
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Tornano i The Vaccines con l’album “Pick-Up Full Of Pink Carnations”, un’indagine sulla nostalgia, l’amore perduto e la disillusione del sogno americano

In un contesto musicale completamente inondato dalla saudade degli anni 2000, i The Vaccines entrano a gamba tesa nelle nuove uscite discografiche del 2024 con la pubblicazione del loro sesto album in studio, “Pick-Up Full Of Pink Carnations”.

Orfani di due componenti della formazione originaria – il batterista Pete Robertson e il chitarrista Freddie Cowan – la band capitanata dal frontman Justin Hayward-Young si presenta perfettamente in linea con le sonorità esplorate nei precedenti lavori: garage rock e melodie iper-orecchiabili per giovani adulti.

Luci e ombre

Frutto della collaborazione con Andy Wells (Halsey, Phoebe Bridgers) e Dave Fridmann (Tame Impala, The Flaming Lips), l’album risulta gradevole ma non indispensabile.

Nonostante racchiuda brani interessanti, tra cui “Heartbreak Kid”, “Discount De Kooning (Last Man Standing)” e “Love To Walk Away“, traccia dopo traccia si ha l’impressione di procedere a tentoni in un labirinto con le vie di fuga tracciate dalle insegne luminose delle fortunate hit del passato del calibro di “Post Break-Up Sex”, “If You Wanna” e “All In White”.

I testi, a tratti euforici, a tratti cupi e introspettivi, sono il vero punto di forza del disco e raggiungono l’apice di profondità con le interpretazioni di “Another Nightmare” e “Lunar Eclipse“. Una scrittura molto più attenta e consapevole capace di abbandonare le tematiche più spensierate dei primi lavori per abbracciare e decantare la solitudine, lo smarrimento e la malinconia.

Contestualizzando la crescita artistica della band del West London, “Pick-Up Full Of Pink Carnations” esprime un’esperienza che trascende dalla mera piacevolezza, offrendo un’immersione nei contrasti emotivi e nelle sfumature della vita degli over 30.

Nostalgia canaglia

Forti dei cinque album consecutivi piazzati nelle principali Top 5 inglesi, i The Vaccines rimangono sul carrozzone dei sopravvissuti all’ondata indie rock anglosassone e sfoderano dieci tracce che guardano al passato attraverso vecchi Wayfarer dalle moderne lenti colorate. Un disco che funziona bene ma rimane ancorato nel sentiero musicale già abbondantemente battuto.

Io odio la musica indie. Fino a un paio d’anni fa nessuno se la cagava. Giusto un centinaio di sfigati che bazzicavano Camden. Poi un paio di sfigati di Manchester saccheggiano i Beatles e all’improvviso ti tocca ascoltare tutta ‘sta merda e fare tutte ‘ste riunioni per non perdere il prossimo idolo. È un incubo del cazzo.

Steven Stelfox – Kill Your Friends, 2008 (Uccidi i tuoi amici, John Niven, trad. di Marco Rossari, Einaudi, 2019)

D’altronde, senza arrovellarci troppo, la chiave di lettura era già sotto i nostri occhi dal loro spettacolare album d’esordio del 2011: What Did You Expect from The Vaccines?

a cura di
Edoardo Siliquini

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