Chemical Brothers: con “For That Beautiful Feeling” gli anni ’90 non sono mai stati così vicini

Decimo album in studio del duo britannico tra dancefloor hit e sperimentazioni psichedeliche
Facciamo un passo indietro e, con la nostra Delorian, torniamo negli anni ’90, a quel magico periodo in cui la popolarità delle band rock venne spodestata dalla musica elettronica. I jeans a vita alta, il modem 56k, l’anno zero e la venuta del Big Beat redentore: la techno music e l’acid house presero d’assalto ogni dancefloor del pianeta.
Ai tempi, le radio passavano “Hey Boy, Hey Girl” con la stessa frequenza di “Wonderwall” e la musica innovativa dei Chemical Brothers, Prodigy e Fat Boy Slim ebbe una risonanza talmente mainstream da non essere mai relegata ad un ascolto di nicchia e underground.
Ritorno al futuro
Dopo aver collezionato diversi NME Awards nel corso degli anni, tra cui Best Dance Act, Best International Band e Best Live Band, con “For That Beautiful Feeling” il duo di Manchester continua a ripercorrere la strada già tracciata senza perdere il loro x factor, spingendo la musica dance sempre più nella stratosfera.
Fin dalla traccia d’apertura “Intro”, il tone of voice è robotico e ultraterreno. L’euforica “Live Again”, supportata dalla vocalist francese Halo Maud, colpisce come un fulmine a ciel sereno catapultandoci nella bassline acida di “No Reason”, brano dallo storytelling apocalittico (“We have no reason to live, when will they kill us?).
La sezione centrale del disco procede con l’allucinogena “Goodbye”, passando per le sonorità a spirale di “Fountains” e l’inquietante “Magic Wand”. Con “The Weight”, i Chems spostano l’accento sul viaggio psicologico con riverberi spaziali e una voce ossessionata che ripete in loop “Who’s gonna take the blame?”.
Beck impreziosisce la spensierata “Skipping Like A Stone” apportando elementi pop e mettendo il marchio di fabbrica sul ritornello, un inno da stadio.
L’abbraccio ottimista di “The Darkness That You Fear” apre la strada alla techno juggernaut “Feels Like I Am Dreaming”, arrivando alla chiusura ipnotica della title track, “For That Beautiful Feeling”, un vero e proprio comedown post-party che rende morbido il rientro da un’utopia elettronica.
Una cosa è chiara: dopo il fortunato album del 2019 “No Geography”, Ed Simons e Tom Rowlands continuano ad aver in mente ancora i rave.
Non contenti di essere ancora ben saldi sull’Olimpo della musica elettronica dopo oltre vent’anni di carriera, si chiudono nel loro studio e sfornano un disco pieno di hit che ricordano le sonorità del loro esordio del 1995 con “Exit Planet Dust”.
Atto di dolore
Caro Big Beat redentore, ora che sei tornato tra noi per redimerci in una dancefloor colletiva, perdonaci se non siamo mai riusciti a battere M. Bison con Dhalsim nel videogame Street Fighter II’.
Perdonaci, soprattutto, se col passare del tempo abbiamo messo su qualche chilo di troppo e incarniamo a meraviglia il monologo finale di Mark Renton nel film Trainspotting.
Finalmente, con “For That Beautiful Feeling” abbiamo l’occasione giusta per esorcizzare la nostalgia.
a cura di
Edoardo Siliquini