Rock Contest – Viper Theater, Firenze – 25 novembre 2023

Rock Contest – Viper Theater, Firenze – 25 novembre 2023
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Il Rock Contest giunge alla fine della sua 35esima edizione, uno dei contest più longevi e riconosciuti a livello nazionale

Il Rock Contest nasce nel 1984 da Controradio per rispondere a una mancanza di occasioni in cui le band potessero suonare e quindi la radio decise di soddisfare questa domanda, oltre che dar spazio a nuova musica in rotazione radiofonica. La conquista più rilevante da ricordare per il contest è stato il lancio degli Offlaga Disco Pax.

Prima della serata finale del Rock Contest abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Giuseppe Barone, direttore artistico del Rock Contest.

I contest hanno ancora senso nonostante tutti i cambiamenti che sono avvenuti nella musica di recente?

I contest non hanno alcun senso, mentre il Rock contest sì (ndr, ride) […] Ce ne sono alcuni fatti bene, ma molti sono trappole per allocchi, macchine per spennare soldi agli artisti, non dando niente in cambio. Il Rock Contest, Rock ormai chiaramente è un’attitudine perchè i generi sono tra i più vari, cerca di smorzare la dimensione competitiva e di essere una vetrina mettendo i gruppi nelle condizioni per esibirsi per essere ascoltati.

In questa dimensione non competitiva funziona perché spinge i gruppi a collaborare tra di loro, stringere relazioni; è tutto un’altra cosa. Non ci importa dello storytelling delle storie personali, a noi ci interessa la musica, le idee e come si sanno portare su un palco.

Comunque è importante perché è sempre più difficile trovare posti in cui suonare, c’era un periodo dove era molto facile. L’iter era: suono in cantina, faccio i pezzi mi alleno, provo a portarli dal vivo, se funzionano provo a fare un disco e dopo una bella gavetta si presentava l’album in un certo modo.

Molti gruppi iscritti (ndr, 600 circa come ogni anno) non avevano mai portato “la loro roba” su un palco perché nelle loro zone non c’erano luoghi dove suonare. È preoccupante la situazione dei palchi per i live in Italia.

Quanto conta l’appoggio dei locali e delle istituzioni?

L’appoggio del comune e della regione è fondamentale perchè ci permette di non lucrare sui gruppi, questo ci dà una grande autonomia e indipendenza. Non pressano in nessun modo la direzione artistica e vedete anche proposte estreme, ma la regione non dice nulla.

Per quanto riguarda i locali invece la nostra idea è sempre stata quella di valorizzare tutti i locali della zona. È un festival itinerante, un anno avevamo sei locali diversi. Quest’anno abbiamo: il Combo, il Blue e questo (ndr, il Viper Theater). Avere questi posti è fondamentali così come il loro appoggio anche perché rischiano di non esserci più.

Come collaborano i gruppi tra loro?

Per quest’anno è ancora presto per vedere cosa nasce, succede che i gruppi suonano insieme. Collaborano tramite remix e featuring. Abbiamo visto anche gruppi sciogliersi e unirsi con musicisti conosciuti al Rock Contest. Succede spesso anche di collaborazioni proficue tra partecipanti e giurati. Se uno sfrutta il canale del giurato… si cerca di mescolare e far interagire gli artisti tra di loro.

Quanto conta l’appoggio, di Piero Pelù e Bugo tra gli altri presetni, degli ospiti illustri?

Conta perché tramite gli artisti noti vogliamo dare rilevanza agli artisti sconosciuti. Loro si prestano volentieri e spesso in maniera totalmente gratuita. Spesso sono molto collaborativi. Motta l’anno scorso era andato dai sei gruppi per consigliare cosa dovessero aggiustare.

In tutti questi anni da direttore artistico cosa ha notato di cambiamenti band, iscrizioni e generi?

Uno degli elementi più forti è la questione della gavetta live, prima i gruppi avevano già esperienza ora il live lo fai forse dopo l’uscita del disco. La parte della promozione digitale è diventata fondamentale. È cambiato tutto non c’è neanche più il filtro delle riviste specializzate che ti davano la cifra. C’erano delle macrotendenze, ora è tutto frammentato.

Qual è lo stato di salute della musica italiana?

È pessimo perché nessuno dà l’ossigeno. La gente che suona e vuole suonare c’è, ma se nessuno ci punta i riflettori sopra… I gruppi emergevano perché c’era attenzione, c’erano delle strutture.

La serata finale ha previsto l’esibizione delle 6 band finaliste una dopo l’altra per permettere alla giuria e al pubblico di farsi un’idea su quale votazione attribuire. Negli intermezzi fra le esibizioni sono poi stati assegnati diversi premi fondati su varie motivazioni, non solo a chi rientrava fra i finalisti ma tra tutti i partecipanti del contest.

I sei finalisti

Una carrellata di generi ed esperienze musicali decisamente diverse: la canzone d’autore velata di synth-wave del pistoiese Lazzaro, gli Slebo, da Terni, tra post punk e rave techno con testi in italiano, il potentissimo duo fiorentino The Stand con il loro indomito hardcore digitale, il granitico post-grunge in italiano dei trentini Humus, da Verona i Duck Baleno, che potremmo inserire a pieno nella scena internazionale del “global psych rock” e il cantautorato pop d’avanguardia del romagnolo Edgar Allan Pop.

Slebo

La prima band a esibirsi sono stati gli Slebo. La band ha fatto partire la serata musicale in maniera energica. Basi molto interessanti, il cantato ok deve rimanere un po’ raw per questo genere, ma forse si può migliorare per arrivare a toccare lo stesso livello delle produzioni. Pazzi ed elettrizzanti.

Edgar Allan Pop

Questo era l’unico artista che avevamo sentito nominare. Pop ironico ed esagerato racchiusi nella “sobrietà” dello stesso solista. Partenza un po’ a diesel per poi recuperare con tanta dose di ironia e giocosità nel tempo rimanente. Convincente, ma non del tutto.

Humus

Forse il progetto che ci ha entusiasmato meno in questa finale. Chitarre potenti, il cantato è stato poco valorizzato nonostante fosse comunque base portante. Tra tutti e sei probabilmente rimane il progetto più acerbo con un’identità ancora da scoprire. Rivedibili.

Lazzaro

Nonostante la seconda posizione anche Lazzaro non ci ha convinto, artista che punta molto più all’estetica dei brani che effettivamente alla “carne”, alla sostanza. Mixare ballate lente a esplosioni di ritmo è un’idea interessante, ma non sentiamo di esserci entrati in simbiosi. Rimandato.

Duck Baleno

La band che ha portato un genere oltre la mia comprensione umana, ma molto peculiare e identitario. Il progetto in assoluto più maturo e capace di catturare la nostra attenzione dall’inizio alla fine di ogni brano. Ipnotici.

The Stand

Solitamente l’hardcore non è un genere trattato dal sottoscritto, ma l’hardcore digitale è stato una grande rivelazione anche per me. Forse la band con una dimensione più internazionale tra quelle in gara. Sconquassanti.

La chiusura della serata

A chiudere la serata ci hanno pensato i New Candy’s band sconosciuta ai più in Italia, ma a che livello internazionale sono riusciti a far notare per esempio da Iggy Pop e sono entrati nella serie tv Shameless come parte della colonna sonora. La band ha chiuso l’evento con un rock alternativo e molto psichedelico per regalare allo spettatore un’esperienza sonora impattante attraverso suoni costruiti ad hoc.

L’annuncio dei vincitori

Dopo aver unito i voti della giuria e quelli del pubblico, è stato così decretato il podio finale:

  1. Duck Baleno
  2. Lazzaro
  3. Edgar Allan Pop

Per i tre vincitori premi in denaro per proseguire la propria attività artistica o sessioni di registrazioni in studio.

Il Rock Contest è un evento che va oltre all’essere Rock, per i vari generi rappresentati, o Contest, per le varie dinamiche illustrate. Questo evento è un vero proprio percorso che raggiunge l’apice nella finale con tanti addetti ai lavoratori, tanti premi in palio e tanta esperienza da acquisire nell’esperienza di musica dal vivo.

L’organizzazione, la dedizione in 35 anni a continuare a svolgere questa manifestazione rende ControRadio un eroe dei tempi moderni dove gli emergenti continuano a cercare situazioni per suonare dal vivo ma effettivamente si fa fatica. Il mondo dei live per i nomi medio-grandi pulula di occasioni ma per quanto riguarda artisti alle prime armi o comunque non facilmente notabili è difficile emergere.

Il Rock Contest può essere ancora oggi, nell’era della musica digitale, un’opportunità unica per chi crede ancora alla musica come fine e non come mezzo. Ringraziamo quindi dell’inivito e al prossimo anno!

a cura di
Luca Montanari

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Luca Montanari

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