Ritrovato un capolavoro di Raffaello: un mistero tra vero e falso

Ritrovato un capolavoro di Raffaello: un mistero tra vero e falso
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Una Maddalena dai capelli scuri, con la delicatezza tipica dei lavori del maestro urbinate, ma allo stesso tempo forte e dallo sguardo penetrante

Il soggetto di questo dipinto nasconde un aggraziato ritratto della bellissima Chiara Fancelli, moglie del maestro di Raffaello, il Perugino, il dubbio quindi appare lecito: chi tra i due pittori potrebbe essere l’autore del dipinto? D’altronde, lo stile di Raffaello Sanzio incarna gli insegnamenti del Perugino elevandoli ad una resa perfetta, in esso si nascondono le linee morbide e i toni pacati del mentore. L’opera in questione proviene da una collezione privata ed è una piccola tavola ad olio, 46 cm x 34 cm, datata 1504, anno del primo trasferimento del pittore a Firenze.

Sembrano essere anni fortunati per l’arte. Questo ritrovamento segue quello di un Mosè del Guercino riscoperto all’asta nel 2022. Come nel caso del maestro emiliano anche la Maddalena sarà protagonista di articoli e studi. Il primo pezzo critico di rilievo sull’opera uscirà la settimana prossima sulla rivista scientifica Open Science, Art and Science e sarà intitolato La Maddalena di Raffaello ovvero quando l’allievo supera il Maestro.

Le tesi sostenute in questo articolo sono state anticipate da una conferenza internazionale tenutasi a Pergola (in provincia di Urbino): La Bellezza Ideale – La visione della perfezione di Raffaello Sanzio. Evento a cui hanno partecipato alcuni dei massimi esperti di Raffello come madre Maria Cecilia Visentin, docente pontificia specializzata in iconografia religiosa dell’ordine dei Servi di Maria, Annalisa Di Maria, studiosa di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano specializzata nella corrente neoplatonica, il professore Jean-Charles Pomerol della Sorbona di Parigi e Andrea da Montefeltro, ricercatore e scultore.

Raffaello Sanzio (?), Maddalena, olio su tavola di pioppo, 1504, © adnkronos
Raffaello Sanzio (?), Maddalena, olio su tavola di pioppo, 1504, © adnkronos
Argomenti e tesi a sostegno del riferimento a Raffaello

Per questi studiosi si tratta “un supremo risultato artistico del Rinascimento italiano”, di una vera scoperta! Tuttavia esiste una versione del Ritratto della Maddalena (conservato alla Galleria Palatina) già autenticata come del Perugino, ed un’altra presso Villa Borghese considerata della bottega: queste opere fanno emergere quesiti sull’attribuzione. La versione di “Raffaello” viene ritenuta superiore stilisticamente e tecnicamente per via della sua armonia, della composizione e dell’utilizzo dello sfumato che evidenza il periodo di studio sulla produzione di Leonardo da Vinci.

A sostegno del riferimento al giovane maestro urbinate c’è la tecnica dello spolvero, usata per trasferire il cartone preparatorio, frequente nella produzione di Raffaello, ma esente da quella del Perugino. Tecnica individuata dalle analisi eseguite da A.R.T, & Co, spin off dell’Università di Camerino con sede ad Ascoli Piceno. In aggiunta alla presenza di “pentimenti” e materiali specifici: una preparazione del supporto con impasto di gesso e colla animale, strati a base di olio e biacca, pigmenti come il verde-grigio, ocre e terre, polvere di vetro e lacche utilizzate per gli smalti, indispensabili nella creazione degli sfumati, tipicamente raffaellesche, pigmenti compatibili con la tavolozza del famoso pittore.

Una della ipotesi avanzate sostiene l’utilizzo della Maddalena del Perugino come modello per la realizzazione delle due seguenti. Persino le proporzioni sembrano suggerire Raffaello, in quanto l’artista era una grande conoscitore di molte materie tra cui la matematica, ignorata dal suo maestro. Secondo Annalisa Di Maria il quadro rappresenta il superamento dello stile del mentore da parte di Raffaello e simboleggia un periodo di passaggio fondamentale nella sua carriera. Soglia varcata grazie anche all’incontro con Leonardo a Firenze, artista che Sanzio ammirò tanto da immortalare nelle vesti di Platone nella sua Scuola di Atene e da apprendere da lui un approccio quasi enciclopedico alla conoscenza.

Vittorio Sgarbi alza un polverone: nessun Raffaello, ma al massimo un prototipo del Perugino

Un nome celebre per le uscite indelicate, anche inopportune, famoso per il suo carattere eccentrico, ma allo stesso tempo storico dell’arte rispettato, è quello di Vittorio Sgarbi, studioso che si oppone a questa attribuzione. Secondo il sottosegretario alla Cultura non ci sono possibilità che il quadro sia un Raffaello; si tratterebbe di uno scoop giornalistico trattato da pochi esperti e dovuto ad un ricco mecenate che aspira a possedere un Raffaello. Sostiene che sia bizzarra l’idea di una Maddalena con le sembianze della moglie del Perugino, attaccando anche i celebri colleghi, i quali si esprimerebbero solo su grandi nomi che attirano grandi cifre e studi come Raffaello, Leonardo, Botticelli e Annibale Carracci.

Secondo Sgarbi l’opera è una versione, forse autografa, di un prototipo del Perugino conservato a Palazzo Pitti a Firenze, di cui si conosce un’altra versione quella della Galleria Borghese. Appare, secondo lo storico dell’arte, difficile nel 1504, quando Raffaello aveva già lasciato alle spalle gli insegnamenti del maestro dipingendo lo Sposalizio, ora a Brera, la realizzazione di una copia del mentore. Questo “Raffaello” ritrovato non sarebbe altro che una replica del Perugino di mano di qualche allievo di bottega, di cui è verificabile il nome solo con paragoni attenti con le opere conservate nei musei, specialmente italiani, tutte di pubblico dominio.

Una fitta nebbia ricopre la vicenda. Potrebbe essere l’ennesimo tentativo di una casa d’aste, o in questo caso di un privato, di accaparrarsi un capolavoro o un ritrovamento secolare. Ci sono stati in precedenza casi di tentata truffa poi smentiti, come accaduto per il cosiddetto Autoritratto giovanile di Raffaello, eppure solo ulteriori ricerche e studi sapranno confermare la paternità dell’opera.

a cura di
Francesca Calzà

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