“Tutti muoiono”, tranne i ragazzini ribelli

“Tutti muoiono”, tranne i ragazzini ribelli
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Blanco e Madame stregano il pubblico di San Siro con “TUTTI MUOIONO”. Quando la musica ti chiama in causa perché parla della tua vita e delle tue frustrazioni, ha bisogno di essere descritta. Quando l’arte parla di una realtà e fotografa frammenti di società attuale va analizzata. Va raccontata.

Madame e Blanco al concerto di San Siro [https://www.google.com/search?q=madame+e+Blanco+tutti+muoiono+san+siro&rlz=1C1YTUH_itIT1033IT1034&sxsrf=AB5stBjKBRkPbeYhN_E_rUO4WsKfomu9wQ%3A1690210974687&ei=npK-ZPWpKa-Rxc8P8qaT4AE&ved=0ahUKEwj18PbFzqeAAxWvSPEDHXLTBBwQ4dUDCA8&uact=5&oq=madame+e+Blanco+tutti+muoiono+san+siro&gs_lp=Egxnd3Mtd2l6LXNlcnAiJm1hZGFtZSBlIEJsYW5jbyB0dXR0aSBtdW9pb25vIHNhbiBzaXJvSMEPUIUBWJwNcAF4AZABAJgBtQGgAfsIqgEDMi43uAEDyAEA-AEBwgIKEAAYRxjWBBiwA-IDBBgAIEGIBgGQBgg&sclient=gws-wiz-serp#fpstate=ive&vld=cid:7205c0d1,vid:C-MzcUV4yt8]
Frame della performance live
Riccardo, 2003

Qualche settimana fa ero nel pubblico dello Stadio Olimpico di Roma per assistere al concerto di Blanco.

Seguo quest’artista dagli esordi, da quando ancora in cerca della propria identità vestiva (forse) i panni di un Apollo dell’antica Grecia in “Ladro di Fiori”. L’ho visto appunto fiorire (come una pianta OGM) come fanno le rose prima di essere frantumate sul palco dell’Ariston non sapendo dove e quale fosse la loro collocazione, il loro posto nel mondo.

Ho sempre visto in lui qualcosa di speciale, un racconto introspettivo e dolorante, una grande voglia di comunicare e buttare fuori i mostri del passato. Fa sorridere parlare di passato quando si analizza un artista nato nel 2003, eppure la sua voce fa trapelare una (per quanto breve) vita travagliata con un ardito sentimento di rivalsa.

Alla tappa di Roma, Blanco è stato energico, emozionante, divertito e divertente.
Guardavo da lontano questa minuta figura su di un palco da gladiatori romani e pensavo «Quanto dev’essere stato fortunato. È al battesimo dei suoi 20 anni ed ha riempito un palazzetto come questo».

Poi ho seguito le esibizioni e mi sono reso conto che la fortuna c’entra ben poco, perché il carisma, la normale quotidianità e l’energia di un ragazzino come Blanco è la storia di tutti noi. Blanchito è un ragazzino come me. Un ragazzino insicuro che sente le pressioni dall’esterno. Fa cazzate perché è nell’età per farlo.
La differenza tra me e Riccardo Fabbriconi è che, in questo istante, lui è sotto gli occhi di circa 72,698 persone che hanno pagato un biglietto e hanno aspettative alte che non vanno deluse.
Se Enzo sbaglia prende un cazziatone, se Riccardo sbaglia, paga, e paga anche salato.

Francesca, 2002

Seguo Madame con lo stello file rouge. Vedevo la ragazzina di 16 anni che cantava “Sciccherie” con una dizione trasandata, vestita di pelliccia e oro come una trapper di scuola francese.

Mi interessava questa particolare artista emergente. C’era qualcosa di poetico in quel
«[…] e se mi parli con quel tono anche stasera, beh, trovo in disco qualche bimbo come Micche Micke che ha voglia di baciarmi il collo mentre parlo di come sei te».
C’era la presa di posizione di una persona adulta che sa, coscientemente, di sbagliare, ma non ha rimedio al dolore se non sfidare, farsi notare e annegare nel rimorso. Quindi se mi tratti ancora male faccio la scema, mi trovo il primo Michele di turno e ti dimostro che il tuo tono non mi tocca. Poi torno a casa, però, e passo la notte ad controllare le tue storie di Instagram perché Michele è pure carino ma tu sei manipolatorio.

Madame, in un pezzo di esordio dal sapore trap e spensierato non la tocca piano.
Parla delle abitudini relazionali di questo secolo, del marcio esempio delle relazioni genitoriali che ci trasciniamo dietro, dell’insicurezza e della diffidenza che affoghiamo sotto cocktail alla ricerca del brivido della cazzata più adrenalinica.

I due artisti evolvono nella ricerca di sé stessi, mostrando anno dopo anno sapienza nel saper toccare delle corde precise, nel tirare dritti a quell’audience che vive la stessa realtà.

Ragazzi e ragazze che vivono le frustrazioni di essere ragazzini nel 2023, con un futuro tortuoso di fronte, con pressioni sociali che portano a pensieri suicidi, relazioni tossiche ed invalidanti, paura, voglia di rivalsa, voglia di successo e gloria eterna. Ieri Blanco ha proseguito il suo tour allo Stadio San Siro di Milano, tra gli ospiti la (quasi) coetanea Madame. Blanco è steso a terra, si finge morto mentre Madame inizia a cantare il loro feat., “TUTTI MUOIONO“.

Tutti, tutti

I due ragazzini che hanno calcato i palchi più importanti d’Italia, i mocciosi che sono cresciuti in fretta per seguire un sogno, sono davanti a migliaia di coetanei a cantare il loro inno rassegnato, l’accettazione di essere troppo piccoli in un mondo di troppo grandi.

«Non posso darti la luce dal cielo» – sfidano quella pressione che viene da molto in alto, insieme.

«Dimmi che non ho quello che mi dici tu, dimmi che non so quello che invece sai tu»

Urlano come dei forsennati, come dei bambini capricciosi.

«TUTTI MUOIONO, TUTTI PIANGONO, TUTTI SOFFRONO, TUTTI, TUTTI, TUTTI»

Riccardo e Francesca su quel palco, cantano la rassegnata ed inevitabile fine dell’esistenza mentre, in quel momento, sono i più vivi della terra.
Loro e TUTTI quei ragazzini ribelli sotto di loro a cui hanno dato una voce, a cui hanno dato un senso, a cui hanno dato qualcosa a cui appartenere, qualcosa per cui strillare.

a cura di
Enzo Celani

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