“Life”: il nuovo viaggio sonoro di Ellen River

“Life”: il nuovo viaggio sonoro di Ellen River
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Uscito il 31 marzo, “Life” è il nuovo album di Ellen River. Un compendio sonoro in cui la cantante emiliana trasmette la sua identità artistica e umana. Un doppio album ricco di suggestioni dove gli ascolti che vanno dal blues al country, dal rock al soul prendono vita in canzoni ispirate.

Ellen River ha fatto sue non solo l’alta tradizione musicale americana ma ci ha messo la sua impronta nei testi. Le canzoni di “Life” hanno un messaggio per chi vuole resistere. Per quelli che affrontano con ironia la vita nonostante i bocconi amari. Chi affronta con coraggio la malattia delle persone care e la vive sulla propria pelle. Chi promette a se stesso di provare a stare bene perché la felicità è fatta di piccoli istanti che dobbiamo cercare di trattenere e custodire con cura.

“Life” è un lavoro corposo coadiuvato da un gruppo di musicisti che accompagna Ellen River. Al banco di regia Gianluca Morelli dello Studio DeckLab di Rimini. Alle chitarre la competenza e la passione di Boris Casadei, l’estro artistico di Stefano Zambardino alla fisarmonica e al piano, il basso poliedrico di Rodolfo Valdifiori, la sapienza batteristica di Diego Sapignoli. E ancora i brani impreziositi dagli archi di Enrico Guerzoni al violoncello e Luca Falasca al violino. Infine, la pedal steel di Alex Valle e il banjo di Marco Maccari per dare il tocco necessario alle sonorità.

L’intervista

Abbiamo voluto chiederle direttamente la descrizione di questo lavoro. Ellen River ha rivelato cosi una personalità appassionata e positiva. Una dimostrazione di come ” trovare il buono” nell’attitudine profonda che le sonorità americane trasmettono.

Ciao Ellen! “Life” è un lavoro enorme. Cosa ti ha spinto a riunire tante canzoni in un solo album?

È stato un lavoro di scrematura che mi ha spinta a lasciare all’interno dell’album 27 canzoni di “Life”. Ognuna meritava un proprio posto e collocazione. Il doppio album è nato sicuramente dalla quantità di canzoni a disposizione. Ma soprattutto dall’esigenza che ognuna aveva di essere presente, ognuna di esse si è guadagnata una voce in capitolo.

“Life” vede il prezioso supporto di Gianluca Morelli dello studio DeckLab di Rimini. Come è nata la vostra collaborazione?

Quando ho deciso di fare questo album vivevo a Rimini e mi sono rivolta all’amico cantautore Lorenzo Semprini (ideatore dei Glory Days in Rimini– frontman delle band Miami & The Groovers e Bound for Glory). Gli ho chiesto se conoscesse uno studio di registrazione di fiducia in zona adatto al mio progetto di americana music.
È quindi stato fatto il nome Deck Lab, nello specifico quello di Gianluca Morelli, professionista che avevo visto on line nelle mie varie ricerche. Ho deciso di contattarlo per fargli ascoltare i miei brani e per capire se avremmo potuto collaborare. Gianluca ha capito da subito le mie intenzioni ed il suono che avevo in testa per “Life”.

Una domanda da profano: perché questa fascinazione musicale tutta americana?

La musica d’oltreoceano è un amore che porto nel cuore sin da ragazzina. Nello specifico quella delle cantautrici folk/rock/country, mi ha sempre affascinata e fatta emozionare molto. Ascolto tantissima musica quotidianamente, ma credo che tra i vari ascolti esista quel genere capace di farti vibrare le corde in maniera particolare, viscerale.

La musica americana è sempre stata presente nelle mie giornate grazie alle frequenze in FM di K Rock, una radio libera locale che trasmetteva un mondo tutto nuovo e conosciuto che le altre radio non trasmettevano. Così le voci di Dolly Parton, Sheryl Crow, Joan Osborne, Emmylou Harris sono entrate in casa emi hanno letteralmente “stesa”, insieme alla musica grunge dei Nirvana, Meat Puppets, Alice in Chains, Pearl Jam, la voce magnetica di Mark Lanegan, le sonorità punk dei Ramones, il rock dei Creedence Clearwater Revival e la vocalità meravigliosa di Robert Plant.

Sembri una persona solare e determinata. Come vedi il futuro della musica in Italia?

Sono determinata e molto ironica, soprattutto auto ironica. Mi prendo sul serio ma riesco sempre a prendermi in giro da sola schernendomi un po’. Adoro ridere, è più forte di me e difficilmente riesco a stare seria per troppo tempo. Mi piace cogliere l’ironia della vita e cercare di vederla anche nei momenti più bui. Una risata salva la vita, insieme alla musica.

Il futuro della musica, non solo in Italia, è difficile da prevedere. È cambiato tutto e tanto, i locali in cui suonare sono sempre meno. Non solo a causa del covid, ma anche perché le persone vanno sempre meno ad ascoltare musica dal vivo, a meno che non si tratti di nomi già conosciuti.

È andata scemando la curiosità, un aspetto fondamentale sia per chi fa musica che per chi ne usufruisce. Si è talmente abituati ormai ai consigli che arrivano senza essere stati richiesti da parte degli algoritmi. Consigli su cosa fare la sera, dove mangiare, cosa acquistare, che si è persa la spinta alla ricerca anche dell’ignoto.

Si cerca di ottimizzare i tempi per tutto, anche per l’ascolto dei brani. 5 secondi sono diventati il massimo tempo dedicato ad un brano nuovo che, se non è capace di soddisfare nell’immediato, viene saltato passando al brano successivo. Si ha sempre più bisogno di soddisfazioni immediate, istantanee. Si perde così di vista la bellezza dell’attesa, della ricerca, della soddisfazione che arriva un poco alla volta. Per gustare un piatto, una canzone, un momento serve apertura mentale e l’accoglienza del concetto di prendersi il tempo che serve.

Il futuro della musica

Il tempo che trascorriamo sui social, a meno che non si tratti di farlo per mestiere, è tutto tempo che si potrebbe investire in libri, ascolto di musica, chiacchiere con gli amici e via discorrendo. Un ritorno alla vita ma nell’accezione attiva del termine, non in modalità passiva come spesso facciamo. Nonostante il mio ottimismo fatico ad intravvedere un futuro roseo a meno che non ci sia un’inversione drastica di rotta.

Si aggiunga anche il fatto che fare musica americana in Italia è una missione se non una vocazione. L’inglese non viene parlato come seconda lingua come invece in tanti stati europei. Questo ha dell’incredibile dal momento che in radio vengono trasmesse tantissime canzoni in lingua appunto inglese.

Diciamo che c’è una tendenza a sovrastimare tutto quello che arriva da fuori perdendo di vista il sottobosco foltissimo di musicisti e progetti di artisti italiani che meriterebbero davvero tanta attenzione, ho molti amici musicisti che sono incredibilmente bravi ma che vengono penalizzati per il genere che fanno o per il solo fatto di cantare in inglese.

La grande consolazione è che la musica c’è sempre stata sin dalla notte dei tempi e questo mi fa sperare perché per me la vita senza musica non sarebbe vita.

Fra le 27 canzoni c’è lo strumentale “Resonance”? Si sentono rumori di attrezzature e macchinari probabilmente ospedalieri. Enzo Jannacci aveva usato un espediente simile col brano “Rosalia”. Ha un significato particolare?

Sì, ha un significato molto particolare. È una canzone dove in sottofondo si sente una risonanza magnetica in funzione. È un brano strumentale di “Life” che considero il mio microscopico tributo alle atmosfere di Morricone. Chi ha avuto modo di fare esperienza con le risonanze magnetiche sa benissimo che il rumore è assordante e dissonante. Un alternarsi di rumori meccanici ripetitivi quasi ipnotici e decisamente roboanti.

La risonanza viene vista quasi come un mostro perché da quell’ammasso di ferraglia possono snodarsi esiti davvero poco piacevoli. È un mostro a due facce in quanto dall’altro lato aiuta tantissimo la prevenzione. Mi sono quindi fatta questo viaggio, durante le risonanze, nelle quali immaginavo delle melodie che cercavano disperatamente di coprire il rumore della macchina.

Mi sono immaginata un duello tra due pistoleri, uno umano e l’altro che vestiva i panni della macchina “cowboy”. Un duello sulla sabbia arida del deserto, che inizialmente vede solo un vincitore. Ma con la consapevolezza dell’ambivalenza di cui parlavo prima, vede i duellanti cavalcare insieme verso l’orizzonte. L’ambivalenza della vita, tra luce e ombre, tra paure e sorrisi.

Il brano “My Feet” potrebbe essere la versione gentile di “These boots are made for walkin'”di Nancy Sinatra?

Interessante questo parallelismo, sinceramente non ci avevo mai pensato sebbene mi piaccia molto quella canzone. Nella mia “My feet” i piedi potrebbero essere tranquillamente scalzi, liberi di muoversi e di riprendere il contatto con la terra e con le proprie esigenze.

Non hanno bisogno di calpestare nessuno, ma solo di allontanarsi da una situazione che, per quanto vicina, in realtà emotivamente è già lontana. I piedi seguono questo moto d’animo di incamminarsi e prendere l’iniziativa. Un incipit che comporta un allontanamento ma anche un ritrovamento di se stessi, senza una meta precisa ma con la sola convinzione che rimanere fermi in quella situazione non è un’opzione percorribile.

Facciamo un gioco: in un’ipotetica squadra di governo formata da artisti americani chi sceglieresti come ministri e in quale dicastero (cultura, spettacolo, turismo, economia)?

Non è semplice ma direi di provare con questo schieramento (ovviamente essendo un gioco mi sono permessa di inserire anche alcuni artisti che non ci sono più ma che amo molto).

Cultura: Patti Smith –in quanto poetessa, scrittrice, cantautrice con una propensione al sociale davvero importante.

Spettacolo: Elvis – un animale da palco per eccellenza, con un grande carisma ed una vocalità unica.

Turismo: Johnny Cash – un uomo dalle mille vite che ha viaggiato in lungo ed in largo, mi è subito venuta in mente la sua canzone “I’ve been everywhere”.

Economia: Dolly Parton – una donna dalle mille risorse e talenti, proveniente da una famiglia numerosissima e poco abbiente. Capace di creare dal nulla una carriera pazzesca colma di successi e soddisfazioni. Un impero che ha sempre condiviso aiutando le persone attraverso tante attività per il sociale e beneficienza. Una donna incredibile.

Nel disco “Life” insieme a Gianluca avete riunito una squadra di professionisti. Le chitarre sanguigne di Boris Casadei, la slide di Alex Valle, Il piano e la fisarmonica di Stefano Zambardino. Avremo il piacere di vedervi live nei prossimi mesi?

Assolutamente sì, ci sono già parecchie date in calendario, sia in solitaria voce e chitarra sia in compagnia della band. Invito le persone a visitare le pagine social facebook ed instagram per rimanere aggiornate sugli appuntamenti live e non solo.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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