Moderno: “2020 non è un pezzo scritto per la quarantena”

Moderno: “2020 non è un pezzo scritto per la quarantena”
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Moderno è un cantautore che nasce nelle campagne romane, qui sviluppa un’innata passione per la musica che lo porta a scrivere testi fin da piccolo.

Negli ultimi mesi ha pubblicato tre singoli che anticipano quello che sarà il suo primo album da solista. Le prime volte, 2 Søli e Non dimenticare, canzoni che raccontano di amori postmoderni, relazioni virtuali, relazioni senza impegno.

In questo periodo di reclusione forzata, il cantautore ha tirato fuori un brano che teneva chiuso nel cassetto, una versione che a lui piace definire “rubata” da un amico che ha registrato con il telefonino. Così nasce 2020, disponibile solo su youtube e solo per questo periodo. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere…

Come te la stai passando?

Sto cercando di approfittare di questo periodo per dedicarmi a tutte quelle cose che prima dicevo di non avere il tempo di fare. In primis studio, film e libri, poi mi sto cimentando in un racconto. Chissà cosa ne uscirà fuori. Poi, vabbè, ovviamente suono.

In questo periodo di quarantena che ci costringe a rimanere chiusi in quattro mura di casa, hai pubblicato un nuovo singolo dal titolo “2020” pubblicato senza preavviso su Youtube. Come è nato questo brano?

“2020” non è un pezzo scritto per la quarantena, è un pezzo scritto l’estate scorsa che sarebbe dovuto uscire tra almeno un anno, ma che sentivo particolarmente urgente adesso. Così ho voluto far uscire questa versione rubata di un mio live in salotto, in attesa di registrarlo con tutti i crismi.
Si tratta di un pezzo urgente perché scritto senza sapere cosa sarebbe accaduto, ma sentendo che c’era qualcosa nell’aria che non andava. Il “diluvio finale che tutti spazzerà via” si è materializzato, nostro malgrado, non in un evento atmosferico ma in un virus. Sempre di natura che si ribella si tratta, sempre con la coscienza sporca ci sentiamo.

“E chi ascoltava punk, metal, post hardcore ora guarda Sanremo” giusta analisi sociale del periodo che stiamo vivendo. E a te piacerebbe andare al Festival?

Si. Sarebbe un’esperienza di vita. Quella frase vuole essere una critica e una autocritica, vuole descrivere un funzionamento a cui è difficile non piegarsi. Siamo artisti ma siamo anche uomini occidentali del XXI secolo. Sanremo pare ambientato 50 anni fa ma è comunque una vetrina che ti può aiutare a fare della musica un lavoro.

Quale desiderio hai espresso all’inizio di questo nuovo anno?

Far uscire questo benedetto disco…

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Quali sono le tue previsioni per quello che sarà e sul destino della musica?

Ci troveremo tutti a suonare e parlare di questo momento storico unico e inimitabile, almeno per chi sta vivendo in questo secolo. La sensazione è che non ci sia più nulla di certo a cui affidarsi, dobbiamo abituarci a vivere in compagnia della precarietà, lavorativa ed esistenziale. E a sorriderne, amando ancora più forte la vita. La musica risentirà di questo processo, ma continuerà ad esistere finchè, appunto, ci sarà vita su questo pianeta.
 

Nei mesi precedenti hai pubblicato tre brani, stai lavorando al tuo album d’esordio?

Da ormai due anni! Ma ci siamo. Mancano solo alcuni insert su un paio di brani, appena si potrà tornare a circolare andrò al Cubo Rosso Recordings a chiudere tutto. Nel 2020 uscirà al 100% il primo disco di Moderno. Lo garantisco a te e pure a me stesso 😉

a cura di
Giulia Perna

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Giulia Perna

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