“Al guado d’amate correnti alternate”: l’esordio letterario di Vanni La Guardia

“Al guado d’amate correnti alternate”: l’esordio letterario di Vanni La Guardia
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L’esigenza di migliorarsi e assorbire la bellezza che ci circonda sono tra i fari che guidano Vanni La Guardia nel suo percorso di vita personale e artistica. Così mentre dedicava metà dei suoi anni alla musica definita “valore essenziale”, scriveva appunti diventati oggi poesie, raccolte in “Al guado d’amate correnti alternate” edito da Eretica Edizioni.

Nel 2021 vi abbiamo presentato “E sia” l’album che Vanni La Guardia ha pubblicato con i C.F.F. e il Nomade Venerabile, anche qui la band, della quale è fondatore e bassista, ha dato sfoggio della sua capacità di contaminare la musica con le altre arti, scegliendo di musicare le poesie tratte dall’omonima raccolta di Grazia Procino.

Ora, dopo aver ripreso a scrivere poesie durante i suoi cammini ai margini , attraversando luoghi sempre più spopolati, La Guardia ha deciso di legarle agli appunti dell’adolescenza, tra punk, voglia di riscatto e di mettersi continuamente in discussione.

Abbiamo contattato il musicista e scrittore pugliese per farci raccontare questo momento della sua vita, del valore della ricerca del proprio centro, del percorso da intraprendere per comprendere che il mutare dei sentimenti, delle opinioni e degli interessi è il senso della ricerca che resta quindi “incompiuta e vitale”. Non sono mancati, ovviamente, cenni anche alle novità musicali che riguardano i C.F.F.

Ciao Vanni, benvenuto su The Soundcheck. Come definiresti questo momento della tua vita? Puoi farlo anche attraverso una citazione letteraria e/o musicale.

Ciao Mariangela, grazie! Lo definirei come un “lungo momento” di conferma di una scelta che nasce da lontano. Quella di indirizzare le mie energie al miglioramento personale, all’allargamento degli orizzonti, all’evoluzione del mio mondo interiore, all’assorbimento della bellezza che ci circonda. Tutto questo è certamente agevolato dalla continua, curiosa ricerca di stimoli che possono provenire dall’ascolto di un vinile, dalla lettura di un libro, dalla visione di un film o di uno spettacolo teatrale, da un incontro desiderato, da un viaggio ai margini.

Ci sono libri, dischi o film che ti hanno colpito particolarmente?

Sì mi permetto di segnalare “È inutile parlare d’amore” di Paolo Benvegnu, “Mondo e antimondo” di Umberto Maria Giardini e “Everything is alive” degli Slowdive, tra gli ultimi vinili pubblicati; i film “Perfect days” di Wim Wenders, “As bestas” di Rodrigo Sorogoye e “Anatomia di una caduta” di Justine Triet; gli spettacoli teatrali “Cantico dei cantici” di Roberto Latini, “Nessun destino è per sempre” di Gianluigi Gherzi e Erika Grillo e “Bros” di Romeo Castellucci; i libri “Il taglio del bosco” di Carlo Cassola, “Il ragazzo selvatico” di Paolo Cognetti e “L’ultimo dio” di Emidio Clementi.

Vanni La Guardia – Ph. Enzo Piglionica
Dalla definizione dell’attuale momento che stai vivendo si denota una certa volontà di percorrere la tua strada finalizzata al miglioramento personale, alimentato dalla bellezza circostante. Per far questo è importante liberarsi di eventuali fardelli?

Nietzsche diceva che l’invidia nasce quando una persona è desiderosa ma non ha prospettive. Gore Vidal aggiungeva che per tanti è più soddisfacente il fallimento del prossimo, che il proprio successo. Invece di svalutare ciò che gli altri hanno conseguito (palesando così, in realtà, la consapevolezza della nostra inadeguatezza), dovremmo assumerci le responsabilità di quanto abbiamo ottenuto nella vita, che è il giudice più inflessibile.

In questa maniera avremmo contezza del punto preciso da cui muovere nuovi passi per aprirci, rimetterci in discussione, imparare, ascoltare, realizzarci. Certo, tutto ciò sarebbe l’ideale, ma abbiamo pur sempre la possibilità di valutare, scegliere, distinguere ed evitare le persone che optano invece per sterili condotte velenose e spesso, purtroppo, contagiose.

Occorre essere esigenti e la qualità, se è vero che non di rado passa dalla solitudine e dalla fermezza, col tempo disvela la sua provvidenza.

Dopo l’esperimento, riuscitissimo, con i C.F.F. e il Nomade Venerabile, di “mettere in musica” le poesie di Grazia Procino, cosa ti ha spinto a raccogliere tuoi componimenti in “Al guado d’amate correnti alternate”?

Considero l’album “E siauno dei migliori lavori realizzati dai C.F.F. e il Nomade Venerabile. Racchiude la speciale magia creatasi tra le parole della poetessa Grazia Procino, che sembrano nate per essere cantate, e la musica dei nostri brani, che hanno la capacità di accogliere e sprigionare tutta quella potenza lirica e immaginifica.

Per quanto riguarda invece “Al guado d’amate correnti alternate”, durante l’estate dell’anno appena trascorso ho scritto una manciata di nuove poesie. E’ stata questa la scintilla che finalmente ha riacceso la volontà di rimettere ordine tra versi e appunti raccolti in più di trent’anni, peraltro incoraggiato da quanto accaduto nel febbraio 2020, quando il poeta Vittorino Curci ne selezionò alcuni da inserire nella “Bottega della poesia”, rubrica de “La Repubblica – edizione di Bari”.

Ho proposto così la silloge a un breve elenco di case editrici e, tra queste, la Eretica Edizioni di Buccino (SA) ha deciso di pubblicarla e distribuirla.

“Al guado d’amate correnti alternate” _ copertina
Questa tua prima silloge è composta da 70 poesie, ispirate ai testi della tua band e ai numerosi appunti scritti dall’adolescenza a oggi. Data la diversa estrazione, lunghezza e origine qual è il fil rouge che le lega?

Partirei dalla poesia che Eretica Edizioni mi ha lasciato libero di scegliere per la copertina:

“Ho le vene ingarbugliate, la testa rasa al suolo
e un umore come diciannove punk
nei conventi di febbraio.”

Contiene i vertici del triangolo all’interno del quale si collocano (e scalpitano) le 70 liriche.

Il primo è rappresentato dalla musica, che per me ha un valore essenziale. La poesia della copertina – come diverse altre contenute nella silloge – è infatti ricavata dalla miniera di parole contenute in molti testi dei C.F.F., che ho provveduto a selezionare, limare, ampliare o sfrondare. La storia di questa band, fondata nel 1999, copre la metà degli anni che ho vissuto fino ad oggi, è inevitabile quindi che l’elemento autobiografico si sovrapponga a questo valore sconfinato.

Il secondo vertice del triangolo è rappresentato dall’adolescenza. I versi della copertina risalgono a molti anni fa e credo che rivivere alcuni stati d’animo che marchiano a fuoco quell’età – come l’inquietudine, la rabbia, l’innocenza e la voglia di riscatto – serva ad alimentare il motore dei sogni, a continuare ad osare in progetti e (apparenti) illusioni.

Il terzo risiede nei margini. Febbraio non è un mese particolarmente “mainstream”; così come i conventi, luoghi normalmente isolati e silenziosi. Un cospicuo numero di poesie è nato durante i cammini che mi hanno permesso di conoscere a fondo le aree interne meridionali, sempre più spopolate. Da quelle esperienze è scaturita la riflessione che c’è una forte analogia tra i cammini e il punk, che è la musica dei margini, degli sconfitti, dei dimenticati.

Oggi non c’è nulla di più punk che attraversare certi margini geografici. Hanno la stessa carica spirituale e identico senso di appartenenza. E, a proposito del triangolo da cui sono partito, con i margini e il punk – richiamando la sua sana rabbia adolescenziale – torniamo alla musica: la triangolazione può dirsi chiusa.

È stato necessario limare o ampliare i componimenti più datati per adattarli al tuo stato d’animo del momento o viceversa hai “selezionato” con maggiore zelo quelli più recenti?

Per i componimenti maggiormente datati mi ha guidato l’autenticità percepita. Ce ne sono alcuni scritti trent’anni fa che ho deciso di riportare nel libro senza rimaneggiamenti, perché la fulgida emozione vissuta nel momento in cui li ho riletti ha preteso spazio e integrità. Per le poesie più recenti, invece, ho seguito le tracce della “geografia dei miei nonni” e, risalendo alle radici, sono entrato in sintonia con parole nuove, centrate e consolanti.

“Interrogo i profumi
le abitudini
propensioni naturali
risalgo alle prime albe
disegno
la geografia dei nonni
Esistono luoghi
che hanno il respiro gentile
e leggero
del ritorno a casa
Occorre cercarli
ma se non hanno un nome
o non sono reali
è già consolazione
riuscire a immaginarli.”

I cammini, la musica e la letteratura sono tra i tuoi maggiori interessi, ma chi o cosa rappresenta il tuo guado sicuro, qualcuno o qualcosa a cui ti aggrappi nelle lunghe notti buie?

La continua ricerca del mio centro, di ciò che mi rappresenta, mi fa stare bene ed è in armonia col tempo del cuore e con lo spazio dei dettagli e dell’incanto quotidiano. Ma tutto è in perpetuo movimento, mai uguale a sé stesso, pertanto questa ricerca è, al contempo, incompiuta e vitale.

La scelta del titolo “Al guado d’amate correnti alternate” è proprio la presa di coscienza che tutta la fragilità e lo smarrimento che avvertiamo durante il mutare dei sentimenti, delle opinioni e degli interessi, sono in realtà il centro più vivificante della nostra esistenza che si rinnova. Mi viene in mente “Esercizio del trasloco” di Mariangela Gualtieri, sarà perché ne ho fatti tanti (e mi ricorda la casa nel borgo medievale di Orte, in cui ho abitato nel 2005).

Con i C.F.F. ci avete “abituati” alle mutazioni, alle commistioni tra musica e altre arti, tanto da essere definiti “gruppo rock parateatrale”. Sappiamo esserci interessanti novità che vi riguardano, ce ne puoi parlare?

A dicembre la Nos Records ha pubblicato “Stagioni – tributo ai Massimo Volume”, band che ha avuto un ruolo importante nel nostro percorso, anche per le commistioni a cui ti riferisci. Quando ci hanno contattato per proporci di partecipare all’album, siamo stati felici di accettare con “Fred” (dall’album “Il nuotatore”), oltre che onorati di dividere questo progetto con artisti quali – tra gli altri – Francesco Bianconi, Mauro Ermanno Giovanardi, Cesare Basile, Bachi da pietra.

“Stagioni” è stato album del mese su Rumore e sta raccogliendo recensioni molto positive; siamo davvero contenti per la Nos Records e per tutte le persone coinvolte.

Nelle prossime settimane, inoltre, verrà pubblicato un altro album tributo a cui abbiamo accettato di partecipare con gioia ed entusiasmo. Al momento non posso dire tanto di più, se non che in questo caso c’è un valore aggiunto sostanziato di affetto, amicizia, vissuti condivisi e splendidi ricordi costruiti insieme e che siamo davvero soddisfatti della nostra rilettura di un brano che portiamo nel cuore (come l’intero album da cui è tratto) e che non vediamo l’ora di farvi ascoltare.

Ascolta “STAGIONI – Tributo ai Massimo Volume” su Spotify

a cura di
Mariangela Cuscito
foto in evidenza di
Vanni La Guardia

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Mariangela Cuscito

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