“Foglie al vento” – il racconto degli ultimi

“Foglie al vento” – il racconto degli ultimi
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Oggi 21 dicembre è in uscita “Foglie al Vento”, il film di Aki Kaurismäki premiato al Festival di Cannes e candidato ai Golden Globes come “Miglior film straniero” e nella categoria “Miglior attrice in un film comico o musical”.

È una giornata come le altre per Holappa e Ansa, un uomo ed una donna che, nella fredda Helsinki, tentano di sopravvivere come possono alle situazioni difficili e all’instabilità economica che si trovano costretti ad affrontare. Il primo, facendo l’operaio e bevendo costantemente alcool; la seconda, lavorando come cassiera in un supermercato e seguendo varie trasmissioni radiofoniche, nella speranza di scovare qualche traccia di positività – una scintilla in grado di riaccendere la speranza -, rimanendo tuttavia condannata al solo ascolto di notizie di guerra. 

Entrambi vivono nel disagio e nella precarietà, passando da un impiego all’altro senza nessun tipo di garanzia sociale. Obbligati ad accettare tutto ciò che viene loro proposto, pur di non arrendersi. 

Due persone sole che cercano un conforto, qualcuno con cui portare sulle spalle il peso dell’esistenza. 

"Foglie al vento", al cinema dal 21 dicembre!
Holappa e Ansa in “Foglie al vento”
“Foglie al vento”

Ed è nel bel mezzo di una notte, tra i tavoli di un karaoke, che queste due solitudini si incontrano. Si guardano con interesse, ma non sanno cosa dirsi.
Mentre i rispettivi amici chiacchierano, a loro basta il silenzio. Un silenzio che avrà un ruolo rilevante per tutta la durata della loro conoscenza, perché a volte non servono troppe parole per capirsi, ma solo sguardi profondi, sorrisi ed un po’ di complicità. 

Tuttavia, lo stesso destino che li ha fatti avvicinare si divertirà ad ostacolarli in ogni modo. 

“Foglie al vento”

Holappa non sa nulla di Ansa, non conosce il suo indirizzo e neppure il suo nome: ha solo un foglietto di carta con scritto il suo numero di telefono, che cadrà dispettosamente dalla sua giacca e volerà via – proprio come una foglia al vento -, rimandando i loro incontri. 

Le tematiche

Foglie al vento sono anche i due protagonisti, costretti a vivere in una società che non fa sconti e a dipendere costantemente da qualcun altro, accettando di lavorare anche per chi vende droga di nascosto, o per chi è pronto a licenziarti al primo sgarro. 

Foglia al vento è la vita stessa, così imprevedibile e così fragile che basta un secondo perché vada perduta. 

Foglia al vento è il mondo, che, in piena modernità, deve affrontare ancora, inevitabilmente, l’ennesima guerra.
Maledetta guerra!” è il grido rabbioso di Ansa, che alla radio sente solo notizie riguardanti gli attacchi russi in Ucraina, i bombardamenti, le vittime.  

Ma da questo universo, in cui ognuno sembra abbandonato a se stesso e travolto dagli eventi senza poter far nulla per evitarli, è l’amore stesso a salvarci.
Perché, sì, l’amore può salvare la vita.

E anche se vieni licenziata solo perché hai rubato un prodotto scaduto che altrimenti sarebbe stato gettato via, ci sono amiche pronte a difenderti, a denunciare le ingiustizie e a lasciare il posto volontariamente, solo per stringerti la mano.

Ansa in “Foglie al vento”

Anche se hai paura di non arrivare a fine mese e non hai i soldi nemmeno per prendere un caffè, ci sarà sempre spazio per accogliere in casa un cane randagio, salvandolo da morte certa.

E anche se sei depresso perché bevi troppo, un amico sarà sempre pronto a trascinarti in una sala karaoke, dove incontrerai qualcuno che potrebbe cambiarti la vita e farti pensare che forse un’alternativa esiste. 

La musica

“Tu mi piaci, ma è me che non sopporto”, cantano due sorelle in un pub.

In queste poche parole è racchiusa la bizzarra storia d’amore tra i due protagonisti, raccontata proprio dalla musica, che avrà un ruolo determinante durante tutto il film.

Si può dire che è proprio per questo che Holappa e Ansa si incrociano: grazie ad una canzone cantata orgogliosamente dall’amico, tra un bicchiere e l’altro, in una sala senza tempo.

Tutto sembra fermarsi, ma la trama va avanti, tra tanghi argentini, canzoni rock, mambi italiani e sinfonie romantiche, che narrano di qualcuno “senza un posto dove andare” e di persone che si sfiorano senza toccarsi mai. 

Aki Kaurismäki: i modelli

Il regista finlandese Aki Kaurismäki, attraverso la musica, le inquadrature, i personaggi e diversi rimandi, si dimostra fin da subito riconoscibile e manifesta in modo evidente la sua natura cinefila. Impossibile non considerare, infatti, il suo passato da critico cinematografico, e le sue inesauribili conoscenze in materia ne sono la prova. 

In questo film, egli ha dichiarato di celebrare i suoi dei: Robert Bresson, Yasujirō Ozu e soprattutto il suo preferito, Charlie Chaplin. Dai primi due Kaurismäki ha ereditato minimalismo e realismo, quell’essenzialità di recitazione tipica di chi vuole innescare una partecipazione più attiva e una risposta emotiva maggiore da parte degli spettatori. 

E come dimenticare il grande omaggio finale al “suoChaplin? Il suo spettro aleggia dall’inizio alla fine, in quell’ironia tagliente e beffarda, in quella comicità amara contro le ingiustizie sociali. Una denuncia ai soprusi e agli abusi di potere, critica al mondo capitalista. 

Ci sono poi altre numerose citazioni – come quella a I morti non muoiono di Jim Jarmusch (il film che Holappa e Ansa vanno a vedere al cinema), o il poster di Rocco e i suoi fratelli di Visconti – nascoste in tanti piccoli dettagli. 

Holappa in “Foglie al vento”
Aki Kaurismäki: la regia

Aki Kaurismäki mette in scena il suo inconfondibile universo: una recitazione scarna, ridotta al minimo e costruita su pochi dialoghi, in grado di restituire forti emozioni. Sentimenti autentici, profondamente celati, ma che continuano – nonostante tutto – a manifestarsi.
Volti malinconici, freddi all’esterno ma con il cuore caldo. Occhi profondi, espressioni congelate.

Ma è proprio in quei pochi sorrisi abbozzati, in quelle mani tese, che si nasconde tutta l’umanità dei suoi personaggi che, con i loro demoni da risolvere, sono pronti a tuffarsi in quelli degli altri. 

Viaggi abitudinari sui tram, incontri alla fermata dell’autobus, storie collocate in un presente impreciso.

Ma se il tempo scorre senza rimaner sospeso, in una quotidianità che si ripete sempre uguale e senza un’apparente possibilità di cambiamento, il mondo di Aki si rivela sempre diverso, con colpi di scena che ci riportano prepotentemente alla realtà, dove il fragore incessante della guerra mostra chiaramente in che epoca ci troviamo. Un mondo fatto di contrasti apparentemente inconciliabili, ma che invece combaciano perfettamente: sarcasmo e romanticismo, cinismo e poesia, rassegnazione e speranza. 

Il racconto degli ultimi, dal 1986 ad oggi

Il regista finlandese porta avanti il suo interesse per le figure emarginate, per i poveri ed i fragili, chiudendo una quadrilogia cominciata nel lontano 1986 con Ombre in paradiso, in cui ad essere portati in scena erano un netturbino e una cassiera del supermercato in cerca di una vita migliore.

La cosiddetta “Trilogia dei perdenti” continua con Ariel (1988) e La fiammiferaia (1990), in cui la protagonista Iris, sconfitta sotto tutti i punti di vista ed abbandonata incinta dall’uomo che amava, in preda alla rabbia e alla frustrazione finisce per avvelenare anche le persone a lei vicine, compresi i suoi genitori. 

Sembrava essere finita qui e invece, parecchi anni dopo, Kaurismäki sceglie di ritornare su queste tematiche, portando alla luce un vizio che egli stesso ha sempre dimostrato di avere: quello dell’alcolismo. Questa volta, però, avvertendo su come quello che sembra essere un innocente piacere utile a sopportare le fatiche di un’esistenza difficile possa diventare sintomo di forte depressione e trascinare chi ne è dipendente in un circolo vizioso senza via d’uscita. Il protagonista dichiara, infatti, di essere depresso proprio perché beve troppo, ma allo stesso tempo di bere troppo perché depresso. 

Ma, se negli altri film i personaggi reagivano alla violenza usandola a loro volta ed il loro destino sembrava essere segnato, qui la lezione da imparare è decisamente diversa: se le ingiustizie del mondo, le inutili stragi e la fragilità dell’esistenza non possono essere del tutto estirpate, si possono quantomeno contrastare con la forza dell’amore, della carità verso il prossimo, dell’amicizia, del rispetto e della solidarietà.

Senza mai perdere la speranza, e ricordandoci che, qualsiasi cosa accada, ci sarà sempre dietro l’angolo un’altra possibilità. 

Ecco il trailer di “Foglie al vento”!

a cura di
Lucrezia Aprili

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