Motta – Estragon Club, Bologna – 17 novembre 2023

Motta – Estragon Club, Bologna – 17 novembre 2023
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Un’altra tappa per Motta che dal 27 ottobre è in giro a scaldare i palchi d’Italia con la sua accogliente sensualità

Ancora una volta l’Estragon Club ospita sul suo palco la realtà di Francesco Motta, cantautore livornese e autore di quattro dischi, che dal 27 ottobre, con un tour che è partito dal The Cage della sua amata Livorno, porta in tutta Italia “La musica è finita”.

Allo spegnersi delle luci parte un boato tra il pubblico che, anche se timidamente, manifestava di sentire la mancanza del cantante in ritiro dai palchi da diverso tempo.
Una luce verde lo ” vignettizza” insieme al suo pianoforte al centro del palco suonando le prime note di “Anime perse”. Ma la calma dura poco perché a un tratto tutto esplode ed è una potenza sonora che schiaffeggia il pubblico. Stesso tiro con la successiva “La musica è finita”.

Unica tra le voci

Il concerto, a parer del pubblico, si fa più interessante quando arrivano le canzoni dei primi album, tra cui la meravigliosa “Roma stasera” o “Sei bella davvero”.

In tanti definiscono Motta come un cantante ruvido, sporco, disordinato; in realtà ho sempre visto in lui una profonda consapevolezza della misura. Mi spiego meglio: che siano ballate o pezzi rock, Motta mantiene comunque un equilibrio che non sfocia mai nell’eccesso. Innanzitutto sa cantare, e anche molto bene. La sua voce ha tantissimi colori: diventa scura e incazzata, sensuale e intensa quando l’atmosfera lo richiede. Motta è un cantautore che elegantemente modula e bilancia.

I musicisti che lo accompagnano, inoltre, sono una bellissima cornice, e il motivo per cui Motta porta sul palco le sue intuizioni è grazie a loro che si alternano in un susseguirsi di protagonismi.

Apprezzatissima poi la versione live di “Roma stasera” e “Sei bella davvero”, forse anche perché sono di parte, ma la strumentale e i testi sono ciò che ad oggi c’è di bello nel panorama musicale giovanile.

Conclusioni

Dopo la conclusione psichedelica della prima parte con “Del tempo che passa la felicità” la cui architettura però prevede un incredibile crescendo che porta Motta, come di consuetudine, dietro ai tamburi, posso dunque concludere invitandovi ai suoi live.

L’invito parte, prima di tutto, per l’amore che infonde al pubblico e a coloro che lavorano al suo fianco, per l’intensità genuina dei suoi testi e la strumentale che, per alcuni brani, prevarica affermandosi. Poi perché Motta non è solo una penna, non ha soltanto una bellissima voce, ma è anche un preparatissimo polistrumentista che conosce l’analogia delle sue chitarre, e come in un rapporto fisico d’amore, si rinchiude nell’intimità del suo pianoforte fino a orgasmare nel furore dei suoi tamburi.

Ciò che più di tutto amo di Motta però, non è questo. Lui ama la musica in un modo nuovo, non viscerale, né melenso, non è soggiogato da essa ma è alla pari, quasi come in un rapporto di reciproco rispetto, come fosse una maniera di vivere, come se non fosse esterna ma dentro di lui, e mi è capitato poche volte di percepire questo sul palco.

Scaletta
  1. Anime perse
  2. La musica è finita
  3. Per non pensarci più
  4. Alice
  5. Prima O Poi Ci Passerà
  6. E poi finisco per amarti
  7. Maledetta voglia di felicità
  8. Se non avessi avuto te
  9. Scusa
  10. La Fine Dei Vent’Anni
  11. Sei Bella Davvero
  12. Quello che non so di te
  13. La Nostra Ultima Canzone
  14. Via della luce
  15. Titoli di coda
  16. Del Tempo Che Passa La Felicità
    Bis
  17. Se Continuiamo A Correre
  18. Roma Stasera
  19. Ed È Quasi Come Essere Felice
  20. Quello che ancora non c’è

a cura di
Benedetta D’Agostino

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Benedetta D'agostino

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