Talk to me: l’horror più riuscito del 2023

Talk to me: l’horror più riuscito del 2023
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Dalle menti degli YouTuber statunitensi, i fratelli Philippou, esce Talk to me, l’horror più riuscito del 2023.

Non c’è da sorprendersi, considerando che è siglato A24, che negli ultimi anni ha prodotto i film più apprezzati da pubblico e critica, portando avanti autorialità ed intrattenimento. Talk to me è un horror in cui la possessione è la colonna portante. Mia è una ragazza che ha da poco perso la madre e partecipa ad un festino in cui l’elemento di maggiore attrazione è una mano imbalsamata. Questa mano ha il potere di far entrare, nel corpo di chi la impugna, l’anima di una persona morta, e di farla comunicare.

La possessione come droga

Nella storia dei film horror incentrati sulla possessione, siamo abituati a vedere come vittime ragazzini di dodici o tredici anni. Un’età, dicono gli studiosi, in cui inizia a costruirsi un’identità; si sceglie, quindi, da che parte stare. La possessione è una cosa che fa paura, in primis, a chi rischia di subirla e poi alle persone che gli stanno intorno.

Cosa succede, invece, se la possessione diventa un gioco, e se sono proprio le persone a scegliere di subirla? In questo film la possessione è una droga e, come tale, inizia come una goliardia e sfocia in una dipendenza.

Talk to me
L’horror

Mia, la protagonista, finisce anche per farla provare a Riely (lui sì, in età canonica da possessione) che per troppo tempo rimane a contatto con gli spiriti e, quindi, diventa di loro proprietà. Il film è un lento ed implacabile cammino verso un baratro dichiarato fin dai primi secondi. Aspetto che, però, non lo rende affatto noioso, poiché per tutta la durata persiste una domanda che ha radici nell’universale più che nella trama: “l’amore di chi le sta attorno, la salverà?”.

Talk to me è un film riuscito anche per altre ragioni: l’horror è tra i generi più interessanti perché quello che fa paura cambia a seconda delle epoche che viviamo. Dopo l’uscita de L’esorcista ci fu un’ impennata di esorcismi, perché quella paura albergava nelle persone ed il film la rese legittima, la alimentò. Allo stesso modo Talk to me rispecchia le paure del nostro tempo.

Meglio essere spaventati o turbati?

La possessione è la colonna portante, sì, ma non è una possessione demoniaca. Non abbiamo più paura di essere lasciati soli da Dio, abbiamo paura delle mode, delle dipendenze, come dice la protagonista di Euphoria: “col tempo era tutto quello che volevo: due secondi di nulla”.

Anche la nostra protagonista ha bisogno di riuscire a non provare nulla. La paura di annoiarci così tanto da essere disposti a provare tutto, ma forse ancor di più la paura dei nostri genitori, spaventati dalla possibilità che i loro insegnamenti valgano meno di una challenge virale. Su questo fa leva Talk to me, per questo è stato apprezzato da molti.

Questa pellicola pone fine all’interesse per gli horror jumpscarez. Siamo, infatti, erroneamente portati a pensare che in quest’epoca in cui tutto è veloce, si provi più gusto a saltare sulla poltrona che ad essere turbati. Il successo di questo film dimostra che non è così.

a cura di
Emma Diana D’attanasio

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