One Piece – La nuova serie Netflix rispetta le aspettative dell’anime?

One Piece – La nuova serie Netflix rispetta le aspettative dell’anime?
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One Piece”, uno dei manga più famosi in assoluto, è stato al centro dell’attenzione in particolar modo quest’ultimo mese. Netflix infatti, ha deciso di realizzare una serie live action di otto episodi. Sarà riuscito a non deludere i fans?

One piece è sicuramente uno dei manga più famosi della storia: la stessa Regina Elisabetta ha voluto sapere la fine prima di qualsiasi altra persona, chiedendo direttamente ad Eiichiro Oda. I fans, invece, si sono sbizzarriti su ogni piattaforma social per provare a capire l’ipotetico finale, e si dice che solo una persona abbia indovinato, ma nessuno sa chi sia e cos’abbia scritto…

La notizia che avrebbero realizzato un live action ha dunque scosso tutti: c’erano fans incuriositi, e altri che non erano proprio contenti. In ogni caso, la notizia ha sicuramente fatto scalpore.

La trama

La storia parla di un ragazzo, Rufy, che, grazie alla stima provata per il pirata Shanks, decide di diventare il Re dei pirati, e trovare lo One Piece, il tesoro più grande del mondo. Questa decisione lo porterà ad intraprendere un viaggio quasi infinito, dato che prima di tutto, per essere capitano di una nave pirata, ha bisogno di una ciurma. A mano a mano, incontrerà personaggi strabilianti, come il famoso spadaccino Zoro, la ladra Nami, Usopp il bugiardo e il cuoco Sanji, e molti altri, che accompagneranno il nostro Rufy nelle sue avventure.

I pro del live action

Innanzitutto, sia i fans del manga, che coloro che non l’avevano mai letto prima possono ritenersi soddisfatti. Difatti, One Piece di Netflix è, se vogliamo dirla tutta, il primo tentativo riuscito di trasposizione in live action di un’opera animata giapponese.

Già in passato, infatti, sono stati creati live action di diversi anime, rei però di aver lasciato gli spettatori alquanto delusi. Da un lato, veniva usato lo stile giapponese nel tentativo di ricreare passo passo il manga, andando però a rovinarlo, poiché fin troppo irrealizzabile. Dall’altro c’era lo stile hollywoodiano, che invece non richiamava quasi per nulla l’originale, arricchendo la trama dei classici cliché americani.

Netflix è invece riuscito a creare un compromesso tra i due stili, cercando di non limitare nessuna scena, ma comunque rendendola realistica. Inoltre nell’anime, proprio perché è un cartone, vi sono scene e dialoghi che, sebbene siano bizzarri, divertenti o surreali, vengono accettati perché non intaccano la realtà. Nella serie Netflix non è così: la piattaforma è riuscita a conferire alla serie un tono meno umoristico, per renderlo meno banale, imbarazzante o irreale.

I costumi appaiono forse, talvolta, troppo dei cosplay, ma comunque, a livello generale, i costumisti hanno fatto un buon lavoro. I personaggi infatti, sono stati in grado di trasmettere le stesse emozioni del manga, quindi queste sviste sui costumi non vanno ad intaccare particolarmente il risultato finale del prodotto.

La struttura degli episodi è sicuramente interessante. In ogni puntata vediamo un’avventura diversa, lasciando però sempre la trama principale di fondo. I flashback all’interno della serie permettono di conoscere a pieno i personaggi, fornendoci un’analisi dettagliata del loro vissuto.

La serie risulta scorrevole e molto piacevole da guardare. Le riprese sono state realizzate in modo tale da tenere sempre l’occhio attento, cosa per niente scontata, dato che negli anime spesso le pause sono molto lunghe. La scenografia, dunque, è di ottima qualità, e, sebbene la serie Netflix non sia uguale all’anime, sono presenti piccoli dettagli che la richiamano.

I contro del live action

Come detto prima, vi sono dettagli che richiamano la storia del manga, tuttavia la serie non rispecchia molto la trama dell’opera originale: alcuni avvenimenti non sono gli stessi, e quindi chi è un fan di One Piece potrebbe non aver apprezzato un cambiamento così netto.

Pur presentando un budget elevato, vi sono alcune pecche che l’occhio critico dello spettatore non ha risparmiato. Ad esempio, nella scena in cui Zoro combatte contro il Capitano Morgan, gli si piegano le katane.

Quando Usopp combatte contro gli uomini pesce, per scappare decide di fingersi morto, rovesciandosi il ketchup addosso, e dopo poco lo ritroviamo con i suoi compagni tutto pulito, come se non si fosse mai sporcato.

Inoltre, alcuni personaggi non sono esattamente identici. I fisici di Sanji e Usopp hanno subito qualche critica, dato che appaiono troppo atletici per essere un cuoco che combatte con le gambe, e un secchino magrolino, rischiando a volte di oscurare la figura di Zoro, che dovrebbe essere il personaggio più forte a livello di capacità fisiche.

E se vogliamo dirla tutta, Netflix non si è fatto sfuggire la possibilità di aggiungere personaggi completamente diversi dagli originali, il che fa sospettare che abbia utilizzato l’idea ormai conosciuta basata sul political correct.

Un sottoposto del capitan Kuro, Sham, nella serie live action è donna. Mentre un altro personaggio, Lucky Roo, uno dei compagni di Shanks, è invece un uomo di colore. Che siano scelte di marketing? Chi lo sa. L’unica cosa certa è che questi cambiamenti non piacciono mai a coloro che sono affezionati alla versione originale.

Conclusione

Dopo una lunga riflessione, si può dire che Netflix ha fatto tutto sommato un buon lavoro. Certo, c’è qualche piccolezza che dovrebbe essere migliorata, ma in linea generale hanno ricreato tutto in maniera ottima. Dopotutto, lo stesso creatore Oda ha dato il suo consenso.

E se gli stessi fans di One Piece possono ritenersi soddisfatti (chi più chi meno), sicuramente la serie è stata una bell’occasione per avvicinare un nuovo pubblico all’opera, soprattutto coloro che tendono a discriminare, purtroppo, anime e manga.

a cura di
Marianna Conforti

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