“Human Range”, nuove storie attraverso l’obiettivo di Ludovica Anzaldi
Human Range è il progetto iniziato nel 2018 dalla fotografa romana, una narrazione scritta dalle e insieme alle donne
Il leitmotiv della fotografia di Anzaldi
Ludovica Anzaldi, fotografa italiana formatasi a Parigi e attualmente residente a Roma, porta avanti progetti che pongono al centro della propria ricerca una narrazione fedele, cruda e al tempo stesso intima.
I soggetti e le protagoniste del suo lavoro sono persone, perlopiù donne, esiliate ai margini della società che spesso nega le loro esistenze.
L’artista scatta principalmente in medio formato analogico, questo rende ogni ritratto unico e diverso dagli altri, soprattutto a seconda del tipo di pellicola utilizzata.
Human Range
La fotografia di Anzaldi mette in luce non solo questioni di genere ma amplia il raggio d’azione facendosi portavoce e cassa di risonanza di movimenti sociali, di disuguaglianza e di integrazione.
Con il progetto Human Range l’artista sceglie di raccontare le infinte sfumature di identità e storie che da sempre vengono schiacciate sotto il pantone unico dello sguardo altrui. Range in inglese significa, portata, ma anche serie, assortimento, un ventaglio di possibilità ed esistenze umane, Human, appunto.
La messa a fuoco di Anzaldi diventa una raccolta di esperienze, storie e soggettività nell’intimità dei loro spazi. Con autenticità e franchezza, libere dallo sguardo oggettificante dell’uomo e della società le donne scelgono di svelarsi.
Stesse storie, Narratrici diverse
La maternità viene quindi riscritta, la relazione e l’esperienza di esperire il proprio corpo vengono raccontate sotto una chiave e una luce nuova che in maniera discreta ma chirurgica Anzaldi riesce a immortalare.
Ciò che emerge dalla camera oscura di Anzaldi è un bisogno prima individuale e poi collettivo di riscrivere non solo la storia da un punto di vista femminile, ma di disegnare nuove e tante effigi che possano assumere molteplici significati e significanti.
Con la sua fotografia, l’artista restituisce potere alle soggettività femminili, potere che culturalmente non viene mai associato alle donne da cui è stato violentemente asportato. Quando le donne si fanno potenti e la potenza diventa femminile e collettiva ci accorgiamo di quanto siano necessarie storie nuove, di quanto l’arte di Ludovica Anzaldi sia urgente e di quanto tutte noi ne abbiamo bisogno.
a cura di
Letizia Servello
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