Ragazzaccio: un film che ci prova ma non ci riesce

Ragazzaccio: un film che ci prova ma non ci riesce
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Ragazzaccio, il nuovo film di Paolo Ruffini da poco in onda su Sky cinema, presenta un cast di veterani come Giuseppe Fiorello, Massimo Ghini e Sabrina Impacciatore e nuovi volti come Jenny De Nucci e Alessandro Bisegna.

La pellicola, attraverso la storia di Mattia (il protagonista adolescente interpretato da Alessandro Bisegna), racconta il particolare momento storico che nel 2020 ha cambiato radicalmente le nostre vite.

L’idea base di Ragazzaccio è dunque quella di fare leva su una fragilità emotiva che, accentuata dalla particolare situazione, porta inevitabilmente a un senso di solitudine e disagio sociale costanti.

Premesse apparenti

Sulla scia di queste prime righe, le premesse sembrano ottime: quale miglior modo di rappresentare un evento come quello di una pandemia mondiale dal punto di vista di chi ne ha subito maggiormente le conseguenze?

Ecco, tenete a mente questo e immaginate il risultato. Immaginate come una storia di tale portata potrebbe rendere dal punto di vista cinematografico e poi…cancellate tutto.

Di solito, a questo punto inizio a elencare i diversi aspetti positivi e negativi del film, ma ahimè questa volta gli aspetti positivi si fermano ancor prima di cominciare: qui purtroppo l’idea di base, quella con ottime premesse iniziali, rimane soltanto un’idea.

Cosa non funziona e perché

Da dove partire? Ci sono molteplici elementi che non funzionano in questo film, quindi andrò per gradi.

La sceneggiatura

La prima e più evidente pecca è senza dubbio una sceneggiatura alquanto superficiale che miete molteplici vittime.

Ogni argomento viene affrontato: l’inizio dell’incubo distopico che ha inaugurato l’anno 2020, il lockdown, il virus, la vita del giovane protagonista in rapporto ai genitori e soprattutto, nel delirio generale della pandemia, all’amore.

Perché sì, questo film pur parlando della pandemia, alla fine dei conti si rileva una sdolcinata pellicola sull’amore (adolescenziale) e sull’amore per la vita. Che detta così, sembra tutto molto bello, ma è questo il punto: non lo è.

Ogni tematica viene affrontata eppure nessuna viene approfondita, è solamente tutto un susseguirsi di stereotipi e cliché fatti di frasi come “Se sei spettatore il tempo passa, se sei protagonista il tempo arriva”, che rendono banale e scontata ogni cosa all’interno del film, dai personaggi alla storia narrata.

Anche quei rari momenti della pellicola accompagnati da una discreta colonna sonora che dovrebbero portare lo spettatore a riflessioni profonde, risultano eccessivi e sopra le righe.

Il linguaggio della GenZ

Come anticipato dal titolo, Ruffini ci prova a rappresentare al meglio la generazione che più di tutte ha risentito del periodo, ma in che modo lo fa? Prendendo attori di quella generazione – punto a favore – e facendoli parlare in modo assurdo – punto a sfavore.

Ciò che risalta fin dalle prime scene, infatti, è il linguaggio utilizzato dai giovani protagonisti, un linguaggio che vuole passare per contemporaneo e “giovanile”, ma che già dopo i primi scambi di battute finisce per diventare una parodia del linguaggio stesso.

Personaggi che rimangono bloccati in frasi scurrili, battute non divertenti e incapacità di espressione. Non c’è un inizio, non c’è uno sviluppo e non c’è una fine per nessuno di loro, a eccezione fatta del protagonista che comunque, con molta fatica riesce a raggiungere una scarsa tridimensionalità.

La recitazione

Su questo punto non mi soffermerò molto, basti solo sapere che nemmeno la performance attoriale riesce a salvarsi a eccezione della seconda giovane protagonista: Lucia. Nel delirio di questo film, ci tengo a spezzare una lancia a favore di Jenny De Nucci che tra tutti rimane la più naturale e credibile.

Ma detto questo, mi dispiace constatare che perfino i personaggi adulti, interpretati da attori affermati, non riescono ad avere spessore perché sono tutti schiacciati da una sceneggiatura che non permette loro di emergere.

Conclusioni

In conclusione, Ragazzaccio aveva tutte le potenzialità per diventare un film interessante e perché no anche profondo e riflessivo su un argomento così delicato, ma purtroppo non ce l’ha fatta o meglio, Ruffini non è riuscito nell’intento.

Guarda il trailer di “Ragazzaccio” su YouTube!

a cura di
Francesca D’Orta

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Francesca D'Orta

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