Cristiano Ronaldo ha fatto la scelta giusta

Cristiano Ronaldo ha fatto la scelta giusta
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Ci si interroga se la scelta di Cristiano Ronaldo di trasferirsi all’Al Nassr, in Arabia Saudita, sia stata quella giusta o meno. Ma spesso non si analizzano tutti i fattori in gioco.

La scelta di Cristiano Ronaldo di andare a disputare l’inverno della sua carriera in Arabia Saudita, all’Al Nassr, ha portato al campionissimo portoghese le critiche e l’ilarità di una vasta parte del pubblico calcistico. Al portoghese si rimprovera di aver accettato l’offerta saudita soltanto per i ricchissimi emolumenti promessigli dai sauditi, rinunciando così a chiudere la carriera su palcoscenici che valessero il suo livello. Ma è davvero, quella di Ronaldo, una scelta criticabile? Davvero gli si può rimproverare l’essere andato a svernare sui ricchi campi sauditi? Oppure quella di Cristiano Ronaldo è stata la scelta giusta?

Una scelta discutibile?

Partiamo da un presupposto: ciascuno ha le proprie idee e chiunque ha il diritto e la libertà di non essere d’accordo con le scelte altrui. Compresa la scelta di Cristiano Ronaldo che, giusta o meno, si presta ovviamente al giudizio del pubblico. In parte, è normale che sia così: un personaggio pubblico con l’immagine e con il seguito del lusitano sa bene che qualunque aspetto della sua vita è sempre sotto l’occhio del pubblico. D’altro canto, è pur vero che ciascuno – famoso o meno – ha il diritto di compiere le scelte (personali o professionali) che ritiene migliori per la propria vita. O che, semplicemente, reputa necessarie.

In principio fu Pelè

Partendo da questo assunto, è chiaro come non si possa dire, in senso assoluto, se quella di Cristiano Ronaldo sia stata la scelta giusta oppure no. Si può provare, però, a entrare nel curioso dibattito dando una propria interpretazione. Va detto che Cristiano Ronaldo non è stato certamente il primo (e men che meno sarà l’ultimo) a scegliere campionati esotici (e considerati poco competitivi) come ultimo palcoscenico su cui esibirsi.

Si potrebbero fare tanti nomi, ma in questa sede ne basta uno e uno soltanto: quello di Pelè. Anche O Rey, da poco scomparso, ha concluso la propria gloriosissima carriera negli Stati Uniti, in un campionato che allora era poco più che amatoriale. E non lo ha fatto di certo a titolo gratuito o per pochi spicci.

I Paesi arabi sono parte integrante del sistema calcio

Se Pelè ha concluso la propria carriera in un campionato di basso livello, perché non avrebbe diritto a farlo anche Ronaldo? Anche questo, poi, è da vedere: certamente, il calcio saudita non è ai livelli di quello inglese, sarebbe follia anche solamente immaginare il contrario. E, forse, proprio il contrasto tra la Premier (dove Ronaldo giocava fino a qualche mese fa, prima della rottura con il Manchester United) e la Lega saudita rende più aspra la valutazione di questo trasferimento.

Tuttavia, nel considerare se Cristiano Ronaldo abbia fatto la scelta giusta o meno va considerato anche il valore potenziale. Che sicuramente c’è, visto che i fondi e la voglia di investire dei magnati locali sono praticamente inesauribili. E il mondiale in Qatar (per quanto accompagnato da tutte le controversie ben note) dimostra che il medio oriente non è più una frontiera per il calcio mondiale, bensì ne è diventato parte integrante. E avrà la possibilità, un giorno, di raggiungere buoni livelli.

Un’operazione finanziaria da entrambe le parti

La scelta di acquistare il calciatore più immaginifico attualmente in attività va proprio in questo senso. Con Cristiano, l’Al Nassr – e con esso l’Arabia Saudita – non acquista (a caro prezzo, certamente) soltanto le sue abilità calcistiche – mai messe in discussione – bensì diventa partner privilegiato di un vero e proprio marchio. Un marchio decisamente redditizio, visto che porta con sé un seguito di pubblico (fan del calciatore, più che tifoso delle squadre in cui milita) e di potenziali clienti decisamente vasto.

E anche Ronaldo ne trae giovamento. Perché, oltre alla possibilità di vivere il tramonto calcistico in un campionato in cui può ancora essere il migliore a dispetto del proprio inesorabile declino (già evidentemente in corso da almeno un paio d’anni), può aprire nuovi orizzonti di mercato per il proprio futuro post calcistico. Intascandone sin da subito i benefici, grazie ai ricchi compensi riconosciutigli. In questo senso, il Ronaldo imprenditore non poteva fare scelta migliore.

Pertanto, a chi si chiede se Cristiano Ronaldo abbia fatto o meno la scelta giusta, si dovrebbe ricordare che non esiste soltanto il calcio. Esiste il mercato ed esistono gli affari. Che, romanticamente parlando, può far storcere il naso ai nostalgici del vecchio calcio (in cui, comunque, tali dinamiche esistevano già e Pelè ne è il massimo esempio). Ma a volte urge anche un maggiore pragmatismo nell’osservazione e nella valutazione della realtà.

A cura di
Epifanio Romano

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