“I Won’t Care How You Remember Me” dei Tigers Jaw

“I Won’t Care How You Remember Me” dei Tigers Jaw
Condividi su

Il sesto disco dei Tigers Jaw era atteso tanto dal pubblico mid-west emo, quanto da quello punk-rock / org-core e non ne ha scontentato nessuno. Non era semplice continuare a piacere mantenendo inalterata la loro formula fatta di melodie toccanti e quel ping-pong voce di lui – voce di lei che a volte si alternano, altre s’incontrano fondendosi con quella tastiera morbida e quelle chitarre dai riff solidi.

Piccoli esordienti crescono

I Won’t Care How You Remember Me riprende quanto lasciato dai precedenti Spin (2017) e Charmer (2014), che già avevano segnato una certa mutazione, rispetto ai Tigers Jaws degli esordi, verso sonorità più inclini ad un pop rock radiofonico, come se fossero passati dalle cuffie dei figli a quelle dei genitori ma, anche in questo caso, facendo felici entrambi entrambi.

Full band

Con questo album i Tigers Jaw, dopo qualche importante cambio di line-up e una pausa durata qualche mese al termine della quale si sono ripresentati come duo, decidono di presentarsi al pubblico come una full-band, un quartetto per la precisione, e si nota. I ragazzi “fanno squadra” e i loro contributi si fondono in un’unica opera, tanto leggera quanto toccante, che quasi li fa avvicinare al percorso dei The Get Up Kids, così per aggiungere dei complimenti.

Mano vincente

I Won’t Care How You Remember Me gioca a carte scoperte e, con le primissime tracce, cala subito delle mani pesanti: la titled-track con il featuring di Andy Hull (Manchester Orchestra) è un’apertura da pelle d’oca che cresce a dismisura con gli ascolti, poi è il turno di Cat’s Cradle e subito la mano vincente passa da Ben Walsh (voce maschile) a Brianna Collins (voce femminile), il cui “full” di voce e tastiera, che forse è la caratteristica più identificativa della band, non si fa attendere, mettendo così in chiaro gli equilibri di questo album in cui tutto è bilanciato e dosato con estrema cura, dalla produzione alla scelta della tracklist, passando per le grafiche, anch’esse create da Brianna.

Warm album

Il disco continua così, scorrevole, amichevole e po’ malinconico, di quelli che ti fanno tenere il ritmo con la testa e i pollici mentre guidi, ma capaci anche che di farti compagnia nelle giornate storte. Un antidoto alla solitudine, che apparentemente può abbatterti ma poi te lo ritrovi lì, a darti conforto nei momenti grigi o quando perdi a poker a quanto pare.

Feat. Andy Hull (Manchester Orchestra)

a cura di
Stefano Gardelli

Seguici anche su Instagram!
https://www.instagram.com/p/CRQrcV5l83L/?utm_source=ig_web_copy_link
LEGGI ANCHE – “Conduit” il nuovo album dei The Spill Canvas
LEGGI ANCHE – Do what you want: il capitolo definitivo dei Bad Religion
Condividi su

Stefano Gardelli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *