Andrea consiglia #2: 15 artisti da tenere d’occhio (più bonus)
Sull’onda della curiosità suscitata con speciale della scorsa volta, replichiamo. Il fidato Andrea vi consiglia di tenere sott’occhio alcuni artisti emergenti o tendenzialmente difficilmente rintracciabili nei nostri soliti ascolti d’Italia e dintorni.
L’altra volta è stato bello citare alcuni artisti che, per il sottoscritto, meritano almeno un’occhiata, o meglio, un orecchio. Mi sono detto: “Bah, proviamo un’altra volta”. Ecco dunque un’altra manciata di cantanti, band e realtà di varia estrazione e di varie nazioni, alcune anche particolari. Buon ascolto e buona scoperta!
The Harts Industry
Sono un collettivo francese con forti sfumature rock alternative e grandi atmosfere dilatate, soffocate, delicate. Il video di “The Day Is Pale” è tutto in presa diretta, live e zero ritocchi (sì, c’è del montaggio video, ma la traccia audio è assolutamente live) e questo, come presentazione, è un biglietto da visita coraggioso e consapevole al tempo stesso. Molto interessanti, il loro album dovrebbe uscire nel corso del 2021.
So Human
Folk, ma anche rock. Da tenere ben divise queste due anime, perché il Folk Rock è un’altra cosa ancora. Americani, si producono musica e video da soli. Hanno in testa un gran bel progetto e la voce ricorda vagamente quella del David Bowie tra i 40 e i 50 anni (è un complimento), al servizio però di uno stile diverso, ovviamente, rispetto a quello del Duca Bianco. Il progetto So Human, da quanto ho appreso, vuole raccontare la storia di Bear, un’nanima perduta che, nonostante tutto, va alla ricerca di una pace interiore riconnettendosi con la natura e l’amore (per sé stesso, per gli altri). Tante influenze, tutte ben calibrate. Date un ascolto, o magari anche più di uno, merita
f o l l o w t h e r i v e r
Folk Acustico, con quel riverbero alla voce che oramai abbiamo imparato a conoscere (qualcuno direbbe “a sopportare). Ma f o l l o w t h e r i v e r gestisce molto bene gli stilemi del genere nella sua accezione più recente e contemporanea e, cosa molto complessa, riesce a non cadere nella noia. Ascoltate “November, As A Water Well” e mi direte. Ah, non vi ho detto ancora una cosa: lui si chiama Filippo Ghiglione ed è italiano. Sì, il brano è dannatamente ben prodotto e maledettamente internazionale. Una ultra piacevole sorpresa.
Static
Chiarissime influenze dark wave e The Smiths (un po’ la voce), Static viene dall’Oceania e ha un trascorso particolare: ha passato anni in band di estrazione punk o grunge, poi si è stancato e ha iniziato a coltivare maggiormente la sua altra passione, la synth wave anni ’80. Il risultato è tutt’altro che disdicevole. Nulla di eclatante, ma la voglia di pigiare nuovamente “play” o di spulciare tra le altre cose che ha fatto è innegabile.
Sebastiano Rizzato
Da Varese con furore British. Sebastiano Rizzato si presenta con un rock leggero, fatto per lo più di chitarre clean e qualche sporcatura stile anni ‘60/’70. Ha prodotto un disco, “Last Light of Day”, molto interessante (“We Run This World” è un gran pezzo), con chiari richiami a un certo tipo di pop-rock, ma molto ben sfruttati. Una produzione volutamente sporca qua e là, che non pregiudica la bontà del progetto.
Papillon Vintage Swing Band
Swing e racconto dei tempi moderni, per non dire addirittura contemporanei. Un’accoppiata vincente quella di mettere testi freschi, divertenti ma anche realisti con un genere, lo swing, comunemente relegato a contesti molto, molto, troppo limitati (non c’è matrimonio senza momento swing). Invece loro tentano di elevarlo nuovamente a un pubblico mainstream. Un’operazione che, almeno per il sottoscritto, è riuscita benissimo. Ora perdonate, vado a ballare maledicendo il presente e l’età che avanza.
Vega Missile
Qui siamo tra i Massive Attak e i Daft Punk, anche se sarebbe riduttivo. “Love You”, “Cogito” e “Expansion” sono uniti dalla bontà della perizia e del gusto elettronico, ora più spinto, ora più smaccatamente pop. Consigliati a coloro i quali sono orfani di una certa elettronica solo apparentemente semplice. C’è una cura nei dettagli davvero di tutto rispetto.
Luca Bonifacio
Interessante. Veneto trasferitosi in Spagna, si destreggia in un pop contemporaneo che non dispiace. La cosa che il sottoscritto apprezza è il cantato nelle parti veloci, perché riesce a scandire bene ciò che pronuncia e si capisce ciò che dice. Occhio che non è scontato questo aspetto, sapete quante volte ho bestemmiato perché i cantanti per rimanere in metrica troncano o biascicano le parole?
Amazonica
Ricapitoliamo: una Dj inglese che ha seguito Marylyn Manson, Machine Gun Kelly e Scarlxrd in tour, ora è in procinto di pubblicare entro l’anno un album dalle tinte pop-punk. Non male, considerando anche che in passato ha realizzato una cover molto particolare ed elettronica di “Don’t Fear The Reaper” dei Blue Oyster Cult, quindi le possibilità di un buon lavoro anche su questo nuovo versante ci sono tutte. Intanto “Stepping Stones” non è un cattivo biglietto da visita. Nulla di innovativo, ma ha una struttura piuttosto solida sotto, questo senza dubbio.
Dogo Suicide
C’è qualcosa di Seattle qui, o comunque qualcosa di meravigliosamente anni ’90. I Dogo Suicide sono canadesi del Quebec e l’ho scoperti con “Négationnistes” in versione “andiamo in studio e tiriamo giù i muri”. Il groove c’è, l’attitudine anche. Basta questo.
Be Omega
Quando ho visto il video di “Voice Calling”, mi sono domandato molti quesiti. Cosa ho appena visto? Cosa ho appena ascoltato? Vado su Spotify e mi accorgo che sia l’applicazione su cellulare, sia sul computer, si sono bloccate. Crash. Come il mio cervello. Forse sono ancora in un viaggio lisergico, un po’ noise un po’ punk.
Creeptones
Mi sono innamorato dell’artwork, un po’ creepy, un po’ manga. Gli americani Creeptones suonano da più di dodici anni insieme. Io non l’ho mai sentiti fino ad ora e un po’ me ne pento, perché non sono per nulla male come si può evincere da questa “Vacant Winds”, un rock elegante un po’ alla The Verve come intenzioni, ma con uno stile, mi permetto di dire, più interessante.
Il Wedding Kollektiv
Siamo tra Roma e Berlino. L’influenza che la capitale tedesca ha sulla musica elettronica è imprescindibile e inevitabile per chiunque si affacci da quelle parti. E tanto è stato. Questo collettivo italo-tedesco gioca tra basi elettroniche e innesti di chitarre volutamente quasi fuori tono, con sassofoni, archi e voce femminile che decanta testi in italiano. Il tutto in alcuni frangenti ha quasi un che di jazz (da intendere: “Io, profano di tutto ciò, ho la sensazione che sia tutto fuori posto, ma poi rinsavisco e capisco dove vanno i pezzi del puzzle”).
Seravam
Ammetto candidamente che non è per nulla il mio genere. Ammetto altrettanto candidamente, però, che “L’Alchimista” ha un’ottima produzione ed è un buon brano pop radiofonico. Seravam si inserisce nel filone del nuovo pop che tanto piace ai seguaci di “Amici”, dunque vi faccio un regalo, o amici di “Amici”, di certo non vi dispiacerà come artista.
Two Seven
Francamente non capisco perché abbiano così pochi ascolti e visualizzazioni. Ottima voce, ottimi arrangiamenti, buon mix. D’accordo, i Two Sevens non saranno l’originalità in musica, ma questi inglesi sono hanno le carte in regola per spaccare. Elettronica che incontra il pop non melenso, ma ben strutturato, ben pensato. Ascoltate “Modern Age” e fatemi sapere se non ho ragione.
Cadmio
Mi sono consultato con un po’ di persone in redazione. A molti è piaciuto. Nulla di stratosferico, ma ogni tanto gioca con generi diversi e lo fa anche con una certa bravura (nonostante l’autotune che il sottoscritto continua a non digerire). Se vi piace il pop contaminato dalla trap attuale, potete dargli una possibilità
a cura di
Andrea Mariano
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