Calvino: “Vi parliamo della nostra Astronave madre”

Calvino: “Vi parliamo della nostra Astronave madre”
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I Calvino, la band e non lo scrittore, hanno rapito sin dal primo momento la mia attenzione, essendo amante del Calvino Italo. Dunque, dato questo presupposto promettente i Calvino (gruppo) hanno saputo fare altrettanto breccia su di me quando il 19 marzo pubblicano il loro ultimo albumAstronave Madre”.

Un album questo che sa di partenza ma anche di ritorno verso un luogo o verso “la grande madre”: un tornare quindi in sé stessi, scandagliando a fondo la propria interiorità attraverso sperimentazioni musicali che si avvicinano al rock alternative.

Ma non volendo rovinare quello che la band ci sta per raccontare nell’intervista qui sotto, mi fermo e lascio fare il resto ai Calvino!

Ciao ragazzi, benvenuti su The Soundcheck! Il 19 marzo pubblicate il vostro nuovo album “Astronave madre”, titolo che secondo me racchiude una partenza e un ritorno (alla madre). Vi va di raccontarci che significato ha per voi?

Penso che tu abbia centrato il senso: Astronave Madre è un viaggio verso le origini, costellato di incontri ed ostacoli, battute di arresto e improvvise accelerazioni. È un disco molto personale che racconta un periodo di vita di diversi anni attraverso il rapporto con il femminile. Improvvisamente ci si ritrova sperduti nello spazio cosmico, attorno a noi non riconosciamo nulla e l’unica cosa da fare è trovare delle piccole tracce e sperare che ci riportino a casa.

La scrittura dei singoli brani è stata ogni volta una traccia che ho cercato di seguire senza avere in mente il significato generale del disco: solo nel corso del tempo ho potuto realizzare di essere in viaggio alla ricerca dell’Astronave Madre.

Nell’album ci sono dei brani, oltre alla title track, che fanno riferimento allo spazio interstellare. Che legame avete con l’universo?

Un legame di fascinazione e terrore allo stesso tempo, un luogo dove il tempo non è quello che conosciamo ed un flusso del quale siamo parte inconsapevolmente. Così come è impossibile cercare di figurarsi il concetto di infinito, così l’universo è l’immagine del nostro essere finiti: questo forse è il punto più affascinante dell’universo.

… E quanto l’universo influisce anche sulle vostre creazioni artistiche?

È una metafora che esercita una forte attrazione su temi che forse altrimenti non riuscirei a mettere in parola. I brani parlano soprattutto di uno spazio interiore: poterlo espandere fino a farlo coincidere con l’universo mi permette di viaggiarci dentro e non sentirne il peso.

A chi vi ispirate maggiormente da un punto di vista musicale per la scrittura dei vostri brani?

Le influenze sono diverse e cambiano con gli anni. Quelle che rimangono però stampate fin dall’infanzia sono quelle dei grandi autori italiani come Dalla, Battiato e De Gregori su tutti.

Least but not last, essendo grande amante di Calvino, lo scrittore, non posso non chiedervi la referenza del vostro nome d’arte!

Il prendere questo nome è stato come il votarsi di un fedele ad un santo protettore. Dovendo viaggiare per spazi lontanissimi e possibilmente ostili era necessaria una protezione.

a cura di
Ilaria Rapa

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