“Ora sono qua” di Pietro Gandetto

“Ora sono qua” di Pietro Gandetto
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Pietro Grandetto omaggia la determinazione nell’inseguire i propri sogni con il nuovo singolo “Ora Sono qua”.

Una ballad intensa per Pietro Grandetto, profonda, viscerale. Questa canzone è un elogio ai sognatori e a chi, per paura di non farcela si ferma invece di procedere con determinazione.

Questa canzone vuole spingere noi stessi verso la nostra Comfort Zone. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Ciao Pietro, hai recentemente pubblicato “Ora sono qua”, il tuo nuovo singolo. Ci racconti com’è nato e che messaggio vuoi trasmettere agli ascoltatori?

“Ora sono qua” nasce come ogni brano dalla voglia di raccontare una storia con la musica. Non sempre è tutto autobiografico sennò bisognerebbe vivere milioni di vite. Ma in questo caso ci sono molti spunti autobiografici. È un brano che parla della difficoltà di coltivare i propri sogni quando si incontrano persone frustrate e distruttive sul proprio percorso. E chi non ne incontra? Con il tempo si impara a fregarsene.. e a non farsi abbattere da chi cerca di distruggere i tuoi sogni. Senza sogni, senza immaginazione non si va molto lontano.

Oltre a scrivere la canzone con Antonio Condello (coautore, arrangiatore del brano e videomaker), ho curato personalmente lo storyboard del video che vi invito a vedere su youtube. presenta le varie anime del protagonista della canzone. Racconta di tanti episodi in cui mi sono ritrovato e in cui si ritrova chiunque. I ragazzi del video provengono di un’agenzia di creativi di San Pietroburgo e hanno un forte impatto visivo, credo. Mi è piaciuta subito la palette cromatica che abbiamo usato e credo sia venuto fuori un bel lavoro.

Nella vita sei Avvocato, professione a cui accosti quella di cantautore e scrittore. Quante anime ha Pietro Gandetto e che fil rouge lega queste attività, apparentemente molto distanti la loro?

La mia vita è da sempre divisa tra la musica e il diritto. Non mi piace distinguere troppo quanto dedico a una e all’altro nel senso che sono sempre parti di me, della mia creatività, della mia anima. Mi sento a mio agio in entrambe queste aree che poi non sono così distanti. Ci vuole creatività, studio, interpretazione e capacità comunicative sia per il cantante che per l’avvocato. Nel mio caso l’avvocato aiuta il cantante e il cantante aiuta l’avvocato. L’uso della voce, la capacità di interpretare un testo, il fatto di comunicare con le persone in un certo modo, sono tutte attività comuni alla musica e al diritto..quindi non sono attività poi così distanti..

Pietro, con chi ti piacerebbe duettare in futuro?

Il mio sogno sarebbe duettare con Patty Pravo. Seguo questa artista fin da quando ero piccolo e credo che sia davvero la cantante più completa della musica italiana e quella ha saputo incarnare il vero concetto di interprete scrivendo la storia della musica pop dagli anni 60 a oggi.

Quando ascolti Patty Pravo capisci la differenza tra cantare e interpretare. Molti oggi cantano, pochissimi interpretano nel senso di dare un significato che emoziona a quello che si sta cantando. Poi mi piacerebbe duettare con Marco Mengoni, un artista che stimo e che trovo molto vicino alla mia quotidianità. Mi capita spesso di incontrarlo per strada a Milano.

Mi piacerebbe molto cantare anche con Malika Ayane, per esempio. Malika è un altro esempio di un’artista che segue il suo percorso senza farsi snaturare dalle mode, ma essendo sempre fedele a sé stessa..poi mi piacerebbe conoscere Francesco Gabbani, Diodato, tutti cantanti veri, che nascono dalla gavetta, che hanno le mani in pasta alla musica, che sanno dare vita alle emozioni con la voce.. 

Ornella Vanoni è un altro mito che ho avuto il piacere di conoscere. Una grande artista e una grande donna sempre ironica e leggera…

La scorsa estate hai pubblicato “Come Banditi”, un brano che, per sonorità e tematiche, si discosta molto dal tuo primo inedito – “Ogni Notte” – e da quest’ultima release, mettendo in luce la tua versatilità. C’è un genere musicale a cui ti senti più affine e, soprattutto, hai già in mente un progetto per l’estate alle porte?

Come Canditi è in effetti un rag estivo che si discosta dal genere ballad che ho appena pubblicato. In realtà credo che il valore aggiunto di un interprete sia proprio la capacità di attraversare generi musicali diversi.

La musica classica dalla quale provengo mi ha insegnato che la voce è uno strumento a servizio del brano e quindi sono predisposto a scavare nel pezzo e tirare fuori con la voce le sfumature, i colori, le modulazioni che ritengo giusti per quella canzone.

La ricerca del genere musicale più affine credo che sia una ricerca che dura una vita. Sicuramente mi piace cantare la “canzone italiana” che poi è quello che apprezzano nel mondo, per tale intendendo una canzone con frasi musicali vere e proprie.

Non sono contrario alla deframmentazione della struttura classica della canzone, ma ci dev’essere una musicalità, ci dev’essere intonazione perché questo è ciò che l’orecchio umano apprezza. È una questione fisica. Però sono una persona curiosa quindi mi piace sperimentare, mettermi alla prova e spingermi in un terreno che magari non è il mio terreno d’elezione. Questo per me è fondamentale, se non ho stimoli mi annoio..

Per l’estate alle porte ho un brano, Lisbona, che uscirà il 1° maggio e che è molto affine a Come Banditi. In realtà è un brano quasi rock, che vuole dare energia alla gente.

Con questo brano voglio mostrare che l’amore si può cantare in vari modi, voglio dimostrare che le voci c.d. liriche hanno infinite possibilità di espressione se le si sa usare bene.

Quindi con Lisbona metto in luce un’altra parte di me, la mia voglia di energia, leggerezza e di far ballare la gente.  Spero che vi piacerà

In questo lungo anno di restrizioni e limitazioni, hai percepito un blocco nella scrittura od, al contrario, l’impossibilità di condurre una vita in piena libertà ti ha consentito di concentrarti maggiormente su nuovi progetti artistici?

La seconda! La possibilità di stare più in casa è stata una manna dal cielo per me, perché mi ha consentito di non essere distratto da molte cose e di concentrarmi ogni giorno sulla scrittura, ricercando i suoni giusti, la giusta tranquillità anche per la voce.

In questo anno ho scritto davvero tanto, poi non tutto ovviamente è pubblicato, ma molte cose sono in cantiere e credo che questa sia stata un’occasione unica non solo per noi musicisti ma per tutti coloro che hanno un progetto, un obiettivo e una creatività che ha bisogno di essere nutrita.

Questa pandemia ha avuto molti effetti devastanti ma anche un merito che è quello di aver spazzato via l’inutile, le attività inutili, le cose fatte per tradizione, per consuetudine, forse ha riportato la vita a una condizione più umana..più a misura d’uomo, riportando l’essere umano al centro. 

Sul fronte live? Hai in programma qualche concerto quando tutto tornerà alla normalità?

Sì ho in progetto un bel live a Milano, la mia città e la ripresa anche di alcuni in store per promuovere i miei nuovi singoli in luoghi di incontro come locali e caffè letterari. Poi spero che riprendano gli eventi e la possibilità di fare concorsi e di esibirsi in pubblico perché questo manca tanto.

Come è stata l’esperienza a “The Voice of Italy” nel 2018, in televisione su Rai due e quanto le è servita per farsi conoscere nel mondo della musica?

The Voice è stato bellissimo, è stato il mio debutto televisivo anche se prima avevo fatto tanta “gavetta” in teatro, eventi, pianobar, etc… è stato molto importante.

Il talent è una bella vetrina e come tale uno la usa. Però credo che bisogna arrivarci quando si è pronti, quando si ha qualcosa da dire, sennò come tutte le grandi occasioni professionali può diventare un boomerang.

The Voice mi ha aperto tante porte, dopo The Voice ho conosciuto la mia prima etichetta, la TopRecords, con la quale ho pubblicato il mio primo singolo Ogni Notte. Mi è servita per prendere consapevolezza di quanto volessi continuare a cantare e soprattutto mi ha fatto capire che volevo scrivere le mie canzoni e sentirmi libero in questa veste.

Venendo dal mondo della musica classica, dove c’è molta meno libertà che nella musica c.d. “leggera”, per me è stata una liberazione, uno sblocco totale.. nel mondo dell’opera mi sentivo compresso, mi sentivo in un ambiente chiuso e non riuscivo ad esprimere totalmente la mia creatività.

Sul paco di Rai2 invece mi sentivo a mio agio, vedere tutte quelle luci, quel pubblico, mi dava energia e il fatto di essere davanti a decide di milioni di italiani non mi faceva paura, anzi vorrei rifarlo ancora, spero che arrivi presto un altro palco importante!!

a cura di
Sara Alice Ceccarelli

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Sara Alice Ceccarelli

Giornalista iscritta all’ODG Emilia Romagna si laurea in Lettere e Comunicazione e successivamente in Giornalismo e Cultura editoriale presso l’Università di Parma. Nel 2017 consegue poi un Master in Organizzazione e Promozione Eventi Culturali presso l’Università di Bologna e consegue un attestato di Alta Formazione in Social Media Management presso l'Università di Parma. Ama il giallo e il viola, possibilmente assieme e vive in simbiosi con il coinquilino Aurelio (un micetto nero). La sua religione è Star Wars. Che la forza sia con voi.

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