Annalisa: perché deve (ancora) convincere tutti di essere brava?

Annalisa: perché deve (ancora) convincere tutti di essere brava?
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Annalisa è brava. Lo so, brava è un aggettivo che non qualifica abbastanza, è insipido e sfocato. Cosa significa esattamente che Annalisa è brava? Provo a spiegarmi: per una larga fetta di pubblico vuol dire che sa cantare, che è intonata e precisa, non c’è mai una sbavatura o un’incertezza nelle sue performance vocali

Per i suoi fan più fedeli, significa – invece – che è una cantautrice, un’artista a tutto tondo, una che canta, scrive, suona e racconta la propria verità più intima attraverso le canzoni.

Perché, mi domando, dopo dieci anni di carriera, Annalisa fatica ancora a essere presa sul serio? Perché, dopo dieci anni dal suo esordio, deve ancora convincere tutti di essere brava, ma brava sul serio?

Questa mia riflessione nasce dal fatto che, di recente, in più occasioni, Annalisa abbia sottolineato di essere l’autrice dei propri brani e di scrivere canzoni da anni. Dopo sette dischi (ufficiali), dover spiegare di essere una cantautrice appare come una nota stonata.

La sensazione che ho (da tempo) è che Annalisa sia stufa di essere una voce da manuale, di quelle che strappano applausi a scena aperta, ma che restano soltanto un esercizio ben svolto. Credo che, negli ultimi anni, stia cercando di sporcarsi di imperfezione per precedere la sua voce, ma l’impressione è che arrivi sempre dopo. E che a volte non arrivi affatto.

Perché una larga fetta di pubblico non ha ancora capito che oltre la sua voce c’è di più? Perché è costretta a spiegare di essere l’autrice dei propri brani e di scrivere canzoni da molti anni? Ho provato a dare una risposta a queste domande e a spiegare perché il pubblico ancora oggi sia disorientato.

Annalisa prima di Annalisa

Pochi sanno che esiste un’Annalisa prima dell’Annalisa che abbiamo conosciuto nella stagione 2010/2011 di Amici di Maria De Filippi. Ancora meno sono quelli che sanno che l’artista ligure, prima di essere la ragazza raffinata e vagamente retrò di Diamante lei e luce lui, è stata la frontwoman di una band savonese.

Prima del talent di Canale 5, infatti, Annalisa, insieme a LeNoir, il gruppo di cui faceva parte, aveva realizzato un disco, Le origini, che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2012 (ma la cui pubblicazione è stata annullata).

L’album, che avrebbe dovuto contenere sette brani, scritti interamente dalla Scarrone, era caratterizzato da sonorità rock e metal. Un’Annalisa, insomma, molto diversa da quella che ha ottenuto il secondo posto ad Amici. Il suo talento, evidentemente, è stato smussato, modellato e ridisegnato e così è diventata un (ottimo) prodotto.

Annalisa dopo Amici

C’è da credere, quindi, che Annalisa – subito dopo il successo – si sia trovata disorientata nei suoi stessi panni: da frontwoman di una rock band, è diventata la voce di un pop romantico, elegante, castigato.

Il suo ep d’esordio, Nali, infatti, è un disco pop senza particolari pretese: scrivono per lei Federica Camba e Daniele Coro (allora reduci dal grande successo di Immobile, composta per Alessandra Amoroso) e Roberto Casalino.

Qualcosa, tuttavia, fa ben sperare: all’interno dell’ep, c’è Solo, un brano che porta la sua firma e che stride con gli altri pezzi contenuti nell’album. Ma Solo non ha un seguito perché, archiviato Nali, a un anno di distanza, arriva Mentre tutto cambia, il primo vero disco della Scarrone.

Annalisa, una carriera per due (2011 – 2016)

Ma veniamo alla sua carriera ufficiale, quella che va dalla pubblicazione di Nali, appunto, fino ad oggi. La carriera post-talent di Annalisa si può dividere in due parti: la prima è quella che va dall’esordio con Diamante lei e luce lui fino a Il diluvio universale, brano presentato a Sanremo 2016.

La seconda, invece, è quella che inizia con Se avessi un cuore, che rappresenta il primo timido tentativo di avvicinamento al pop elettronico, fino a oggi. Si tratta di due Annalisa diverse, persino stridenti e difficilmente conciliabili.

Nella prima parte, dal 2011 fino al 2016, Annalisa sembra alla spasmodica ricerca di una collocazione, senza mai sentirsi pienamente a proprio agio. Al suo esordio ricorda vagamente Meg, ben presto vira verso un po’ melodico di più facile presa, nell’arco di due anni pubblica tre dischi (Nali nel 2011, Mentre tutto cambia nel 2012, Non so ballare nel 2013), ma non è mai perfettamente a fuoco.

Nel 2013, partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con Scintille, un pezzo non di certo memorabile, incapace persino di esaltare le sue doti vocali. Nel 2015, poi, tocca a Splende, un album che vede la produzione di Kekko Silvestre, leader dei Modà, e che ci propone Annalisa nelle vesti di autrice di alcuni brani del disco.

Tuttavia, per tornare a Sanremo, Annalisa (o chi per lei) sceglie Una finestra tra le stelle, che porta la firma del già citato Kekko. La Scarrone fa un tuffo nel mondo dei Modà, riesce (con poca fatica) a nobilitarlo, ma fa poco altro, perché – ancora una volta – sembra confinata in un mondo che non le appartiene.

Nel 2016, contro ogni pronostico, decide di cambiare di nuovo e, forte del successo ottenuto l’anno prima, torna a Sanremo con Il diluvio universale, un pezzo di spessore, di cui lei stessa è autrice, ma poco radiofonico. Stavolta, probabilmente, il desiderio di dimostrare il proprio talento autoriale spezza qualsiasi logica commerciale. E il brano, in tutta risposta, si rivela un flop.

Annalisa, Bye Bye al passato (dal 2016 a oggi)

La seconda parte della carriera di Annalisa, dunque, inizia – inaspettatamente – proprio con Sanremo 2016: Il diluvio universale, infatti, traina un nuovo album di inediti, Se avessi un cuore, che spiazza per sonorità e produzione. Annalisa non è più retrò, non è romantica né scanzonata, ma torna con arrangiamenti elettronici e testi più incisivi e diretti.

Da quel momento sino a oggi, grazie al suo nuovo produttore, Michele Canova, Annalisa si mostra in una veste del tutto nuova: svecchiata, destrutturata, imperfetta. Sì, perché la “nuova” Scarrone è decisamente meno accondiscendente e mite e vuole far capire a tutti i costi di essere una donna che sa ribellarsi alle etichette e alle pose a cui è stata costretta (o si è costretta).

L’Annalisa di Bye Bye, quinto album della cantante, è – quindi – una donna di carattere, indipendente, libera. Il disco, forte del traino de Il mondo prima di te, brano terzo classificato a Sanremo 2018, si rivela un successo.

Annalisa oggi è Nuda, ma non basta

E oggi c’è Nuda, il miglior lavoro della seconda vita artistica di Annalisa: pubblicato a settembre 2020 e riproposto in versione deluxe dopo Sanremo 2021, il disco porta avanti il sound e il racconto di Bye Bye.

Annalisa si descrive come una giovane donna fragile, imperfetta, autonoma, che ha in mano la propria vita e il proprio futuro.

In definitiva, chi è Annalisa?

Ricapitolando, quindi, Annalisa è stata rock e metal prima del successo, romantica e retrò subito dopo Amici, poi ancora elettropop. Il pubblico si ferma alla sua voce perché fatica a comprendere la sua verità? Può essere. L’ascoltatore fatica a percepirla come una cantautrice perché è disorientato dai suoi cambiamenti? Non è da escludere.

È vero, il pop, per sua natura, è un genere in evoluzione; la musica pop somiglia all’epoca in cui nasce e racconta il suo tempo. Ma quella di Annalisa, più che una naturale inclinazione al cambiamento, è sempre apparsa come la ricerca frenetica di una collocazione.

Oggi, pare aver trovato il proprio posto, ma la sua (bella) voce continua a precederla. Quanto tempo dovrà passare ancora nel limbo di chi deve dimostrare di avere qualcosa da dire?

a cura di
Basilio Petruzza

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