DIBASE: dal calcio alla musica, una storia d’amore

DIBASE: dal calcio alla musica, una storia d’amore
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Gianmarco Servadei, in arte DIBASE, nasce a Forlì nel ’97.
Contesta, confonde e gioca a pallone fin da bambino seguendo le orme del padre, ex calciatore, finché un giorno, senza apparenti motivi, incontra la musica.

Spalle alla porta, racconta il cantautore, nasce insieme agli impegni e agli incidenti di percorso e muore con le relazioni che si annullano a causa di questi. Parla di amori sfiniti che continuano a esistere, gettati metaforicamente in un campo di calcio, dove non si molla fino al 90esimo minuto. Ha scritto questo brano a Febbraio 2020 raccontando di impegni lavorativi e non, che mettono in difficoltà relazioni e quotidianità che si sono sempre date per scontato. Ha rafforzato il concetto attraverso una metafora calcistica e sta realizzando il mio progetto incentrandolo sul parallelismo vita/calcio.

L’abbiamo incontrato per quattro palleggi ed ecco cosa ci ha raccontato.

Dal calcio alla musica, raccontaci questo percorso che ti ha portato fino a qui…

Leggendo questa domanda mi è venuto un flash di me e un mio compagno di squadra nello spogliatoio che ci stiamo organizzando per prendere lezioni di chitarra. Lezioni che alla fine nessuno dei due ha mai frequentato, lui nemmeno ha mai iniziato a suonare in realtà. Quello penso sia stato il primo momento in cui ho deciso di passare i miei pomeriggi a fare qualcosa che non comprendesse mettersi gli scarpini coi tacchetti.

In realtà, se devo essere sincero, ho iniziato a suonare più che altro per un fatto estetico, poi in poco tempo è diventata una grande passione. La scrittura è arrivata di conseguenza, in maniera molto naturale, dopo essermi avvicinato al cantautorato italiano. Ci sono due artisti che se non avessi ascoltato, probabilmente, ora non scriverei canzoni. Uno è Vasco Brondi, l’altro Francesco Motta.

Sei figlio di un ex calciatore, cosa pensa tuo padre di questo amore per la musica?

Mio padre è contento, mi supporta in quello che faccio. Poi gli ho messo anche la maglia del Torino, la nostra squadra del cuore, nella copertina del singolo, così l’ho proprio conquistato. A parte gli scherzi, gli è dispiaciuto che abbia smesso di giocare a calcio qualche anno fa, però è ancora una grande passione che condividiamo.

“Spalle alla porta” è un brano che hai scritto nel 2020, una metafora per spiegare la fine di una relazione, hai scritto il testo di getto?

Sì, “spalle alla porta” credo sia una delle poche canzoni che ho scritto nel giro di un’ora. Parla di una relazione sfinita che, tuttavia, continua ad esistere, gettata metaforicamente in un campo di calcio, dove non si molla fino al 90esimo minuto. Ho paragonato una storia che sta per concludersi, con un finale di partita.  È stato facile ritrovare tutti quegli affanni dentro il rettangolo di gioco.

Vuoi incentrare il tuo progetto su questo parallelismo tra vita e calcio, che ruolo ti piace ricoprire?

Io sono un ex mediano di categoria, mancino, il destro lo uso solo per camminare. Dopo che ho smesso calcio a 11, ho continuato con il calcio a 7 nel ruolo di unica punta spalle alla porta. E cosi mi sono presentato col primo singolo.

Dato che ti piace usare le metafore, immaginiamo che tu debba fare una schedina, su quali artisti scommetteresti in campo? (emergenti come te)

Se dovessi giocare una schedina punterei su ESSEHO, che è appena uscito per Bomba Dischi. Ascolto molto gli emergenti, consiglio Pattoni che ha fatto un bell’album a mio avviso, si chiama “Oceano, ora”. Un altro che schiererei nella formazione titolare è Dorso, anche lui uscito da poco per la 42 Records.

Mi stava sfuggendo un particolare, Dibase non è il tuo cognome, quindi perché hai scelto di chiamarti così?

DIBASE in realtà è solo un termine diventato virale all’interno del mio gruppo. Un mio amico appena tornato dall’Erasmus non riusciva più ad iniziare una frase senza dire: “Di base”. Poi un giorno mi fece notare che è uno di quei termini che stanno bene in ogni frase e allora lì mi venne in mente di utilizzarlo.

Se tu fossi una squadra di calcio quale saresti? E perché?

Penso proprio il Torino. Una squadra di metà classifica, con una grande storia alle spalle da raccontare.

Ok adesso è il momento di salutarci, scegli una metafora che possa rappresentare questo momento della tua vita…

Per rimanere in tema, un calcio di rigore sbagliato che ho l’occasione di ripetere.

a cura di
Giulia Perna

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Giulia Perna

3 pensieri su “DIBASE: dal calcio alla musica, una storia d’amore

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