Tempi duri per i viaggiatori, ne abbiamo parlato con Denis Strickner di WeRoad

Tempi duri per i viaggiatori, ne abbiamo parlato con Denis Strickner di WeRoad
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WeRoad è da poco diventato il Tour Operator più seguito al mondo su Instagram. Denis Strickner ha iniziato la sua avventura in questa Community di viaggiatori come coordinatore, cioè colui che fa da accompagnatore durante il viaggio, da collante tra azienda e ragazzi – i weroaders – fino a diventare un content-creator.

Difficile riassumere tutte le “tappe” di vita, dei chilometri percorsi e posti visitati e vissuti da Denis e ancor più difficile parlare di tutti i trasferimenti e i lavori fatti per poter vivere posti meravigliosi. Il tutto iniziato dall’Erasmus, poi la laurea e i corsi di lingua, compreso il fatto di essere partito da Bolzano in scooter per iniziare un master in Comunicazione e Cultura del Viaggio a Roma. Da lì ha preso ufficialmente il via la sua “nuova vita”, quella che, dopo una collezione di esperienze meravigliose, ha trasformato la sua passione in un vero e proprio lavoro.

Come ben sappiamo però, questo 2020 non è stato un anno particolarmente fortunato per chi ama viaggiare e scoprire il mondo. Ne abbiamo parlato con lui, che vive di viaggi da una vita…

Ciao Denis! Benvenuto su Thesoundcheck! Partiamo subito con le presentazioni ufficiali anche se il tuo profilo Instagram parla chiaro: sei un viaggiatore a tutti gli effetti. Raccontaci un po’ di te e di quando è nata la tua passione per i viaggi?!

Hola mi genteeeee!!! Di solito mi presento così a tutti quelli che mi seguono sui social. Non so dirti esattamente quando è scattata la prima scintilla ma ricordo un momento, un brivido che ancora oggi mi attraversa lo stomaco e la schiena. Sembrerebbe paura, ma in realtà è voglia di… scoprire, di vivere e respirare il viaggio in tutte le sue sfaccettature. Ero molto piccolo e i miei genitori mi portavano spesso in campeggio con la roulotte.

Andavo in bicicletta da poco, a stento riuscivo a rimanere in equilibrio e quel giorno, ho preso la bici e sono partito. Il campeggio era grandissimo e un sacco di persone mi parlavano in lingue da me incomprensibili. Ora so che erano tedesco, inglese e olandese. Io scappavo da tutti senza paura, fino a che:“Il bimbo Denis è atteso in reception, chiunque lo abbia avvistato ha un costumino rosso…” Fino a quel momento quello era stato il viaggio di scoperta, all’avventura, più incredibile che avessi mai fatto. E da li non mi sono più fermato.

Finché un giorno ho avuto un’ispirazione, ho sentito un richiamo, forte e chiaro da un film che tutt’ora mi mette i brividi il solo pronunciare il titolo: “Diarios de motocicletas”. Più che un film è un inno alla potenza e alla forza di un viaggio. Da lì, ho comprato il biglietto più economico di solo andata per Buenos Aires. Da quel film, ho trovato il coraggio di fare quello che mai avrei sognato. Viaggiare. “A solas” Sono stati 6 mesi, i primi di un viaggio che ancora oggi dopo 12 anni sento che sto portando avanti. Il Sud-America mi ha cambiato. O forse proprio quel film…

Oltre che ad essere founder di igers_suedtirol, sei Coordinator & Content Creator per WeRoad, ci diresti qualcosa in più su WeRoad e soprattutto sul tuo ruolo? Quando è nata questa collaborazione e come si è sviluppata nel tempo?

WeRoad mi ha completamente stravolto la vita, non è solo un TO è anche e soprattutto una community di viaggiatori curiosi e avventurosi. Già, perché grazie a WeRoad puoi partecipare (quando non ci sono pandemie mondiali in corso) a viaggi in Europa e soprattutto nel mondo con dei coetanei che non conosci. Vuoi mettere quanto ti da in più un’esperienza di viaggio in gruppi da 10/12?

Io da due anni svolgo il ruolo di coordinatore, poi dopo un anno, visto che qualcuno ha reputato i miei contenuti sui social validi e pazzi al punto giusto, sono diventato anche content-creator. Il che vuol dire che se un giorno guardi le stories di WeRoad… si potrei esserci io che ci metto la faccia, ma soprattutto l’entusiasmo e la voglia di raccontare un viaggio a modo mio.

Cosa rappresenta per te la parola “viaggio” e quali sono le tre cose che non possono assolutamente mancare nel tuo zaino?

Il viaggio per me, è vita. Dal momento in cui ho fatto l’Erasmus a Lisbona nel 2006 non mi sono più fermato. Ho cercato sempre, in ogni modo di coniugare le mie scelte di vita affiancandole costantemente a viaggi, esperienze, conoscenze nuove, avventure. Questo per me è il viaggio: fare in modo che ogni giorno sia un piccolo pezzettino di puzzle, un puzzle gigante, ma che pezzettino dopo pezzettino, frammento dopo frammento, ricordo dopo ricordo, viaggio dopo viaggio… alla fine componga la parola VITA.

Le 3 cose che non possono mancare in viaggio sono: un libro che scelgo, ma che spesso sistematicamente non voglio finire… lo tengo in sospeso. Un diario per appuntarmi frasi, ricordi, emozioni che un giorno quando rileggerò mi faranno ricordare che sono stato felice e coraggioso per lunghi tratti della mia vita. Un portafortuna che con l’andare avanti diventano più amuleti e quello che porto sempre con me è una coccinella di legno che mi ha regalato mia mamma prima del viaggio in Sud America nel 2008.

Hai la tua canzone preferita in viaggio?

La mia canzone preferita ha una storia incredibile perché l’ho sentita come primo ricordo in un ostello a Buenos Aires, una mattina alle 6. Ero ancora rintronato dal fuso orario e mentre mi dirigevo in una saletta tutta in legno, dove c’era un’area buffet e una canzone che non c’entrava di cui non sapevo nemmeno il titolo (e a quell’epoca non c’era Shazam, non avevo nemmeno Facebook). Era The Blower’s Daughter di Damien Rice, che poi ho ritrovato in un sacco di momenti della mia vita, oltre ad essere la colonna sonora di uno dei miei film preferiti: Closer

Questo 2020 è un anno particolare e la pandemia ha bloccato tutto, compresi gli spostamenti. Dopo una breve ripresa estiva, dove avete anche valorizzato molto l’Italia, adesso sembra di essere di nuovo alle strette.
Cos’ha significato e cosa significa il covid-19 per WeRoad? E per te personalmente?

Per WeRoad è stata dura, difficile non ammetterlo. Ci siamo dovuti riinventare, soprattutto in Italia. Visto che la maggior parte dei ragazzi sognava mete esotiche o avventuriere e ci siamo ritrovati nel “paese più bello del mondo” ma poteva andarci peggio! Con questo slogan siamo riusciti a far vivere le esperienze ai weroaders anche in Italia puntando molto su quello che è l’esperienza, il valore del viaggio e soprattutto l’amicizia che si forma e il mood indistinguibile WeROAD.

E poi soprattutto un senso di appartenenza alla community, una vera forza. Attraverso i gruppi facebook dedicati e i gruppi whatsapp ho veramente sentito forza, energia, gioia e speranza. Tutte cose che mi hanno fatto pensare che se ci fosse una parola per definire WeRoad ai tempi del covid-19 sarebbe Famiglia. Diciamo anche che questa pandemia ha tirato fuori anche il meglio delle menti del marketing di WeRoad che sono riusciti ad organizzare viaggi su Marte, ad Atlantide e persino sulla luna! Ma questa è un’altra storia!

Piccola curiosità prima di salutarci e anche una piccola provocazione se vogliamo: visitate centinaia di luoghi meravigliosi e la carrellata di foto sul profilo Instagram di WeRoad ne sono la dimostrazione, ma sono davvero tutti luoghi così fantastici o vi capita anche di “enfatizzare” alcune mete piuttosto che altre?

Enfatizzare è un parolone. Diciamo che ognuno può decidere di vivere il viaggio a modo suo. Ci sono alcuni luoghi che sono strapieni di turisti. Ti confesso che Macchu Picchu o Phuket da una parte mi hanno un po’ amareggiato perché l’aspettativa era tantissima… E perché soprattutto alcuni turisti trattano dei luoghi sacri come se fossero dei parchi giochi e non gli dedicano la dovuta attenzione, il dovuto rispetto.

Ed è per quello che noi di WeRoad puntiamo sempre a regalare un qualcosa in più di una semplice vacanza, cerchiamo sempre nelle piccole cose di rendere particolare e unica la loro esperienza, anche e soprattutto lì dove il turismo è diventato forse troppo ingombrante. Però poi basta soffermarsi tante piccole cose, storie, leggende, basta fermarsi a parlare con una persona locale, sentire delle storie, basta vivere quella porzione di mondo a cuore aperto e non rimarrai mai deluso del posto in cui hai deciso di trascorrere una porzione della tua vita.

Un esempio meraviglioso è stato il Messico, la penisola dello Yucatan. Un posto pieno di turismo, basti pensare che Cancun è una lingua bianca artificiale dove aleggiano resort 5 stelle all inclusive… Eppure dopo 12 gg passati a cercare il cenote più nascosto e bere il Mezcal più antico, io e 5 weroaders abbiamo deciso di spostare i nostri voli di ritorno perché il Messico c’era piaciuto così tanto, le persone locali erano tutte così gioiose e vere e sorridenti che ci siamo fatti persuadere a rimanere dei giorni in più per vivere sulla nostra pelle la leggendaria notte più lunga e sentita del Messico.

El dia de Muertos… un giorno in cui i vivi sono felici di ricevere gli antenati defunti e offrono loro i cibi preferiti, appendono foto e vestiti antichi, riempiono le città di candele e si pitturano la faccia nelle maniere più meravigliosamente uniche, in rispetto di coloro che non ci sono più. E se qualcuno volesse saperne di più c’è un film della Disney che lo racconta in una maniera spettacolare: Coco.

Quando tutto questo brutto periodo finirà, quale viaggio consiglieresti di fare a chi non ha mai fatto un vero viaggio e quale invece ad un viaggiatore esperto?

Beh chi non ha mai fatto un vero viaggio può cominciare con il SudEst asiatico, è il posto perfetto per raccogliere le esperienze giuste per innamorarsi di un mondo così lontano dal nostro ma così unico. I sorrisi contagiosi dei bambini, le persone squisite che cercano sempre di aiutarti, cibi esotici ma non troppo lontani dai nostri gusti e una storia incredibile che si cela dietro a templi, pagode e città antiche perdute. Parlo di Cambogia, di Thailandia, di Vietnam e mettiamoci anche il Myanmar che ultimamente mi ha rapito i sensi.

Per gli esperti invece c’è l’imbarazzo della scelta, ma il posto più incredibile che ho visto nel mondo e forse uno dei pochi che mi piacerebbe rivisitare è il Western Australia, dove la natura, i paesaggi e soprattutto il rapporto che hanno le persone con la terra, con gli animali e con il mare è qualcosa di unico ed indescrivibile.Perdersi in quelle migliaia di chilometri di spiagge, con i canguri che ti vengono a svegliare all’alba nel tuo mini-van vista oceano, sono emozioni che solo vivendole si possono capire.

a cura di
Claudia Venuti

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Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

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