“Rivoluzione è esagerare. Urla forte e fatti sentire!” – il rappper MIDEN si racconta

“Rivoluzione è esagerare. Urla forte e fatti sentire!” – il rappper MIDEN si racconta
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Dalla sregolatezza di Beethoven alla “cruenza” di Eminen. MIDEN, rapper in forte ascesa, mischia le carte, infrange le regole alla base della musica e della società contemporanea.

Una propensione al bene, attuabile solo attraverso la comprensione del male. Una voce potente e fuori dal coro, la sua, che abbiamo voluto ascoltare nelle risposte a questa nostra intervista.

Ciao MIDEN, è un piacere averti qui a the Soundcheck. Per i nostri lettori che ancora non ti conosco, chi è MIDEN, quando e come nasce?

Salve, il piacere è mio. MIDEN è una parte di me che si è creata col tempo. Penso che quando arrivi a un punto, che non te ne frega più un cazzo di quello che può succedere, riesci a trasmettere un energia diversa. MIDEN è proprio quello. Non è il mio obbiettivo principale piacerti, ma evidenziare tutto quello che non mi va bene, e urlartelo in faccia. MIDEN è nato perché ero stanco di sentire le stesse cose dette nella stessa maniera.

Ha preso vita perché non voglio seguire quelle “regoline” che un artista deve seguire per farsi ascoltare ai giorni nostri. Prendo tutte le cose che secondo me non vanno, personali e comuni, e le tramuto in un grosso “FANCULO”. In poche parole MIDEN è la perfetta osmosi tra quello che ero, quello che sono, e quello che voglio diventare.

La tua parola d’ordine è RIVOLUZIONE. Verso chi e cosa?

“RIVOLUZIONE” è esagerare, osare. Bisogna osare, non devi avere paura. Devi urlare più di loro per farti sentire, devi pisciargli vicino e devi fargli sentire cosa hai bevuto fino ad ora. Non ti devi risparmiare. Secondo me è un’ idea che in questo periodo storico può arrivare alle persone. Tutto adesso è catalogato, tutto deve avere un nome e tutto deve seguire dei canoni che se non rispettati ti portano a poco, almeno nel mio campo.

Voglio sdoganare questa cosa, voglio esagerare, andare oltre. Voglio uscire fuori da quelle “righe” che ci vengono imposte, a volte anche in maniera non diretta. Ognuno si può rivedere in quest’idea, cambiare tutto facendo quello che sente dentro nel migliore dei modi. Questa è la mia RIVOLUZIONE.

Come prende vita una tua canzone? Parti dal beat oppure hai in testa una tematica da sviluppare?

Il processo varia da canzone a canzone. A volte parto da un sample, altre da un tipe beat, altre da top line vocali che ho registrato. Il mio approccio è un approccio “DI PANCIA”. Ho dei concetti in testa, e trovo il modo migliore per esprimerli sul beat. Scrivo di quello che sento, che vedo, il resto è noia per me.

Chi sono le tue maggiori influenze? A noi sembra tu guardi più oltre oceano che a casa nostra…

Dipende. Mi piace sempre vedere quello che succede in Italia, anche perché sono Fan della scena italiana. D’altro canto ascolto tanta musica sia americana che mondiale. I miei artisti “ fuori Italia” che mi hanno aiutato a crearmi (musicalmente parlando) sono BEETHOVEN, DJ APASHE, EMINEM e NF. In Italia Sfera, Mezzosangue e Ensi. Beethoven mi ha fatto capire come si possono valicare i confini di un’epoca, portando genialità e rivoluzione. Quando lo ascolto è un pugno all’anima, e come se mi colpisse il cuore facendomi capire la sua rabbia.

Voglio mischiare questa genialità, questa rabbia interna nella musica odierna. Da li nasce il mio amore per i vari Eminem, Nf, Apashe, perché non hanno seguito nessun canone. Apache, appunto, in un altro genere, fa quello che in maniera diversa voglio fare io, mischiare il vecchio e il nuovo creando un sound unico, energico, rivoluzionario. Diciamo che sono gli artisti che mi hanno dato un qualcosa che è difficile da levare, con il quale ho creato un legame tramite la musica. Però, mi influenza qualsiasi cosa io senta.

Nella tua arte dai forma a demoni interiori, parli spesso di diavolo, usando questa figura archetipica come storytelling. Cosa ti lega al concetto di male?

In cosa si esprime secondo te questo male nella nostra società? Mi lega il fatto che siamo un po’ la società dei dannati. I reati sono all’ordine del giorno. Cresciuti anche in un Paese dove le nostre figure politiche hanno commesso più reati di molti ragazzi che si trovano in carcere. Io sono partito da quel male per creare un qualcosa che possa essere positivo, sia per me che per chi mi ascolta. Ecco perché storyteller, racconto quello che vedo per fare in modo, che anche io stesso, non lo possa più rivivere. Nella terra dei cattivi alla fine i buoni devono vincere.

Con la società sei parecchio arrabbiato. Cosa non ti piace del nostro tempo?

Non mi piace il fatto che ormai a tutti va bene tutto. Ho come la sensazione che nessuno lotti più per qualcosa. Come se tutti fossero fermi mentre, chi si muove come burattini, corre. A volte ci dicono che siamo violenti, sia nei testi che nei video. In verità il rap è una fotografia che descrive in maniera cruda, senza giri di parole, quello che viviamo.

Con quali artisti vorresti fare un feat? Dove ti vedi tra 10 anni con la tua musica?

Se posso sognare ti dico Eminem ahah, in Italia sfera. Sono gli artisti che mi hanno dato tantissimo, mi hanno fatto capire che volere è potere, dipende tutto da noi. Non importa da dove parti ma importa a cosa ambisci, a cosa vuoi veramente, chiunque tu sia. Non lo so ti dico la verità. So che mi vedo ancora col rap e questo mi da forza. Dovunque sarò, vorrò sempre avere la stessa fame e la stessa voce per urlare sempre di più.

a cura di
Staff

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