Norah Jones racconta le sue “Visions”

Norah Jones racconta le sue “Visions”
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Il nono album in studio dell’artista newyorkese esce a 4 anni di distanza dall’album frutto della pandemia “Pick Me Up Off The Floor” e rappresenta la sua antitesi.

Visions” è il nuovo album di Norah Jones. Il lancio è stato anticipato dai due singoli “Running” uscito a gennaio e “Staring At The Wall” rilasciato il 28 febbraio. I brani sono realizzati in studio insieme al musicista e produttore Leon Michels, anche lui originario della Grande Mela.

La forte impronta strumentale del nuovo lavoro di Norah Jones è sicuramente un marchio di fabbrica. Rispetto all’ultimo lavoro il pop jazz delle origini incontra contaminazioni country e folk, con alcuni suoni da garage rock (si sente la mano del produttore). La poliedrica musicista passa agevolmente dal piano, alla chitarra, al basso. Le collaborazioni con il già citato Michels, la tromba ed il sax, le chitarre distorte, riescono a far esplorare molteplici scenari in sole 12 tracce.

Con un mood più solare sia nei testi che negli arrangiamenti supera la solitudine della pandemia raccontata in brani come “Hurts to Be Alone”. Spazio all’intro fischiettata e al canto degli uccellini di “On my way” o ad un inno alla spensieratezza come “I Just Wanna Dance”.

Tutta la malinconia del passato lascia il segno in tracce come “That’s Life”, dove un ritornello che tenta di essere leggero in maniera quasi forzata, risponde ad un’apertura blues. “I’m Awake” è forse l’emblema di questa rinascita, come se il tornare a vivere fosse lo svegliarsi da un (brutto) sogno.

Norah Jones in un immagine tratta dal video del singolo “Running” – Fonte: www.norahjones.com

Un album di livello, non per la classifica

Con l’album “Vision” Norah Jones resta comunque nella sua comfort zone: sempre elegante, compassata, con quella voce vellutata e raffinata che non esplode mai, ma galleggia sulle melodie. Unisce la classe del jazz e la pulizia del pop. Nessuna metrica esasperata, nessun “pezzo di bravura”.

Probabilmente non farà incetta di Grammy, ma l’album è una perla rara nella scena odierna. La dimostrazione che la musica di qualità si può fare anche senza maxi produzioni. La bravissima Norah sa scrivere musica, non strizza l’occhio ai social, punta sulla qualità. Un prodotto fuori dal tempo, con un sound retrò, che risulta attuale e che merita più di un ascolto.

Due brani che colpiscono della track list sono la country ballad “Queen of the Sea” e “Paradise” dove le atmosfere anni ’60 incontrano il blues. Rispecchiano la scelta di esplorare generi e stili, sempre alla ricerca di quel ritrovato senso di libertà che influenza l’album.

A cura di
Luca Nicolini

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Luca Nicolini

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