L’amore secondo gli Idles: il nuovo album “Tangk”

L’amore secondo gli Idles: il nuovo album “Tangk”
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Gli Idles sono tornati a stupire con un album di canzoni d’amore fuori dagli schemi, ricco di sperimentazioni e contaminazioni

L’amore è un’esplosione sorprendente, che porta con sé calore, stupore, luce, ma anche distruzione, smarrimento e buio. Lo si evince già dalla copertina e dal titolo del nuovo album degli Idles “Tangk”, un suono onomatopeico che per la band rappresenta il rumore di una pennata sulle corde di chitarra e che si è trasformato in un sigillo del vivere innamorati. 

L’ascoltatore tipo degli Idles probabilmente si sarà meravigliato nel sentire Joe Talbot, il frontman della band, dichiarare:

“Avevo bisogno di amore e così l’ho creato. Ho dato amore al mondo e sembra una magia. Questo è il nostro album di gratitudine e potere. Sono tutte canzoni d’amore. Tutto è amore”.

Ma sia chiaro: la parola amore ha diverse sfaccettature, e ancor più nell’immaginario della band di Bristol.

Per questi stessi ascoltatori, abituati ai primi Idles più legati al post-punk, primordiale, scontroso e diretto come un pugno, potrebbe essere disorientante e difficile da decifrare nelle sue contaminazioni musicali, che risultano in un sound più morbido e introspettivo. 

Complice del cambiamento di umore, la produzione eterogenea che vede Nigel Goldrich (ritroverete infatti richiami allo stile dei Radiohead e The Smile), Mark Bowen, chitarrista dirompente della band, e Kenny Beats, con cui avevano collaborato nel precedente album.

Già in “Crawler”, infatti, si intravedevano fessure da cui entrava luce, a volte da raggi di sole, altre da lampi e fiammate, con sperimentazioni che hanno iniziato a mostrare sfumature diverse della composizione degli Idles. Tranquilli, hanno cambiato umore, ma non personalità.

Cover Image dell’album – Fonte: Pagina Facebook Idles
Non definiteli Post-punk

L’uscita dell’album era stata anticipata da tre singoli succulenti, tra i più credibili e catchy, che hanno ben anticipato le novità musicali in casa Idles: “Dancer”, in collaborazione con gli LCD Soundsystem, perfetta per ballare scomposti sui problemi del quotidiano, “Gift Horse” e “Grace”, in cui l’inno all’amore più potente di Talbot risuona inquieto e psichedelico.

“No god / No king / I said love is the thing
No crown / No ring / I said love is the thing”

Ci parla poi di “freudenfreude”, la gioia per la gioia altrui, nel loop ipnotico di “Pop Pop Pop”, a cui fa seguito la pseudo-ballad elegante e sensuale “Roy”, che più la ascolti più ti piace, scoprendo colori della voce di Talbot irresistibili.

Mentre “Idea 01”, “Monolith” e “A Gospel” passano un po’ in sordina, sbilanciate su sperimentazioni che o non siamo pronti a comprendere o non sono effettivamente così riuscite, in chiusura gli Idles tornano a rassicurarci e farci sfogare con la stridente “Hall & Oates”, le note inquietanti ma salvifiche di “Jungle” e le implacabili chitarre di “Gratitude”, ristabilendo l’equilibrio dell’album.

Il video di “Grace”, deepfake realizzato con AI del video originale di “Yellow” dei Coldplay diretto da James Frost e Alexander Orlando Smith.
Love is the fing

Se in principio gli Idles si sono soffermati su temi legati a questioni sociali e politiche, come inclusività e patriarcato, in “Tangk” hanno dato molto più spazio al vissuto e all’introspezione. Ci sono voluti quattro album e relativamente poco tempo per rielaborare la rabbia e l’aggressività e trasformarla in consapevolezza di sé, superando la paura di mostrarsi nella loro totale verità: non solo arrabbiati, ma anche fragili, innamorati, persi, ritrovati. 

Gli Idles vogliono parlare d’amore nelle sue sfumature, parentesi rosa tra dolore e frustrazione. In questo album forma e sostanza trovano un punto d’incontro e di scontro, rendendo la comunicazione sul piano emotivo forse ancor più immediata delle sferragliate dei primi album.

Non sarà l’album più spiazzante della storia della musicale degli ultimi anni, ma segna senza dubbio una pietra miliare in quella degli Idles.

“Tangk” è la dichiarazione d’amore all’amore, all’amore per sé stessi, per una figlia, per le proprie passioni. È il desiderio di non lasciarsi intrappolare da etichette, un inno alla libertà di espressione, un riconoscimento di gratitudine e gioia di vivere, anche nei momenti bui.

La forza degli Idles non sta nel genere musicale che hanno riportato in auge, ma si conferma nella loro potenza comunicativa: spontanea, incontrollabile e brutalmente reale. Come l’amore.

a cura di
Chiara Serri

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