X Factor 2023: autopsia di un talent show

X Factor 2023: autopsia di un talent show
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Si è conclusa l’edizione numero 17 di X Factor. Tra format ridotto nelle tempistiche, scenate e luci accecanti, forse è arrivato il momento di ripensare alcuni (tanti) aspetti

X Factor 2023. Vince Sarafine, producer oggettivamente interessante e che, in effetti, ha meritato più degli altri. Non tanto per demerito altrui, quanto piuttosto ricopre una figura più eclettica (produce lei stessa la sua stessa musica, autrice di sé stessa e, in caso di reinterpretazioni, è lei la mente principale dietro tutto).

Bene, felicitazioni, come si suol dire.

Ma X Factor 2023 è stato l’apoteosi di ciò che stava montando da qualche edizione a questa parte. L’abbandono di Cattelan è stato un po’ il segnale (non che lui abbia lasciato la conduzione per questi motivi, sia chiaro) della virata ancora più decisa verso uno show incentrato sui giudici e sullo spettacolo in generale, che non su chi si esibisce puntata dopo puntata.

Giuria (im)popolare

Per fare una veloce recap, se si eccettua la “prima fase”, c’è stato un lasso di tempo importante durante il quale la composizione dei giudici è stata molto sbilanciata. Un cantante, un artista, un producer può essere ottimo nel suo campo, ma può non esserlo in quanto giudicante di una rosa di potenziali artisti. È i caso di Levante, di Sfera Ebbasta, in parte di Lodo de Lo Stato Sociale (ha intuito, ma spesso dava l’impressione di lasciarsi andare al troppo entusiasmo). El Raton caso atipico, perché ha determinate competenze, ma in X Factor è durato il battito di un ciglio.

La composizione generale della giuria è importante, fondamentale: ci deve essere la “voce del popolo”, chi è più orientato verso il mercato discografico, chi si concentra sul lato artistico (puro e al tempo stesso funzionale). Ecco perché Morgan riesce a contenersi e a essere bilanciato nel momento in cui c’è accanto a lui Simona Ventura, ma anche un Elio o un Ruggeri o una Mara Maionchi: perché tra i giudici ci sono tutte le sfaccettature del mercato musicale, nel bene e nel male.

L’Enola Gay evitabile

In X Factor 2023 l’esplosione era inevitabile. È incomprensibile come i piani alti non abbiano potuto immaginare un possibile exploit di Morgan. In giuria ci sono Fedez e Dargen D’Amico, persone che, al di là dei gusti musicali personali, sono molto competenti nel campo di produzione musicale e indubbiamente hanno il polso del mercato. Il problema è che sono in due in una composizione di quattro giudici.

Ambra, “voce del popolo” come ai tempi fu Simona Ventura, non ha colpe e ha svolto al meglio il suo ruolo, ma non è un bilanciamento adeguato per Morgan, che si è ritrovato a essere perno senza base stabile. In un ipotetico duo Manuel Agnelli-Marco Castoldi, la bomba atomica sganciata a metà novembre non sarebbe esplosa, o quantomeno non in quelle proporzioni gargantuesche.

Ricalibrazione necessaria

Il battibecco tra giudici è caratteristica dei talent show. Stiamo pur parlando di un programma televisivo, che deve intrattenere in una certa misura, ma in altrettanta misura deve limitare determinati exploit. Non avrei mai pensato di portarlo come esempio, ma “Amici di Maria De Filippi” ha molto da insegnare in termini di misure e tempi a favore del fulcro dele programma. Spazio a scenette, sfuriate tra giudici, ma i ragazzi della scuola hanno sempre un faro d’attenzione puntato su di loro e sulla loro esibizione, sul loro percorso all’interno del programma. Eppure, spazio per minchiate non manca. Il tutto, però, ha equilibrio.

Badate bene come il sottoscritto stia facendo un discorso di equilibri, non di “qualità proposta”.

Perché il problema principale di X Factor 2023 è per l’appunto il focus del programma. Negli anni si parla sempre meno di chi si esibisce e sempre più delle scaramucce tra giudici o delle gaffe. Il problema di quest’anno è che quasi ogni articolo riguardante X Factor 2023 parlava di Morgan, o Fedez, o Michielin… o Giovanni All’Heavy.

E una riflessione giusta, seppur posta male, come quella di Morgan riguardo il binomio successo virale-effettiva qualità diventa spunto per frecciatine e risposte sibilline che poi innescano la bomba-Castoldi.

Non approviamo l’eccesso di Morgan, ma è anche indubbio che le controparti non abbiano lesinato a frecciatine continue per stuzzicarlo un po’. Non ci si deve poi sorprendere se il giudice dal bianco crine sbotti e inizi a sparar sentenze (ribadiamo, in malo modo, ma se conosci un minimo il personaggio e la persona, forse è saggio ricalibrare la comunicazione verso lui stesso per evitare catastrofi).

Quante luci. Quanti effetti. Ah, ma c’è qualcuno che sta cantando?

Altro immenso problema è proprio sul palco. Tempo addietro coreografie e scenografie importanti si vedevano verso le fasi finali del programma. È da qualche anno, invece, che X Factor butti sul palco non solo gli aspiranti talenti, ma anche tonnellate di effetti luce, ledwall giganteschi e coreografie che, almeno da spettatore, distraggono in maniera incredibile.

Anche qui, la lezione defilippiana dovrebbe essere presa in seria considerazione: l’attenzione e il focus devono essere sull’artista, sulla band che in quel momento è sul palco. Un cantautore, un cantante, un gruppo deve avere come contorno il minimo indispensabile, non una produzione impossibile da replicare al primo tour post X Factor.

Se hai davanti un performer come NAIP, paradossalmente l’eccesso di coreografia e scenografia potrebbe rafforzare la sua esibizione perché può diventare tutto funzionale (le movenze, un certo beat che può innestare in maniera congrua un visual, ecc), ma un altro conto è un artista voce e chitarra: in quel caso non servirebbe null’altro, al massimo qualche faro o gioco di luci essenziale, ma che valorizzi chi sta cantando, non che lo inglobi e lo fagociti.

“Ringraziamo la musica, che ci unisce tutti, sempre” cit. Il mondo delle favole

Avremmo voluto parlare della qualità o meno della proposta musicale dei concorrenti, ma quella si è persa nel marasma generale.

X Factor 2023 ha reso evidente ciò che negli ultimi anni si è palesato sempre più: un impianto che oramai non funziona più come un tempo, che per rinnovarsi ha optato per la via della spettacolarizzazione a metà strada tra il varietà e messinscena senza equilibrio. Perché questo è, né più, né meno.

Se il giudice ha più spazio di chi è sul palco, se il/la conduttore/conduttrice fatica a mediare e moderare determinate situazioni, se il momento in cui l’attenzione è tutta sul concorrente/aspirante talento non si capisce una mazza per via di un tumulto di effetti visivi e movimenti ed elementi sul palco, qualcosa, più di qualcosa non quadra.

Persino un programma fine a sé stesso come The Voice Kids, sotto questo aspetto, è estremamente più facile e a tratti piacevole da seguire.

È auspicabile un anno sabbatico per X Factor. I vari tentativi di rinnovamento culminati con l’edizione 2023 hanno dato il peggio di quanto si potesse prevedere, per quanto riguarda la capacità di tenere incollati gli spettatori e la loro attenzione che non sia solo per poi lamentarsi.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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