“Il paese dell’alcol”, lo sviluppo tumultuoso della società cinese vittima del guadagno

“Il paese dell’alcol”, lo sviluppo tumultuoso della società cinese vittima del guadagno
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Scritto nel 1992 ma pubblicata soltanto dopo notevoli revisioni nel 2000, Il paese dell’alcol è l’opera meglio rappresentativa del realismo distorto prodotto dal celebre scrittore cinese Mo Yan. Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 2012, Mo Yan dà prova delle sue indiscusse abilità stilistiche innovative nella creazione di un romanzo caotico e grottesco, dove gli elementi sovrannaturali si intrecciano con la realtà per descrivere e criticare la corruzione che pervade nella società cinese post-maoista

Il paese dell’alcol è un romanzo senza filtri dai tratti a volte violenti. In poco più di 360 pagine, Mo Yan celebra il suo “realismo allucinato” con un lungo racconto che non ha una trama ben definita. La rapida successione di personaggi realistici e fantastici si scontra con il narratore esterno della storia che si rivolge direttamente al lettore come a denunciare in prima persona il degrado morale di una società cinese dedita al consumo sfrenato e priva di una guida morale.

Nel racconto, Mo Yan ripropone in chiave più crudele e ricercata la metafora del cannibalismo usata già da Lu Xun nei primi del Novecento. Tuttavia, se Lu Xun nella sua celebre opera Grida regala un barlume di speranza appellandosi alla salvezza dei bambini, in Il paese dell’alcol i bambini diventano la pietanza principale.

I personaggi si ritrovano immersi in un’atmosfera rarefatta dove il confine tra reale e fittizio è talmente labile che comprendere se gli eventi da loro vissuti siano veramente accaduti o siano soltanto frutto di allucinazioni da alcol, è impossibile. L’unico modo per raggiungere il messaggio celato dall’opera è immergersi completamente nel flusso narrativo delirante dell’autore.

“Ecco il piatto più famoso della nostra città: Il bambino dono dell’unicorno. Lo serviamo agli ospiti stranieri per lasciare loro un ricordo indimenticabile e riceverne l’apprezzamento. Con questa pietanza abbiamo fatto guadagnare alla nazione preziosa valuta straniera. Lo serviamo agli ospiti di particolare riguardo e voi siete uno di questi”.

Nel suo insieme, Il paese dell’alcol è paragonabile ad un grande quadro astratto creato da diverse sezioni narrative parallele che si influenzano a vicenda scambiandosi ambientazioni (e talvolta personaggi) ma che mai si uniscono completamente. Ogni parte è caratterizzata da un suo stile peculiare che riflette chi man mano diventa il narratore dell’opera.

Una trama a più livelli narrativi

La trama, che appare inizialmente come la principale, si sviluppa a Jiuguo, un’immaginaria cittadina cinese famosa per la distillazione di liquori, i cui abitanti bevono alcol con la stessa frequenza dell’acqua. Il protagonista di questa dimensione narrativa è l’ispettore della Procura Suprema Ding Gou’er, inviato nella municipalità di Jiuguo per indagare sulla presunta pratica illecita di cannibalismo verso minori di alcuni alti funzionari. Neppure il suo arrivo nel paese si rivela essere tranquillo, l’ispettore si trova fin da subito vittima di una serie infinita di episodi tragicomici e allucinazioni al limite della normalità.

Nello stesso tempo, viene ripreso nell’opera uno scambio di lettere interrotto tra Li Yidou, un dottorando in distillazione a Jiuguo, da sempre ammiratore di Mo Yan e che sogna di diventare un grande scrittore, e lo stesso Mo Yan, che nel romanzo diventa un personaggio alle prese proprio con la stesura di Il paese dell’alcol.

Un ulteriore livello narrativo si basa sui racconti che Li Yidou scrive in stato di ubriachezza e invia a Mo Yan. In queste pagine, il giovane approfondisce gli argomenti già trattati nelle sue lettere a Mo Yan, costruendo narrazioni fiabesche ricche di figure retoriche. Ne sono esempio gli animali che diventano cibo pregiato con proprietà benefiche, o le scimmie che producono inconsciamente alcol dalla fermentazione di frutti esotici o persino gli asini macellati in una sontuosa taverna gestita da nani. Proprio questi racconti paranormali influenzano lo svolgersi delle indagini dell’investigatore Ding Gou’er che fa conoscenza diretta di alcuni personaggi citati in precedenza da Li Yidou verso una conclusione del romanzo sospesa.

“Ma io sono un dottorando di ricerca sull’alcol e passo il mio tempo a esaminare i liquori, a sentirne l’aroma e a berne. Io e l’alcol ci abbracciamo, ci stringiamo e ci strofiniamo tutto il tempo: perfino l’aria che respiro è impegnata di alcol. Mi sono immedesimato nello stile e nel carattere dell’alcol. Quando si parla di nutrimento spirituale, e ci si domanda cos’è, eccolo spiegato. L’alcol ha nutrito e impregnato il mio spirito, e io non riesco più a conformarmi alle regole. Perché il tratto distintivo dell’alcol è la dissolutezza: si dà libero corso alle parole, perdendo ogni ritegno”.

Il degrado morale di una società cinese archetipica introdotta nell’economia di mercato

In Il paese dell’alcol si mette in risalto l’intento di Mo Yan di rappresentare e denunciare la condotta negativa della società cinese vittima non solo di una corruzione senza freni ma anche assetata di denaro e di potere. Il benessere raggiunto dopo l’apertura economica della Cina al mondo, la competizione e il progresso hanno portato la società ad avere bisogni nuovi, che per essere soddisfatti richiedono persino il sacrificio del genere umano reo di trasformare i propri figli in carne da macello per una ricompensa in denaro.

La satira meschina dell’autore si mischia ad un continuo alternarsi di realtà e finzione, e di situazioni di forte stasi emotiva fuori dall’ordinario, costringendo il lettore a decifrare tra le righe il reale messaggio dell’opera. Gli stessi personaggi che compaiono e scompaiono alternandosi, confondendosi, scontrandosi sono allegoria del popolo cinese alle prese con tutte le deviazioni prodotte dall’economia di mercato.

Dal dirigente corrotto al dottorando di ricerca sull’alcol, dal nano ninfomane al bambino ricoperto da squame, l’unico autentico protagonista dell’opera è l’alcol, che con i suoi profumi, il suo sapore inconfondibile e i suoi spesso incontrollabili effetti collaterali, diventa il manifesto del senso di disorientamento assoluto della società cinese all’epoca delle riforme economiche.

Una bottiglia di Baijiu, liquore cinese, fonte: abcina.it
Un opera caotica ma unica nel suo genere

Dal linguaggio volutamente crudo, Il paese dell’alcol è certamente un libro molto particolare ma allo stesso tempo intrigante. La trama risulta essere un groviglio di storie sconnesse con scambi di ruolo, un alternarsi di verità ed apparenza e un susseguirsi isterico di assurde ed inspiegabili crudeltà senza certezze evidenti. D’altro canto, l’opera racconta di una realtà cinese paradossale, diventata capitalistica a caro prezzo.

La narrazione dai caratteri forti rivela la scrittura inconfondibile di Mo Yan che attraverso la sua attenta sperimentazione arriva all’apice della sua produzione ed espressione letteraria. Nel complesso, la lettura del romanzo è piacevole, ma occorre seguire la corrente narrativa con la massima attenzione senza interrogarsi troppo su ciò che sia vero o presunto, altrimenti si finisce con il perdersi tra le varie righe del racconto.

a cura di
Elisa Manzini

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